Seiđmađur – Lo Sciamano di Maddalena Marcarini

Seiđmađur – Lo Sciamano: un incubo che affonda le radici nello sciamanesimo nordico

Un passato tormentato, un presente di morte. Una caccia serrata a un incubo che affonda le radici nella cupa e ancestrale realtà dello sciamanesimo nordico, un thriller a tinte soprannaturali che tiene incollati sino all’ultima pagina. Erlen è una giovane donna erosa da un passato che rinnega ogni giorno, ma che le è impossibile dimenticare.

La necessità di fare i conti con se stessa la spinge sin nella remota Islanda, terra natale di una madre che ha perso da tempo, e al casuale incontro con Óttar, un bizzarro sessantenne dalle credenze quantomeno insolite. La ragazza si ritroverà così, suo malgrado, a deviare da una strada che pareva già segnata e a dare la caccia a qualcosa che mai avrebbe immaginato potesse esistere. Qualcosa di orribile e che ogni giorno diventa sempre più potente, sino a trasformare quel placido angolo di mondo in un girone di dolore e morte.

Dalle strade silenziose dell’austera Reykjavík, fino alla natura più selvaggia con i suoi campi di lava, spiagge nere e leggende dimenticate, Erlen verrà trascinata in un serrato inseguimento in cui vecchi fantasmi si sovrappongono a una miriade di spaventosi sogni a occhi aperti. Un incubo che potrebbe riportarla proprio al cuore di ciò da cui ha sempre cercato di scappare.

IL FREDDO VENTO DELL’ISLANDA ENTRA NELLE OSSA DI CHI VUOLE SFUGGIRE DAL PASSATO PER CEDERE ALL’OSCURO ABBRACCIO DELLA MORTE. 

TRA FOLKLORE NORDICO, ROMANZO DI FORMAZIONE, THRILLER ESOTERICO PRENDE FORMA “Seiđmađur. Lo sciamano” DI MADDALENA MARCARINI.

Siamo di fronte a una storia semplice e insieme complessa che scava nel passato dei protagonisti e intreccia vite e destini in un susseguirsi di lotta interiore, per scoprire se stessi e non cedere al male, e colpi di scena che pian piano svelano un quadro narrativo più ampio ed intricato.

Marcarini trasforma il suo amore per l’Islanda e per le tradizioni religiose e il folklore nordico (ne è anche accanita studiosa) nel motore d’azione di una storia che convince.

Del resto l’autrice ha una passione viscerale per l’Islanda l’ha vistata più volte e studiata, conosce quella terra e le sue tradizioni, conosce i suoi abitanti e il loro modo di vivere e questo è un enorme valore aggiunto che si lega allo studio che si nasconde dietro al romanzo in tutti i suoi aspetti. 

C’è preparazione e si sente. E questo è un elemento fondamentale per ogni buon romanzo.  

Quando si toccano tradizioni che non sono nostre il rispetto è fondamentale e Marcarini ne ha in ogni singola sillaba.

La giovane Erlen è schiacciata dal senso di colpa.

Percepisce sulle spalle il peso della vita e del vuoto nero che la brama tra le sue braccia. Un sussurro sensuale nella mente che l’attanaglia un giorno dopo l’altro senza scampo.

L’unico modo per farlo tacere è abbandonarsi alla morte, lì nella sua terra d’origine, dove è stata concepita e sono nate quelle credenze e tradizioni che sua madre ha seguito per tutta la sua esistenza. Una madre, Eilif, che fin dai tempi della scuola le sembrava strana, fissata con i rituali e i riti mentre il mondo andava in una direzione opposta, soprattutto lì in Canada, così lontane dalla loro terra natia. 

Ma la morte non ti accoglie se non è il tuo momento e quando Erlen salta da quella scogliera per perdersi nelle acque scure del mare e cancellare il dolore arriva Óttar, un misterioso uomo sulla sessantina, alto, magro e nervoso che non esita a buttarsi per salvarla dai flutti insidiosi.

