Tommaso Scotti - A tu per tu con ilRecensore.it
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Tommaso Scotti e il cold case più affascinante della cronaca giapponese.

Benvenuto Tommaso tra le pagine de ilRecensore.it, la rivista letteraria pensata per tutti i protagonisti di questa meravigliosa passione che è la lettura.

Tommaso Scotti, classe 1984, romano, scrittore, matematico e vive e lavora a Tokio da tredici anni.

Nella narrativa si distingue con il suo primo romanzo: L’Ombrello dell’Imperatore, edito Longanesi, dove presenta ai lettori l’ispettore nippoamericano Nishida, al quale dedicherà nel 2022 Le due morti del signor Mihara e nel 2023 da I diavoli di Tokyo Ovest (tutti pubblicati da Longanesi).

Le sue storie presentano il volto di un Giappone sconosciuto ai più; un paese ricco d’incanto e di tenebre.

Il segreto del vecchio Nakamura di Tommaso Scotti - Abbiamo letto - ilRecensore.it

Il segreto del vecchio Signor Nakamura è il suo recente romanzo, che fonde il fascino del giallo con la profondità dell’introspezione umana, ispirandosi a un celebre caso irrisolto della storia giapponese: il furto dei trecento milioni di yen del 1968

1. Il segreto del Signor Nakamura corre su due binari narrativi che s’intrecciano in modo straordinario. Sembra anche una dichiarazione d’amore verso il Giappone e le sue tradizioni millenarie.

«Certamente, altrimenti non vivrei lì da 13 anni. ☺»

2. Questo romanzo è ricco di personaggi interessanti, tra cui la cameraman Myōga, che imbarazza a più riprese i due uomini con il suo modo di fare poco cerimonioso e criticando apertamente il maschilismo delle istituzioni giapponesi; siamo ancora alle prese con un patriarcato così invadente?

«Sì e no. Per certi versi la società giapponese è ancora molto patriarcale, anche se le cose stanno cambiando. Tuttavia, c’è anche da dire che, forse, c’è anche un modo di vivere alcune cose in modo diverso.

Cose che a noi occidentali sembrano retrograde, antiquate o se non addirittura sbagliate, lì sono vissute in maniera molto più diversa e naturale. Come se fosse socialmente accettato che, in un determinato contesto, una donna si comporti in un modo e un uomo in un altro. Comunque è un discorso complesso su cui preferisco non addentrarmi per evitare di creare incomprensioni.»

3. «C’è sempre stato qualcosa di romantico in quella rapina… hanno preso tutto senza togliere niente a nessuno e senza fare del male.» Il crimine perfetto… esiste? 

«Non saprei. In questo caso, comunque, è perfetto fino a un certo punto.

Perché, come dice Nakamura, anche se sembra perfetto sulla carta, ogni azione ha delle conseguenze. E quel crimine ne ebbe alcune senz’altro disastrose.»

4. La vicenda è descritta nei suoi minimi particolari, quanto tempo ha richiesto la raccolta delle informazioni? 

«Non poco, anche se mi è difficile quantificarlo. Ho passato almeno un paio di mesi a delineare la storia e raccogliere informazioni, ma poi ovviamente ho continuato anche nel corso della scrittura.

Il problema maggiore è che la maggior parte del materiale è in giapponese. In italiano, ad esempio, non c’è nemmeno una pagina Wikipedia sull’evento, mentre quella in inglese è molto stringata.

In giapponese invece ci sono libri, riviste, servizi e film interamente dedicati. Ma bisogna sapere la lingua.» 

5. Il furto dei tre milioni di yen è ancora ora un caso irrisolto; la vicenda che racconti è quella che secondo te potrebbe indicare il vero colpevole? Che idea ti sei fatto?

«Io mi sono fatto un’idea di come siano andate davvero le cose (che non ha niente a che fare con il finale del romanzo, di pura fantasia). Nessuno eccetto l’interessato o gli interessati, se sono ancora vivi, può sapere come sia andata.

Tuttavia, studiando le dinamiche del caso, gli interrogatori e i principali sospettati, ci sono alcuni fatti (anche riportati nel libro) che portano davvero a sospettare che le cose siano andate in un certo modo.»

6. “Tutti credono di avere le risposte, fino a che arriva il giorno in cui si accorgono di non aver mai capito nemmeno le domande” interessante questa frase, sintetizza una realtà che viviamo?

«Sintetizza, credo, tanti aspetti della vita, sotto molti punti di vista.

Da un lato è una critica alla presunzione, ma è anche un elogio all’ingenuità e al desiderio di scoprire e imparare di più. Dipende da quale punto di vista la si vuole vedere.»

7. La visione di Nakamura del tempo, così fugace, della brama che ha l’uomo di possedere…c’è il riflesso di una tua visione intima sulla vita?

«Sì, in questo caso è un pensiero che condivido pienamente. È qualcosa su cui mi interrogo spesso, da dove nascano certi istinti dell’uomo e dove si trovi il punto di equilibrio.

È giusto lavorare e costruire per costruire una casa. È giusto risparmiare, essere oculati e pensare al futuro. Ma tutto per qualcosa che, inevitabilmente, è destinato a finire e essere dimenticato. E, soprattutto, senza che nessuno ci dica quando questa fine avverrà. Possiamo solo basarci sulla statistica.

Ma quanto possiamo fidarci? Dov’è o qual è, dunque, il punto su cui vale la pena concentrarsi? Qual è l’equilibrio tra parsimonia e ‘godersi la vita’? Dovrei elaborare di più, ovviamente, ma spero di aver dato l’idea.»

