La casa del mago di Emanuele Trevi

La casa del mago

Nel memorabile incipit di questo libro, la madre di Emanuele Trevi, allora bambino, riferendosi al padre pronuncia più volte un’istruzione enigmatica: «Lo sai com’è fatto».

Per non perderlo (ad esempio fra le calli di Venezia, in una passeggiata dell’infanzia) occorre comprendere e accettare la legge della sua distrazione, della sua distanza.

Il padre, Mario Trevi, celebre riservatissimo psicoanalista junghiano, per Emanuele è il mago, un guaritore di anime.

Alla sua morte lascia un appartamento-studio che nessuno vuole acquistare, un antro ancora abitato da Psiche, dai vapori invisibili delle vite storte che per decenni ha lenito, raddrizzato.

Il figlio decide di farne casa propria, di trasferirsi nella sua aura inquieta e feconda, e così prova a sciogliere (o ad approfondire?) l’enigma del padre.

Muovendosi nel suo mutevole territorio − fra autobiografia, riflessione sul senso dei rapporti e dell’esistenza, storia culturale del Novecento − Emanuele Trevi ci offre il suo romanzo più personale, più commovente, più ironico (e perfino umoristico): una discesa negli inferi e nella psicosi, una scala che avvicina i vivi e i morti, i savi e i pazzi.

Perché ogni vita nasconde una luce, se la si sa stanare; i gesti e le parole più semplici rimandano alla trama sottile dell’essere, se li si sa ascoltare, se si sa lasciarli accadere.

Scrivere di una persona reale e scrivere di un personaggio immaginato alla fine dei conti è la stessa cosa. Bisogna ottenere il massimo nell’immaginazione di chi legge utilizzando il poco che il linguaggio ci offre

Emanuele Trevi, raffinato critico letterario, Premio Strega nel 2021 con Due vite, affina la sua tecnica ritrattistica e consegna al lettore un piccolo gioiellino narrativo, intimo, ironico e, a suo discapito, commovente: La casa del mago.

Le pennellate d’inchiostro tracceranno i contorni dei ricordi d’infanzia, di piccole e karmiche frasi: «sai com’è fatto», del lento e fatale disgregarsi della vita di un Padre, Mario Trevi, stimato psicoanalista, figura saturnina e silenziosa, amato in tutta la sua complessità dal figlio Emanuele.

Mario Trevi era un pioniere, capofila dell’orientamento junghiano della psicologia italiana. Prima allievo di grandi psicoanalisti come Ernst Bernhard, la cui sala d’aspetto era frequentata da Fellini e Natalia Ginzburg, e poi maestro di stimati professionisti della psicologia analitica junghiana.

Ma nulla di questa grandezza professionale traspare nella routine di casa Trevi, la casa del mago, del guaritore d’anime: « In tutto quello che faceva c’era una nota di umiltà, una totale mancanza di ostentazione tipica delle persona mentalmente libere »

La casa del mago è lo scrigno dei misteri che Emanuele erediterà, un luogo che si ostinerà a respingere ogni possibile acquirente dalla morte del padre, lasciando al figlio una sola scelta: abitarci e convivere con quella densa coltre psichica che aleggia in ogni stanza.

Inizia così una delicatissima fase di assorbimento, in cui Emanuele, privo di ogni difesa, spettro di tutto ciò che non è accaduto, vivo nel groviglio infinito delle possibilità, scivola in uno stato di evanescenza, sempre in bilico tra reale e irreale, unico processo emotivo che lo possa avvicinare al mondo interiore del padre.

La maestria di Trevi figlio si palesa nell’incredibile giostra di motori narrativi che rendono la sua storia personale, la storia di tutti: dei figli e dei padri, dei lettori, che credono di vivere nelle storie che leggono e di chi vive di emozioni nascoste.

“L’intreccio delle radici è la madre di ogni cosa”

Carl Gustav Jung 

 Simboli della Trasformazione

Risiede qui, in questa manciata di lettere perfettamente allineate, il fulcro del libro.

Attraverso la lettura dei commenti a margine del libro di Jung, talismano sacrale e centro nevralgico dell’antica scrivania del padre, oggetto carico di simbolico rispetto filiale, Emanuele compie il suo viaggio speleologico alla scoperta dell’insondabile enigma paterno.