Óttar ha sempre un sorriso sornione sul viso e una sigaretta tra le labbra e sembra perso in pensieri che non lo lasciano mai solo.

Da subito sembra vedere nella giovane qualcosa che lei stessa ignora.

Suo malgrado Erlen segue quell’uomo strano che sembra credere a tutte quelle stupide storie in cui credeva sua madre.

Anche se vuole fuggire da tutto si ritrova coinvolta in una situazione assurda che stravolgerà per sempre il suo futuro e getterà una nuova luce su un passato sepolto da tempo immemore.

Così Erlen e Óttar iniziano un viaggio che cambierà per sempre le cose.

Erlen diventa apprendista sciamana, ma non è facile venire a patti con la propria anima, accettare che il male, gli dei, le visioni, la morte, gli spiriti e tutto il loro mondo esista. Soprattutto quando per anni hai liquidato tutto come cazzate da pazzi.

Anche se diffidente segue l’uomo in un viaggio nel cuore dei campi di lava nelle zone più remote dell’Islanda, dove le sconfinate distese nere incontrano il mare. Ad attenderli, in una zona isolata fatta di piccole colline e spiagge, vi è una baracca senza comodità. Al suo interno una donna Inuit, Guðrún, sciamana e amica di Óttar da moltissimo tempo.

Guðrún sarà una guida preziosa e imprescindibile per Erlen, soprattutto quando il suo maestro sarà costretto a lasciarle temporaneamente. La caccia è aperta e il Guaritore sa che il male deve ancora avere la sua escalation.

Con la donna Erlen imparerà ad aprirsi e ad accogliere ciò che non può comprendere razionalmente, con gli occhi della mente e dall’anima. Imparerà il senso del sacrificio e della meditazione. Conoscerà e riscoprirà antiche credenze e rituali che aveva sepolto nella memoria e si ritroverà a compiere un viaggio dentro se stessa per morire e rinascere. 

Grazie a questo percorso fatto di cadute, dolore, disperazione, ma anche di fiducia e coraggio, Erlen strapperà il velo che oscura il suo passato, darà un senso a molti ricordi e scoprirà una verità che non ha mai voluto conoscere.

Solo quando accettiamo il nostro fato possiamo davvero diventare noi stessi

I personaggi sono il cuore di questo romanzoSeiđmađur. Lo sciamano. Sono i mattoni che Marcarini ha utilizzato per costruire la sua casa. La tradizione sciamanica del nord è la malta che ha messo insieme i pezzi e ha reso solide e indistruttibili le fondamenta.

Erlen è una giovane donna che ha sempre rinnegato le proprie radici. Da quando ha cominciato le scuole si è ritrovata a detestare tutto ciò che riguarda la magia, soprattutto dopo un episodio terribile che ha messo in gioco la sua vita.

La giovane è cresciuta sentendo sempre più insofferenza verso una madre che non capiva e verso quel mondo che sentiva lontano e senza senso. Quando inizia il suo viaggio iniziatico inizia anche il suo viaggio di formazione.

Erlen si trova un giorno dopo l’altro a scardinare le sue credenze, a lottare contro il vuoto, a cercare quella luce che ha lasciato spegnere e che le ha portato via molto. Si ritrova a lottare con sé stessa per vivere, per trovare un senso. Si decostruisce un pezzo alla volta per ricostruirsi nuova e forte.

Il suo è un po’ il viaggio dell’eroe che solo immergendosi nel dolore e nella morte può tornare alla vita. E lo farà letteralmente in un momento catartico che la renderà per sempre libera e potente.

Erlen è un po’ una metafora della vita.

Quando tutto sembra perdere di valore e non avere più un senso è quello il momento in cui bisogna toccare il fondo per risalire, lottando con le unghie e con i denti. Conoscere Erlen è un po’ come conoscere se stessi. Rispecchiarsi in lei viene semplice perché è una ragazza come tante, con una vita difficile come tante, con sensi di colpa come tante. 

