RAL 9005 – raccolta poetica
Sinossi
Emerge, nelle scritture poetiche più avvertite, l’esigenza di esprimere un presagio di apocalisse che respiriamo nella stessa aria ammorbata che ci circonda. “Vacilla tutto il mondo”: così Cristan Ponsillo dà voce (urlo soffocato, piuttosto) al “nero cupido” che nella nostra realtà – spesso virtuale ma mai virtuosa – consuma noi, la nostra umanità, le nostre aspirazioni e il non troppo bene che l’umano sa ancora esprimere a tratti.
Immagini di alienazione e devastazione morale di una realtà tanto più sconvolgente quanto più spettacolarizzata dominano una poesia forte che non concede spazio all’ottimismo della commedia ma piuttosto ci mostra noi stessi sull’orlo di un precipizio in cui siamo finiti da soli (p. 50), e in cui è sempre più difficile “scrivere poesie” pensando “che vada tutto bene” (p. 66).
Forse ognuno di noi non è troppo diverso dai serial killer della sezione portante della raccolta, “normale all’esterno e mostro all’interno”, nel dubbio se davvero l’uomo sia un angelo caduto o, fin dall’inizio, una creatura dell’abisso.
Recensione
Come spiega bene la nota dell’autore a inizio libro, RAL 9005 è, nella scala dei colori usata nel campo delle vernici, il codice del nero.
Cosa ha a che fare la poesia col nero? Come può la poesia rappresentare e parlare di ciò che è oscuro?
E qui si tratta di realtà veramente oscure: è qualcosa di tellurico, abominevole, non dell’oscuro come semplice componente umana dove andare ad acciuffare qualche ricordo triste e affrontarlo una volta per tutte. Qui sono in ballo l’incommensurabile e l’ingiustificabile, ciò che non si vorrebbe nemmeno mai sentire nominare. Eppure, Cristian Ponsillo è riuscito ad ascoltarlo e a riportarlo in versi.
La raccolta, edita Puntoacapo editrice, è divisa in quattro sezioni ognuna aperta da una citazione estrapolata da un film. Per l’autore la settima arte è stata molto importante nella progettazione di questa raccolta. Ma prima ancora dei film, troviamo il maestro in materia di horror: Edgar Allan Poe
“La vertigine non è l’orrore dell’abisso, è l’attrazione per l’abisso”.
Ma passiamo al contenuto. Tra le sezioni più “attraenti”, spiccano di gran lunga PARAFILIE e SERIAL KILLER. Da PARAFILIE (sotto l’aspetto psichiatrico, con parafilia s’intende un qualsiasi piacere sessuale intenso e persistente, con partner umani maturi e consenzienti, che nulla hanno a che vedere con la stimolazione genitale. A differenza dei disturbi parafilici, le parafilie non sono patologiche):
Rimescolarsi su più fronti / tastare coi palmi gli sbocchi / come la luna cerca il mare. / Svanire nel perpendicolare avvolgersi / i neon bianchi smangiano la tenebra / i rintocchi dei tacchi, le scarpe eleganti / la valigia Carpisa un fruscio, una fronda / lo scotch sigilla bocca / lo schiocco della frusta / il piano successivo dell’ascensore / la promozione, quadro, dirigente / schiavo. // I passi sulla schiena / un cammino di Santiago, / la libertà stretta / dentro un paio di manette.
In SERIAL KILLER troviamo subito la triade di Macdonald. Stando a quanto riportato, quasi sempre i serial killer hanno manifestato da bambini almeno uno dei tre comportamenti sotto citati: piromania, zoosadismo ed enuresi. Ma è quello che arriva dopo a sconcertare (in maniera anche positiva). Questa sezione, se si presta attenzione ad alcuni titoli e allo stile usato, non può che ricordare una grandissima opera anche quella in versi.
