Tatà di Valèrie Perrin - Abbiamo letto - ilRecensore.it
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Tatà di Valérie Perrin

   Tatà   

Agnès non crede alle sue orecchie quando viene a sapere del decesso della zia. Non è possibile, la zia Colette è morta tre anni prima, riposa al cimitero di Gueugnon, c’è il suo nome sulla lapide… In quanto parente più prossima tocca ad Agnès andare a riconoscere il cadavere, e non c’è dubbio, si tratta proprio della zia Colette. Ma allora chi c’è nella sua tomba? E perché per tre anni Colette ha fatto credere a tutti di essere morta? È l’inizio di un’indagine a ritroso nel tempo.

Grazie a vecchi amici, testimonianze inaspettate e una misteriosa valigia piena di audiocassette, Agnès ricostruisce la storia di una famiglia, la sua, in cui il destino dei componenti è legato in maniera indissolubile a un circo degli orrori, all’unica sopravvissuta di una famiglia ebrea deportata e sterminata dai nazisti, alle vicende di un celebre pianista e a quelle di un assassino senza scrupoli, alle subdole manovre di un insospettabile pedofilo e al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon.

Sulla scia di Cambiare l’acqua ai fiori e Tre, Valérie Perrin ci trascina in un intreccio di storie, personaggi e colpi di scena raccontati nel suo stile fatto di ironia, delicatezza e profondità.


Amata per il suo stile limpido come l’acqua cristallina del mare della Sardegna, Valèrie Perrin consegna ai lettori, quello che è, secondo il mio onesto parere, il suo romanzo più completo. Il suo titolo ‘’Tatà’’ è 
magnetico, altrettanto lo è la storia narrata.


Con Tatà, Valérie Perrin si conferma una delle voci più singolari e raffinate del panorama narrativo europeo contemporaneo. Tradotto con cura e sensibilità da Alberto Bracci Testasecca, questo romanzo edito da 
Edizioni E/O si presenta come una delle opere più ambiziose e riuscite dell’autrice francese, già nota al grande pubblico per Cambiare l’acqua ai fiori e Tre.

Eppure, Tatà è qualcosa di diverso. Più stratificato, più denso, più coraggioso. Un’opera che intreccia la memoria, la Storia e le derive dell’animo umano in un racconto che sfida le convenzioni del romanzo familiare e si avvicina al territorio del noir psicologico e della saga esistenziale.

Un incipit folgorante introduce il lettore in medias res.

Tutto comincia con una notizia impossibile: Colette, zia della protagonista Agnès, è morta. Ma è già morta. Ufficialmente da tre anni, con tanto di tomba e lapide nel cimitero di Gueugnon. Eppure, eccola lì,  un cadavere reale, da identificare. Così si innesca il meccanismo narrativo: un giallo dell’identità, ma anche e soprattutto un’indagine nella memoria e nelle molte verità taciute di una famiglia che è  specchio, simbolo, teatro di un intero secolo di dolore e meraviglia.

Un affresco narrativo corale

Il romanzo si dipana su più livelli temporali e prospettive, ricostruendo attraverso l’indagine di Agnès – una donna che incarna lo sguardo lucido, partecipe e malinconico dell’autrice – un mosaico di vite incastrate tra segreti, fughe, traumi storici e silenzi complici. Le audiocassette lasciate da Colette diventano lo strumento di una narrazione dentro la narrazione, una “memoria sonora” che guida Agnès e il lettore in un viaggio di rivelazioni inattese.

Ciò che Perrin orchestra non è soltanto un mistero da risolvere, ma un’esplorazione profonda del dolore collettivo e individuale. Troviamo il circo degli orrori come simbolo della deformità morale del mondo, la 
Shoah come ferita aperta attraverso la figura dell’unica sopravvissuta di una famiglia ebrea sterminata, un celebre pianista le cui note sembrano racchiudere secoli di storia e un assassino che sfugge all’idea classica di colpevolezza. Tutto questo si fonde in un’unica grande sinfonia narrativa.