La costruzione psicologia del personaggio è ben fatta così come la sua caratterizzazione fisica. Erlen soffre di anisocoria fisiologica. Una patologia che porta ad avere una pupilla più grande dell’altra, soprattutto nei momenti di forte stress.


Óttar è un uomo solitario. Ha un fisico molto asciutto e nervoso e colpisce per la sua altezza smilza e dinoccolata. Potrebbe vivere di vino, caffè e sigarette mentre il cibo è un di più che quasi non contempla. Il suo volto è scavato dai segni del tempo e della vita.

È un uomo solido anche se a volte teme di non essere più abbastanza per quello che deve affrontare. È una guida preziosa per Erlen, una figura che possiamo dire paterna senza esserlo davvero.

Óttar è uno sciamano potente ma fallibile. Sa che tutto ha un prezzo, soprattutto servire gli dei. Ma nonostante questo non si tira mai indietro.

È un personaggio che in qualche modo contagia con la sua battuta sempre pronta e il suo sguardo strafottente. 

Pagina dopo pagina lo vediamo in qualche modo smussare i suoi angoli duri e sviluppare un sano istinto protettivo e della tenerezza nei confronti di Erlen, sempre a suo modo s’intende. Óttar è un po’ il maestro che tutti vorremmo.

Guðrún è una donna forte e dolce insieme. Rappresenta l’accettazione del destino che ci tocca in sorte e lei lo sa bene fin dalla nascita. La donna è buona e paziente e ha sempre uno sguardo benevolo e un sorriso per Erlen, anche nei momenti più bui e dolorosi per lei. Guðrún è una donna saggia che custodisce un grande sapere dentro di sé ed è felice di poterlo trasmettere alla ragazza. Comprende subito cosa si cela nell’animo della giovane e non la lascia mai sola un secondo, anche quando si assenta per ore.

Guðrún è anche il simbolo dello sciamanesimo con il suo tamburo, le sue indicazioni per confezionare il vestito rituale, i suoi infusi, la meditazione.

È lei che dona a Erlen il suo nome rituale ovvero “Qussuk”, lei che invece è chiamata  “Qimmeq” mentre Óttar è “Terianniaq”.  

Un nome, un animale sacro.

Il Predatore è un uomo consumato dal desiderio di potere e vendetta. È potente e crudele. È il simbolo delle scelte che facciamo. Se ci si vota al male è il male che avremo.

È un personaggio interessante soprattutto quando viene accostato a Óttar e pone la riflessione sul fatto che non c’è un Dio che sia solo buono o malvagio, così come non esistono male e bene in senso assoluto.

Se vi chiedete chi è e cosa vuole dovrete scoprirlo da voi, non rimarrete affatto delusi, anzi!

Eilif, la conosciamo attraverso i ricordi e le visioni di Erlen. Emerge una donna forte e amorevole che ha pagato per colpe non sue. È stata una madre coraggiosa e pronta a tutto per la figlia. Una donna caparbia che non si è mai lasciata abbattere da niente e nessuno, anche se ha molto sofferto per la sua storia e per quella figlia ad un tratto così distante.

Lo stile di Marcarini è pulito e senza fronzoli anche se a volte ci sono alcune descrizioni un pochino ridondanti, soprattutto quando si riferisce agli occhi di Erlen in alcune circostanze o alla natura descritta a volte in modo ripetitivo.

Ma si capisce che rimarcare alcuni aspetti è una scelta voluta e ponderata per porre l’accento su di essi. Si sente che è una terra che conosce nelle sue mille sfaccettature e ricrea luoghi e atmosfere con le giuste pennellate.

Ci si trova davvero proiettati una terra ancestrale, selvaggia e ferina, in cui la natura è ancora padrona indiscussa, in cui è madre amorevole e matrigna crudele. Una natura che chiede il rispetto dei suoi ritmi e della sua voce e che in cambio dona infinita bellezza.

Leggere il romanzo mette voglia di saltare su un aereo e farsi rapire dalla natura sconfinata e ancora selvaggia di questa terra incredibile.