In quale altra raccolta, infatti, ogni poesia ha per titolo nome e cognome del personaggio chiamato in causa? Qui abbiamo i “protagonisti” di una stagione che farà poi emergere il profilo del serial killer: Aileen Wuornos, Jerry Brudos, Jeffrey Dahmer, John Wayne Gacy, Andrej Chikatilo, Albert Fish (molti di questi personaggi sono diventati noti al pubblico anche grazie a serie televisive come Mindhunter, Dahmer…). La raccolta in questione è, ovviamente, l’Antologia di Spoon river di Edgar Lee Master. Come nell’opera appena citata, anche qui la voce è quella del personaggio chiamato in causa, ma, di fondamentale importanza, qui a parlare è il bambino interiore, quella parte rimasta ferma nel tempo che ci accompagna per tutta la vita; è quella voce inascoltata che cerca ogni volta di fare luce sulle nostre sofferenze e sui nostri bisogni.
Qui il fanciullino è come se in parte fosse cosciente degli atti del suo essere diventato adulto: è la voce offesa degli umiliati dalla vita. In Jerry Brudos:
Non mi accontento, / ti ho avuta anche / da morta, / le membra stanche, / fredde e spente / dovrebbero ballare per me. / necessità di una scossa, / vederti mossa nuovamente, / elettricità nelle vene / prima delle cancrene. / Balla! / Balla! / Balla di fronte / ai miei occhi / un’ultima volta, / rimani ancora vitale, / prima di finire / nel catalogo, / il mio decalogo / di moda / con modelle / così belle, / così morte.
Può sembrare assurdo riuscire a estrapolare poesia da certi fatti, eppure uno spiraglio si fa avanti sempre: uno squarcio nascosto agli occhi dei più, qualcuno lo nota e quello è il poeta. E l’assurdo è il mondo in cui viviamo e che ci ostiniamo a non vedere con lucidità. Diamo per scontate alcune cose, le stesse dalle quali siamo riusciti a trarne parole e farne bellezza. Abbiamo e riusciamo a trasformare in poesia la foglia riarsa, la bianca farfalla, quando queste o sono giunte alla fine del loro ciclo, o si stanno avvicinando (per la foglia riarsa è ben dàta l’immagine; la bianca farfalla invece richiama una specie presente in tutta l’Italia e che ha una durata media di vita di tre settimane).
Cristian Ponsillo l’ha trovato questo squarcio, questo spiraglio di luce, questa voce fanciullesca rimasta nascosta e macchiata. L’ha tirata fuori, è riuscito ad ascoltarla e a tradurla in parole.
Molta di questa violenza ha a che fare con l’aspetto più naturale dell’essere: la sessualità. Forse non è nemmeno più una novità la correlazione tra sesso e violenza, entrambe rispondono a pulsioni irrazionali. Nell’ultima sezione FAMILIARIZZARE CON IL BARATRO:
Lo specchio cicatrice / levatrice nello stomaco / imperfezione nella ragione / simmetria, l’isteria il palpito / degli occhi il disconoscimento / per le linee del proprio corpo, / la canzone stridula le forme. / L’arrocco il sogno vano, lo sforzo / del miglioramento, / lo sfondo nero / l’accerchiamento, mille voci / si sentono, silenziano il ripensamento; / immagini di modelle come simulacro, / pistola in bocca fellatio alla morte.
Autore
Cristian Ponsillo è nato a Sanremo nel 1986; lavora come impiegato in una ditta che si occupa di forniture elettriche. Nel 2018 e 2019 ha collaborato con il “Vivaio del Verso”, un gruppo che si promette di promuovere la poesia nella provincia d’Imperia. Da questa collaborazione è nato il libro collettivo omonimo.
Nel 2022, per Edizioni ECS, sono stati pubblicati tre testi inviati e analizzati nel laboratorio poetico dello stesso anno. Nel 2023 ha vinto tre concorsi letterari: “Le Occasioni” e il premio “Ossi di Seppia Estate” per la poesia singola e “I colori dell’anima, con Quattro haiku di un assassino, inclusi in questa raccolta. Ha ricevuto, inoltre, altri premi speciali, tra cui la Menzione d’onore al “Premio Lorenzo Montano” 2023.