Lo stile: carezza e vertigine


La scrittura di Perrin è la vera protagonista del romanzo. Inconfondibile per la sua capacità di unire delicatezza e precisione, poesia e concretezza. C’è un’eleganza che non diventa mai manierismo, una grazia che non si sottrae al dolore. Il ritmo è modulato con sapienza: lento e ipnotico nelle introspezioni, incalzante nei passaggi 
di suspense. Le immagini evocate – spesso olfattive, tattili, come i profumi e i silenzi – creano un’empatia profonda e duratura.

Perrin è maestra nel dipingere personaggi vivi, complessi, imperfetti.

 
Agnès è una figura femminile di rara intensità: fragile ma determinata, spaesata ma lucida, capace di affrontare l’ignoto con una dignità che emoziona. Colette, invece, è una presenza ambigua e magnetica, un enigma che solo la lettura può decifrare fino in fondo.

Un finale divisivo, ma coerente


Il finale, per alcuni, potrà sembrare meno impattante rispetto alla potenza emotiva del resto del romanzo. Non perché sia debole, ma perché sceglie la verità invece del compiacimento, la coerenza del racconto al 
posto della catarsi attesa. Tatà non cerca il lieto fine o la sorpresa forzata: vuole lasciare il lettore con qualcosa che brucia dentro, che continua a vivere dopo l’ultima pagina. E ci riesce.

Conclusioni, un pò d’amaro ma va bene lo stesso.


Tàtà è un’opera monumentale e commovente, una testimonianza della maturità letteraria di Valérie Perrin. Un romanzo che unisce la forza della grande narrativa europea con una sensibilità tutta contemporanea. 
Le sue pagine sono intrise di umanità, storia, dolore e speranza. È un libro da leggere con calma, con rispetto, con il cuore aperto. Un viaggio intimo e universale, dove ogni voce trova il suo posto, e ogni silenzio la sua eco.

Valerié Perrin - Tatà - ilRecensore.it

Valérie Perrin è autrice di quattro romanzi. Il suo primo libro, Il quaderno dell’amore perduto, ha vinto il premio Choix des Libraires Littérature 2018, oltre a una decina di premi nazionali.

Cambiare l’acqua ai fiori, suo secondo romanzo, ha vinto diversi premi, tra cui il Prix Maison de la Presse 2018, ed è stato un successo internazionale. La terza opera pubblicata dall’autrice, Tre, ha vinto il premio Babelio nel 2022. In totale, i libri di Valérie Perrin hanno conquistato più di 3 milioni di lettori francesi e sono stati tradotti in 40 lingue.

In Italia i suoi libri hanno venduto oltre 1.500.000 copie. Le Figaro l’ha inserita nella lista degli autori francesi che  hanno venduto più libri nel 2019 e nel 2022.

  

Autore

  • Gabriel Uccheddu

    Gabriel Uccheddu nasce a Roma in una caldissima giornata di agosto. Nel 2020 pubblica il suo primo romanzo dal titolo “Mancavi solo tu’’ ispirato alla sua attività di volontariato di clownterapia che conduce negli ospedali di Roma; a questo è seguito un breve racconto pubblicato in self-publishing: “L’anima salvata’’. Attualmente sta concludendo gli studi del corso di Laurea in Scienze della Comunicazione presso l’università di Tor Vergata (Roma Due), dove ha modo di approfondire tematiche importanti sotto ogni punto di vista. Le sue passioni sono i libri, la scrittura e il cinema. Ama il contatto con il pubblico e gestisce un blog Instagram dove intervista autori e promuove la lettura. Ama stare a contatto con la natura e cucinare ottimi piatti della tradizione romana mentre sorseggia un calice di vino rosso. Seguimi su Instagram https://instagram.com/bribooks.ufficiale?

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