Il lavorìo interiore, reso fattuale attraverso la scrittura, diventa un’esercizio terapeutico e, come in Due vite, anche La casa del mago rappresenta un balsamo per l’anima alla ricerca di un nuovo centro di gravità emotivo.

Dare pregnanza alla vita delle persone amate, da Rocco Carbone, Pia Pera, al padre Mario Trevi, eviscerare i loro moti interiori, i loro rituali, fino agli oggetti che maneggiavano

«quando non scriveva, non disegnava, non leggeva dalla prima all’ultima pagina lunghissimi e spesso complicati trattati di psicologia e filosofia, mio padre lucidava sassi », riveste un’importanza quasi etica.

Nel ritmo vischioso e lento del pensiero metafisico, l’autore inserisce defatiganti elementi di leggerezza e comicità. 

Conosciamo così due figure picaresche, protagoniste del periodo peruviano di Trevi, corrispondente alla prima fase d’insediamento nella Casa del mago: Degenerata, la donna delle pulizie più caotica del mondo! e Paradisa, capace di farti stare a tuo agio senza ricorrere alla conversazione. Fondamentali per riportare Emanuele nel contingente e fisico mondo reale. 

L’autore vive la sua presenza nella casa del mago quasi come una missione: la ricerca di un codice cifrato che gli aleggia tutto intorno.

Il mistero di questa casa si condensa nella presenza capricciosa della Visitatrice, figura impalpabile e misteriosa che si diverte a lasciare mozziconi di sigaretta e fiori nei posti più iconici.

Congegno narrativo, custode di significativi concetti filosofici, la Visitatrice innescherà improvvise epifanie in grado di riallineare i piani dell’esistenza umana.

Le pagine si susseguono plastiche, dense di inevitabili sottolineature e le spore di memoria e introspezione s’intrufolano tenaci nel subconscio del lettore, dove l’autorità della parola scritta esercita indomita il suo fascino ipnotico.

«Tutto il mio essere cercava qualche cosa che potesse dare un significato alla banalità della vita»

Carl Gustav Jung

Emanuele Trevi è uno dei critici più celebri della sua generazione oltre che premiato scrittore.

Ha tradotto e curato edizioni di classici italiani e francesi: si ricordano testi dedicati a Leopardi, Salgari, e autori italiani del Novecento.

Tra le sue collaborazioni citiamo: il «Manifesto» (Alias) e la trasmissione radiofonica Lucifero di Radio Tre, con una sezione dedicata alla poesia.

Il suo libro Istruzioni per l’uso del lupo ha riscosso un notevole successo. Redattore di «Nuovi Argomenti», ha fatto parte della giuria del premio Calvino nel 2001, e del premio Alice 2002. 

Nel 2012 esce per Ponte alle Grazie il libro Qualcosa di scritto.

È stato editor per Fazi e ha collaborato con la casa editrice Quiritta. 

Tra le sue pubblicazioni: Istruzioni per l’uso del lupo (Castelvecchi 1994), Musica distante (Mondadori 1997), Figuracce (Einaudi 2014).

Il popolo di legno (Einaudi Stile Libero 2015), Sogni e favole (Ponte alle Grazie 2019), Viaggi iniziatici (UTET 2021)

Due vite (Neri Pozza 2021) vincitore del Premio Strega nel 2021 e La casa del mago (Ponte alle Grazie, 2023).

Autore

  • Patty

    Socia fondatrice della Rivista ilRecensore.it SEO Content Creator, traduttrice, ex responsabile della rubrica Interviste di Thriller Life, Blogger e firma di recensioni su vari siti letterari. Cresciuta a Goethe e cioccolata, ho trascorso gran parte della vita tra l’Italia, la Germania e la Francia, apolide nel Dna tanto quanto nel Pensiero. Gli studi classici prima e Scienze Politiche poi, hanno sviluppato il mio senso critico, sfociato poi nella mia vita da BookBlogger. Sono sempre in cerca della storia perfetta. In borsa porto Joyce e Jackson, le penne che compro in giro per il mondo e tanta passione.