Giovedì 20 febbraio 2025. Ore 18.30. Teatro Manzoni di Monza.
Tra pochi minuti inizierà la presentazione dell’ultimo romanzo di Alessandra Selmi, La prima regina edito da Casa Editrice Nord.
Sono emozionata perché sono nella città dove ho studiato e lavorato per tanti anni, eppure non sono mai entrata in questo teatro. E poi perché è da quando è uscito il romanzo Al di qua del fiume, il suo precedente libro, che volevo conoscere questa scrittrice, su cui ho scoperto cose interessanti durante questo incontro.
Infatti, nell’attesa dell’inizio riconosco un mio ex compagno del Liceo – lo Zucchi, per i monzesi! – e cosa mi racconta? Che conosce la scrittrice perché era in classe con lei al liceo e quindi, per forza, ci saremo incrociate per i corridoi dello Zucchi! Carramba che sorpresa!

Ma non è mica finita qui?!
Iniziano a salire sul palco gli ospiti e tra questi c’è il Sindaco di Monza, Paolo Pilotto, che era il mio Prof. di religione al liceo!
Quante sorprese! E quanti ricordi…legati anche alla Villa Reale e al suo Parco.
Ma è arrivata l’ora che sul palco salga l’autrice, Alessandra Selmi, con la giornalista e autrice Marta Perego.
Anche la scrittrice è evidentemente emozionata, perché questa è anche la sua città, dove è nata, ha studiato e dove vive.
Entriamo nel vivo dell’incontro e parliamo del romanzo La prima regina.
Di cosa parla esattamente?
Ca va sans dire, della prima regina d’Italia, della regina Margherita!
Ma non solo di lei, perché insieme alla Storia – con la S maiuscola, come diceva la Morante – c’è anche la storia, quella con la s minuscola, ossia quella fatta dalla gente comune, dal popolo.

Ed è proprio così in La prima regina.
Vediamo la trama.
Nel giugno del 1868, quando per la prima volta entra nella Villa Reale di Monza, Nina è una ragazza travolta dagli eventi. Lei, una semplice sguattera, dovrà occuparsi della camera della principessa Margherita, da pochi mesi moglie dell’erede al trono d’Italia. Per Nina non è un sogno, bensì un incubo, perché presto si rende conto di essere uno strumento nelle mani altrui, una pedina in un labirinto d’intrighi.
L’incontro con un anziano maggiordomo di Casa Savoia, però, le cambia la vita. Nina imparerà a leggere e a scrivere, studierà, troverà l’amore e, nel corso degli anni, la sua strada si affiancherà a quella della donna più ammirata d’Italia, la regina Margherita. Fino al giorno in cui dovrà fare una scelta difficilissima…
Nel giugno del 1868, quando per la prima volta fa il suo ingresso nella Villa Reale di Monza, a Margherita sembra di vivere in un tempo sospeso. La sua intera esistenza è stata dedicata a prepararsi per quel ruolo, essere la degna e impeccabile consorte di un principe di sangue reale. Ma per suo marito Umberto è come se lei non esistesse. Il matrimonio è una finzione, il suo unico compito è procreare un erede maschio e poi scomparire all’ombra di Umberto. Eppure, Margherita non ha intenzione di sacrificarsi in nome della Corona. E così sarà lei a conquistare l’amore del popolo, sarà lei ad affascinare la riottosa aristocrazia romana, sarà lei a diventare un’icona del suo tempo: la Prima Regina d’Italia. Fino a quel fatidico giorno del luglio 1900, quando tutto il suo mondo sarà stravolto in un solo attimo…
Con passione e un autentico talento nel ricreare le atmosfere di un periodo affascinante della nostra Storia, l’autrice dà vita a due protagoniste indimenticabili, Nina e Margherita, due donne agli estremi opposti della scala sociale unite dalla stessa determinazione a non farsi ingabbiare dalle regole di corte, due donne diversissime che avranno il coraggio di battersi per forgiare il proprio destino.
Com’è nato La prima regina?
L’autrice racconta che circa due anni e mezzo fa ha iniziato a frullarle in testa questo libro. D’altronde, la storia di Monza, del Parco, della Villa Reale, del regicidio fanno parte da sempre della sua vita, essendo luoghi della sua città, e durante una delle sue passeggiate verso l’antico serraglio dei cervi ha iniziato a germogliare l’idea di questo romanzo.
Quindi, questa storia le è entrata dentro, ma poi, dopo il primo impatto, è iniziato il lavoro storiografico, di ricerca, per cui ha lavorato due anni, data la mole di saggi, libri, testi che esistono sui Savoia, la più antica dinastia d’Europa, le cui radici secondo alcuni storici risalgono addirittura al 1052.
L’autrice ci racconta che il romanzo si apre nel 1868 perché è l’anno in cui la Villa Reale ha riaperto le proprie porte con l’arrivo di Umberto e Margherita, che la ricevono dal re Vittorio Emanuele come dono di nozze. Per concludersi, poi, nel 1900, anno in cui c’è stato il regicidio ai danni del re Umberto a Monza, evento che ha comportato la chiusura per tanti, tanti anni della Villa, trasferendo al Quirinale gran parte degli arredi. Nel 1919 è stata donata al Demanio dello Stato.
Infatti, è da pochi anni che la Villa Reale ha riaperto le sue porte alla cittadinanza, dopo i lavori di restauro conservativo delle nove sale di rappresentanza del primo piano nobile e la valorizzazione della Villa Reale e dei Giardini di pertinenza.

