La donna della palude
SINOSSI
Sono passati molti anni dalla notte nebbiosa di fine estate in cui la moglie del capo della polizia di Stenträsk, Wiking Stormberg, è scomparsa nella torbiera, lasciando dietro di sé la figlia piccola in un porte-enfant e un cesto di more artiche. Nonostante le ricerche, di lei non si è saputo più nulla. Il suo corpo sembra essere stato inghiottito dalle acque melmose e gelide di Kallmyren, dove le leggende narrano che bestie, persone e cose riposino cullate da muschi e alghe.
Per Stormberg, quella palude è diventata un’ossessione e vi trascorre molto tempo a parlare con Helena, la donna che amava e che, come lui, aveva dentro di sé il canto del Nord, quel fremito che appartiene solo a chi si è adattato al buio e alla luce unici del circolo polare.
Un giorno, il figlio Markus riceve una lettera, un avvertimento scritto a mano con la calligrafia di Helena e firmato con il suo simbolo: una stella. Possibile che sia ancora viva? E se non è così, chi è stato a spedire quella lettera? E perché? Stormberg avverte il pericolo, deve scoprire che cosa è realmente successo trent’anni prima: anche se non è in grado di fermare ciò che sta per accadere, forse può ancora influenzarne il corso. In fondo, non ha più niente da perdere.
RECENSIONE
La donna della palude si colloca nel panorama del thriller e della spy story con una cifra stilistica peculiare, che potremmo definire soffusa o sottotraccia.
Lungi dall’adottare una narrazione basata su inseguimenti adrenalinici, sparatorie o fughe rocambolesche, la Marklund opta per un approccio introspettivo e psicologico, che si insinua lentamente nella mente del lettore, avvolgendolo in un’atmosfera gelida e spietata, che riecheggia il paesaggio artico che fa da sfondo alla vicenda.
Gelide sono anche le relazioni interpersonali tra i personaggi, spesso caratterizzate da diffidenza, sospetto e tradimento, la spietatezza che emerge attraverso una sottile e pervasiva manipolazione psicologica, la “stella come firma”, un richiamo al passato che ritorna a influenzare il presente, tessendo un intreccio narrativo complesso e stratificato. Questa “stella”, con una forte valenza simbolica, evoca la stella polare, preziosa per i navigatori, che diviene anche una guida per Wiking nel suo percorso personale e investigativo.
L’assenza di azione frenetica non si traduce in assenza di tensione. Al contrario, la suspense si costruisce con maestria attraverso l’accumulo di attese cariche di significato, silenzi eloquenti, dialoghi ambigui e rivelazioni dosate con precisione.
Questa apparente lentezza narrativa non indebolisce il coinvolgimento del lettore, ma contribuisce a creare un senso di inquietudine costante, amplificato dall’ambientazione isolata e selvaggia. La palude, con le sue nebbie perenni e i suoi segreti, assurge al ruolo di personaggio a sé stante, un genius loci che permea l’intera narrazione, un luogo dove il confine tra realtà e leggenda si fa labile, contribuendo a un’atmosfera di costante ambiguità.
La base di sperimentazioni di Stenträsk. L’origine del male
Questa base non è semplicemente un elemento di sfondo, ma un vero e proprio male che influenza la trama. Rappresenta un luogo di confine tra legalità e illegalità, tra scienza e oscuri esperimenti, dove il governo (e i governi stranieri) sembrano condurre attività non sempre trasparenti e potenzialmente pericolose. Questo luogo oscuro e segreto diventa così un simbolo delle problematiche che si celano dietro la facciata apparentemente perfetta della società svedese.
Il fatto che il figlio di Wiking lavori in questa base aggiunge un ulteriore livello di tensione, a lui sono infatti indirizzati messaggi di “attenzione”, dei consigli (“… che non si possono rifiutare” cit. Il Padrino. Parafrasando Don Vito Corleone). Questo elemento personale rende le indagini di Wiking ancora più cariche di emotività e di urgenza. MA QUALCUNO SA, E SA IL PERCHE’.