8. “Quando cambi prospettiva ti rendi conto che molte cose non sono come sembrano e magari basta un piccolo asciugamano per far sparire quelli che parevano ostacoli insormontabili” doversi reinventare e adattare allo stile di vita giapponese ha richiesto un notevole cambio di prospettiva, quanto ti ha cambiato?

«Tantissimo. Avevo già vissuto all’estero, anche se per periodi molto più brevi, e ogni volta che ti sradichi dall’orticello per andare da un’altra parte devi saperti adattare.

L’alternativa è sprofondare. Può far paura, ma è un tipo di esperienza che, almeno una volta, dovrebbero fare tutti.»

9. “Le storie uno se le deve gustare. Deve avere il tempo di fantasticare, fare congetture. Deve sognare un po’ insomma. Altrimenti perchè la gente dovrebbe perdere tempo a scrivere romanzi?” Sembra lo slogan dello slow reading, in un mondo che trita titoli su titoli, Tommaso Scotti ci invita a rallentare e a coprire gli spazi vuoti e le pause, con la nostra fantasia…

«Assolutamente. In questo mondo in cui tutto ormai dura pochi secondi, in cui lo span dell’attenzione è stato spremuto all’ultima goccia con i social media stessi che promuovono l’immediato (con algoritmi che addirittura penalizzano video e reel più lunghi di N secondi, dove non ricordo N ma è un numero piuttosto piccolo), trovo ci sia un assoluto bisogno di fermarsi e riscoprire la lentezza.

Non solo per un fatto di relax, ma anche perché il vero apprendimento e la vera crescita hanno bisogno di tempo. Invece oggi tutti vogliono tutto e subito. Il che, oltre a essere un’illusione, è anche molto pericoloso

10. «per dare senso alla vita, lunico modo è raccontarla» così direbbe Sartre, sei d’accordo?

«Direi di sì

11. “Non sai chi sei finché non lo sei” … è un personaggio marginale a cui hai affidato queste parole piene di saggezza. Tutte le comparse che attraversano questa storia hanno lasciato una traccia profonda, quasi come se tu volessi affidare alle figure secondarie il respiro del tempo, la voce dell’umanità; da dove nasce questa scelta narrativa?

«Da nessuna parte particolare. Nel senso che non è stata una scelta decisa ‘a tavolino’, è venuto così. Ma credo rifletta semplicemente la vita, dove mai tutto è affidato a un singolo ma, se si sta attenti e si sa ascoltare, si può trovare profondità e saggezza in tante persone diverse, più o meno marginali alla nostra esistenza

12. Karōshi…la morte per eccesso di lavoro: non è un caso che questa parola sia giapponese, società che non ha ancora trovato un equilibrio tra dovere e piacere…

«È proprio questo il punto. Ma non sono del tutto d’accordo sul fatto che non abbia trovato un equilibrio come società. Chi siamo noi per giudicare?

Abbiamo lo stesso oppure anche ben altri problemi. È solo che lì, forse per questioni culturali, sono abituati a comportarsi sul lavoro in un determinato modo. Cosa che a volte può avere conseguenze molto gravi.

Noi, dal canto nostro, a volte forse abbiamo il problema opposto, con l’ago della bilancia spostato un po’ troppo dal lato del piacere. Che può sembrare bello, o quantomeno meglio, ma non è detto che sia così, se poi uno si ferma a osservare come funziona la società nel suo insieme. Come dicevo prima, appunto, è un problema di equilibrio.»

13. Intenzione… è una parola con un significato profondo, come ha sottolineato il maestro dei timbri Higuchi; qual è l’intenzione che ti ha mosso nella scrittura de Il segreto del vecchio Signor Nakamura?

«Quello dell’intenzione (意) è un concetto molto profondo, radicato anche nella filosofia e nella arti marziali orientali. Ma nel caso di questo romanzo è piuttosto semplice: volevo solo raccontare una storia.»

Confucio
14. Infine chiudiamo con due inviti che rivolgiamo a tutti. Ci puoi citare tre libri che secondo te dovrebbero leggere tutti e un autore da scoprire o riscoprire?

«Solo tre? A getto: Il fu Mattia Pascal, Furore, L’arte della guerra.


Autori anche qui molti, ma forse la gente dovrebbe scoprire un po’ i grandi classici cinesi, dal taoismo di Laozi a Confucio.
»

15. Non abbiate timore dellassurdo; non indietreggiate dinanzi al fantastico” diceva Karen Blixen. Prima di salutarci ci regaleresti un pensiero che ci aiuti a mettere in fila i nostri passi anche domani?

«Visto che ho citato Confucio, vi lascio con questo:

Vedere la giustizia e non agire è mancanza di coraggio.

In giapponese e cinese rispettivamente:

義を見てせざるは勇無きなり

見義不為,無勇也»

Grazie mille Tommaso per la disponibilità 🙂

Autore

  • Patrizia Picierro

    Socia fondatrice della Rivista ilRecensore.it SEO Content Creator, traduttrice, Blogger e firma di interviste e recensioni su vari siti letterari. Cresciuta a Goethe e cioccolata, ho trascorso gran parte della vita tra l’Italia, la Germania e la Francia, apolide nel Dna tanto quanto nel Pensiero. Gli studi classici prima e Scienze Politiche poi, hanno sviluppato il mio senso critico, sfociato poi nella mia vita da BookBlogger. Sono sempre in cerca della storia perfetta. In borsa porto Joyce e Jackson, le penne che compro in giro per il mondo e tanta passione.

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