Never Flinch, la lotteria degli innocenti
SINOSSI
Quando il dipartimento di polizia di Buckeye riceve una lettera che minaccia una diabolica missione di vendetta, per l’ispettrice Izzy Jaynes inizia un’indagine oscura e pericolosa. Per fermare chi promette di «uccidere tredici innocenti e un colpevole» come riscatto per «l’inutile morte di un innocente», c’è bisogno della detective Holly Gibney.
Nel frattempo, Kate McKay, attivista carismatica, simbolo di una nuova ondata di femminismo, inizia un tour di conferenze che attraverserà diversi Stati. Mentre le sale si riempiono di sostenitori e detrattori, qualcuno trama nell’ombra per metterla a tacere. All’inizio si tratta solo di piccoli sabotaggi, ma presto il pericolo si fa reale. Holly accetta di fare da guardia del corpo a Kate, tra la difficoltà di difendere chi non accetta protezione e l’accanimento di uno stalker rabbioso che agisce nel nome di una verità distorta. Le due storie si rincorrono e si intrecciano, tra personaggi nuovi e volti noti, come la leggendaria cantante gospel Sista Bessie e un assassino che ha fatto della violenza il suo culto, in un finale stupefacente che solo un maestro come Stephen King poteva concepire.
“Never flinch. La lotteria degli innocenti” è una delle prove narrative più intense di Stephen King. Un romanzo che esplora le ombre della giustizia, la rabbia che si fa ideologia e la capacità umana di resistere e trasformare il dolore in consapevolezza.
Un’opera che fonde suspense, profondità psicologica e grande intrattenimento, confermando, ancora una volta, la maestria di uno scrittore che non ha mai smesso di esplorare ciò che ci rende umani e ciò che ci rende mostri.
RECENSIONE
Che Holly Gibney abbia un posto speciale nel cuore di Stephen King non è una notizia, visto che questa è la settima volta in cui appare e la terza in cui lo fa da protagonista. Non è nemmeno particolarmente strano, visto che Holly è sicuramente un personaggio capace di farsi amare anche per le sue debolezze e idiosincrasie.
È un peccato, però, che sia protagonista di un romanzo che, al di là di intenti e meriti, non può dirsi riuscito.
Stephen King ci ha da sempre abituati ad una discontinuità qualitativa che è forse il limite più grande del Re del brivido e, accanto a capolavori assoluti, ha spesso piazzato ciofeche incredibili, forse per una sorta di bulimia creativa che gli impedisce di dosare meglio il suo incredibile, prolifico talento.
Intendiamoci, Never Flinch non fa parte dei romanzi peggiori, come Cell o Buick 8, ma è il primo, da un po’ di tempo a questa parte, a suonarmi artefatto.
L’autore, nelle note, spiega chiaramente come sia stato tentato più volte di mollare la presa e lasciarlo andare, dovendo riscrivere e rimaneggiare pesantemente la storia e il risultato si sente, non nel senso migliore.
Come un piatto troppo elaborato, o un alimento processato industrialmente, i sapori si affastellano come le linee narrative che convergono verso il finale con una accelerazione coerente, perfettamente ingegnerizzata ma iperprodotta e in definitiva priva di anima.
Non aiuta in questo la scelta del tema principale, ma qui occorre fare un caveat a beneficio dell’autore.
Stephen King è un autore profondamente morale e sono ormai anni che, oltreoceano, c’è chi paragona la sua opera a quella di Dickens. In questo senso la scelta di parlare di un tema come quello dell’aborto, e di farlo in questi termini, è coraggiosa e interessante.
Purtroppo, però, i tempi del romanzo e quelli del giornalismo sono inevitabilmente diversi e un tema di confronto tanto divisivo e polarizzante come i diritti delle donne, centrali nel dibattito pubblico americano quando King ha cominciato a scrivere nel 2023, appaiano oggi ingenui, quasi naif, alla luce di quanto accade in questi mesi in cui un apparato poliziesco come la ICE opera alla luce del giorno con modalità sovrapponibili a quelle della GESTAPO nella Germania del ‘39 e un presidente eletto democraticamente forza la sua agenda verso una dittatura fascista.
Non si può farne una colpa a Stephen King ma la sua Kate che arringa le folle chiedendo potere alle donne appare oggi un personaggio quasi grottesco, immagine di un’America che esisteva ancora sei mesi fa, e che oggi, purtroppo, sembra non esistere più.
AUTORE
STEPHEN KING è l’autore di bestseller mondiali che hanno venduto centinaia di milioni di copie e hanno ispirato registi di culto come Stanley Kubrick, John Carpenter, Brian De Palma, David Cronenberg e George A. Romero. Alcuni dei film tratti dai suoi romanzi sono diventati pietre miliari del cinema: tra questi, Stand by me – Ricordo di un’estate, Le ali della libertà, Il miglio verde e It, il film horror con il più alto numero di incassi di sempre. Tra i suoi ultimi romanzi pubblicati in Italia ci sono L’uomo in nero, Holly e Fairy Tale. Vive nel Maine con la moglie, la scrittrice Tabitha King.