Ma chi era la regina Margherita?
La figura di Margherita ci viene riportata dalla storiografia come una giovane donna, nobilissima, perfetta, molto forte di carattere, cresciuta per ricoprire il ruolo che poi ha ricoperto. Margherita, infatti, quando ha sposato Umberto, aveva solo diciassette anni, ma più che l’uomo, ha sposato il trono, il dovere.
“Ne hanno già discusso e, in fondo, lo hanno sempre saputo, da quando si sono incontrati, e ancora da prima, da quando sono nati, perché il destino di Umberto era già stato deciso. Il Regno – ogni regno – ha bisogno di una regina e per questo è necessario, anzi obbligatorio, che il principe ereditario prenda moglie. Ma si tratta di un ruolo, non di un vero legame. È solo una recita, messa in scena sul palco della Storia per quelli che stanno in platea, nei palchi, in balconata. E’ un atto frivolo e al tempo stesso di vitale importanza, perché è su questo copione che poggiano le basi di una nazione e dunque il suo stesso futuro, tanto più in questo momento che segna gli albori del neonato Stato italiano”.
Quindi, Umberto e Margherita si sposano non per amore, ma per dovere di patria.
Tanto più che Umberto era innamorato di un’altra donna, di cui Margherita conosceva l’esistenza, e da cui il re ha avuto un figlio, amatissimo.
Possiamo dire che il matrimonio di Umberto e Margherita era «un po’ troppo affollato» – vi ricorda qualcosa? Eh sì, perché sembra di rivedere il matrimonio del principe Carlo d’Inghilterra con la principessa Diana, e in mezzo a loro Camilla…Della serie che la storia si ripete.

La scrittrice ci allieta raccontaci degli aneddoti, delle curiosità, scoperte durante la sua ricerca storiografica.
All’interno della Villa Reale, e precisamente nel guardaroba del re Umberto è stato trovato un passaggio segreto, un’anta mascherata che nasconde una scala verso l’esterno. Sarà stato fatto per correre dalle sue amanti? Eh sì, perché di amanti – e non solo di una, la sua amata Eugenia – il re ne ha avute parecchie: si chiamavano ‘avventizie’ e il re le sceglieva direttamente da un catalogo (l’antesignano di tinder?).
Un’altra curiosità è che non esisteva la privacy: i reali non avevano mai un momento da soli, con loro c’era sempre qualche valletto presente, anche in momenti amorosi.
Lo sapevate, poi, che Margherita aveva portato l’albero di Natale nelle case? Quando arriva a Roma come prima regina d’Italia, prende l’abitudine di addobbare l’albero di Natale.
Un’ultima curiosità su Margherita è un epic fail: aveva l’abitudine di memorizzare la lista dei propri invitati nell’ordine esatto in cui le sarebbero stati presentati. Peccato che un giorno non sa che l’ordine di arrivo degli invitati è cambiato e lei va avanti imperterrita a salutarli secondo la lista che aveva memorizzato.
Procedono le domande di Marta Perego che chiede ad Alessandra Selmi com’è nata la figura di Nina, l’altro personaggio femminile del romanzo.
La scrittrice ci racconta che in realtà Nina è stata la prima figura che le è venuta in mente e se l’è immaginata come un animaletto dei boschi, parte della natura – e, infatti all’inizio della storia le vediamo nella casa del guardacaccia, il fratello, immersa nel verde del Parco di Monza.
Con Nina, che da sguattera diventa la prima cameriera personale della regina, viene affrontato il tema della cultura come emancipazione. Sì, perché Nina, grazie al maggiordomo della Villa Reale, impara a leggere e a scrivere, a studiare e, infine, ad affrancarsi dal suo destino che sembrava ormai segnato. Niente spoiler, leggete il romanzo per scoprire cosa diventerà…
Ma quali ricerche ha fatto la scrittrice per scrivere il libro?
Si è avvalsa della consulenza di uno storico per essere sicura di ciò che avrebbe scritto. Poi ha letto saggi, i documenti dell’epoca, i giornali – Il Gazzettino rosa tra tutti – i romanzi coevi, i manuali, i cd. Varia – per esempio Come scrivere lettere di saluti – i ricettari…da dove si scopre che i pranzi “en famille” erano di cinque portate e che c’erano catene di comando per le tisane.

Nella scrittura c’è stato un momento difficile?
Indubbiamente iniziare. L’inizio è la parte più difficile, perché ha in mente tante informazioni da mettere sul foglio, tanti gli appunti presi da riordinare e poi arrivare la parte, appunto, dello scrivere. Ma una volta che inizia, poi va avanti fino alla fine. Non ha una routine per scrivere, ma scrive ‘in tutti i luoghi e in tutti i laghi’, anzi in montagna dove ha una casetta in cui il cellulare non prende e riesce a essere più concentrata.
C’è tempo per un’ultima domanda.
Il tuo romanzo in tre parole?
Gossip, amore e tradimento, splendore!
La prima regina è un libro che vi incuriosirà e vi rimarrà nel cuore, per i luoghi, per i personaggi, per l’ambientazione e sarà uno spunto per recuperare una parte della Storia del nostro Paese.