Ed ecco che la Marklund entra nel vivo della narrazione con le due figure principali…
Wiking, il capo della polizia di Stenträsk, un uomo segnato da un evento traumatico: la scomparsa della moglie Helena nella torbiera, che lo ossessiona e guida le sue azioni. Da studente e talentuoso giocatore di hockey lo ritroviamo cinquantenne, padre di due figli, malato di cancro ma ancora dotato di un certo fascino.
Helena, un personaggio da amare, in tutti i sensi. Assoluta protagonista.
Figura centrale del romanzo, la cui presenza aleggia costantemente sulla narrazione. È una Fenice capace di rinascere dalle avversità, dotata di una notevole forza interiore e resilienza. Attraverso i ricordi di Wiking, emerge il ritratto di una donna profondamente legata alla sua famiglia, capace di creare un ambiente familiare caldo e accogliente. Il suo personaggio non si rivela immediatamente al lettore, ma emerge gradualmente come la sua “stella“, come la stella polare che guida Wiking nel suo percorso. Helena è una madre, ed una madre farebbe qualsiasi cosa per salvare il figlio.
Uno degli aspetti più apprezzabili della scrittura della Marklund è la sua scorrevolezza. La sua prosa è fluida e diretta, capace di catturare l’attenzione del lettore fin dalle prime pagine e di mantenerla viva fino alla conclusione.
L’autrice non si perde in descrizioni inutili o divagazioni, si concentra sull’essenziale. Un altro punto di forza è la capacità di delineare personaggi complessi e sfaccettati, scavando a fondo nella loro psicologia, mostrando le loro debolezze, le loro paure e le loro contraddizioni.
L’utilizzo dei due piani temporali è una tecnica narrativa ampiamente diffusa. Tuttavia, non tutti gli autori riescono a gestirla con la stessa efficacia. Spesso, l’alternanza risulta forzata, confusa o, addirittura, controproducente. La Marklund, al contrario, dimostra una notevole abilità nel tessere in modo armonico e funzionale alla storia.
Da riconoscere alla Marklund la sua capacità di andare oltre la superficie patinata dell’immagine stereotipata della Svezia come paese perfetto e idilliaco. E lo fa in modo diretto, mettendo in luce le problematiche e le contraddizioni che si celano dietro questa facciata.
La rappresentazione di una Svezia ai margini, sia geografici che sociali, è un elemento narrativo fondamentale. Stenträsk incarna perfettamente questa Svezia “al limite”. E la Marklund non risparmia critiche al sistema governativo e alla burocrazia svedese, mostrando come spesso le istituzioni non siano in grado di fornire risposte adeguate ai problemi dei cittadini.
Concludo dicendo…
Ottima trama, ottima scrittura. E il finale? Beh, il finale è la degna conclusione di un’opera così acuta.
Un finale che, pur risolvendo alcuni nodi, ne lascia aperti altri, seminando dubbi e interrogativi che risuonano a lungo dopo aver chiuso il libro. Un finale che non chiude una porta, ma ne apre un’altra, forse ancora più oscura e intrigante. Speriamo che la Marklund decida di varcarla, regalandoci un nuovo capitolo di questa saga che è veramente appassionante.
TITOLO: LA DONNA DELLA PALUDE
AUTORE: LIZA MARKLUND
TRADUTTORE: LAURA CANGEMI
EDITORE: MARSILIO – FARFALLE
AUTORE
Liza Marklund 1962, Pålmark (Piteå, Norrbotten, Svezia)
Soprannominata la First Lady del giallo svedese, giornalista, scrittrice e moderatrice tv, è l’autrice della serie poliziesca di Annika Bengtzon, un successo internazionale.
Tra i libri pubblicati in Italia, Delitto a Stoccolma (Mondadori, 2001), Studio sex (Mondadori, 2002), I dodici sospetti (Mondadori, 2004 e Marsilio 2015), Il Lupo Rosso (Marsilio, 2008), Il testamento di Nobel (Marsilio, 2009), Finché morte non ci separi (Marsilio, 2010) Freddo sud (Marsilio, 2011) Linea di confine (Marsilio, 2013), Happy Nation (Marsilio, 2014), Perla Nera (Marsilio, 2020), Perfette sconosciute (Marsilio, 2023), La donna della palude (Marsilio, 2024).