È impossibile non immaginare i campi di lava e la sabbia nera, non percepire il freddo dell’inverno e quella luce grigiastra che accompagna le giornate brevi in cui la notte è la padrona assoluta. I dialoghi sono scarni ed essenziali e ricalcano il mondo islandese, come ci tiene a raccontare Maddalena quando parla del romanzo.

Ogni scena sembra di vederla comparire davanti agli occhi come se fosse un film e in effetti la storia si presterebbe molto bene ad una trasposizione cinematografica con le sue atmosfere plumbee e cariche di un male che avanza inesorabile.

Il ritmo non è serrato come in un thriller classico perché la narrazione si concentra sui personaggi, sulle loro emozioni e su ciò che si trovano a vivere. Tutto segue il corso del tempo. Solo il finale si fa più serrato ma senza strafare. È come un ciclo naturale.

I riferimenti alle pratiche sciamaniche, anche di diverse culture – la magia seiðr nasce in Scandinavia e Guðrún  rappresenta la tradizione della Groenlandia – si susseguono nel romanzo creando una base folclorica e religiosa importante. Si parla di alcuni rituali, si descrivono delle usanze che sembrano senza tempo, antiche come antico è l’uomo. Molto bella la leggenda sugli sciamani e gli dei. Leggendo viene voglia di approfondire l’argomento e saperne sempre di più.

Qua e là spuntano termini islandesi, sono intuibili dalla narrazione ma sarebbe stato carino avere delle note di approfondimento per chi non conosce questo mondo così lontano.

I temi che emergono potenti da questo libro – Seiđmađur. Lo sciamanosono pochi ma ben correlati tra loro e questo permette di concentrare l’attenzione del lettore sulla storia e sul suo dispiegarsi nel corso delle pagine.

Si parla di dolore e senso di colpa. Sicuramente quello più evidente è quello di Erlen ma si percepisce che anche nella vita di Óttar qualcosa sia successo per renderlo com’è ora e per averlo portato ad intraprendere un certo cammino.

Il dolore diventa una condanna, una gabbia difficile da distruggere, qualcosa che blocca l’evoluzione personale e la crescita.

Si parla di famiglia perché è in seno ad essa che si sviluppano alcuni degli eventi più importanti della narrazione e il rapporto madre-figlia è centrale e fondamentale

È la linfa che tiene viva la storia.

Si parla anche di fiducia perché Erlen si trova a doversi fidare nonostante tutto di due completi sconosciuti che la condurranno ad una nuova vita. È un atto di fede quello che le viene chiesto e anche se titubante, incredula e scettica la ragazza accetta di fidarsi e sceglie nel tempo di credere.

Ma c’è spazio anche per l’amore e non nel senso romantico del termine. Un sentimento che dovrebbe essere nobile e puro viene oscurato da follia e odio e viene trasformato in qualcosa di malato e mortale.

Ovviamente la tradizione sciamanica è un tema trasversale a tutto.

Perché tutto avviene in funzione di essa, in relazione ad essa. Senza i riferimenti al mondo dello sciamanesimo, alla sua tradizione e alle sue leggende non ci sarebbe storia ed evoluzione dei personaggi.

Ho detto che questo romanzo è una storia di formazione ed è vero. Erlen segue un percorso iniziatico nel senso letterale del termine ma ne segue anche uno inconscio che la porta a rivedere se stessa. A scavare dentro di sé fino negli angoli più bui e nascosti per tirar fuori tutto ciò che ha cercato di seppellire e cancellare negli anni e quello che scoprirà una volta rotti gli argini del suo spirito la cambierà per sempre, rendendola una donna nuova. Assistere all’evoluzione di un personaggio è sempre qualcosa di magico.

Ma non vi ho ancora parlato della componente horror che c’è ed è ben presente.

Ci sono scene forti che possono urtare se non si è abituati. Ci sono riti che richiedono un sacrificio a livello fisico e non solo. Marcarini non censura nulla. Come un chirurgo in sala operatoria mettere tutto nero su bianco e trasforma un thriller paranormale in qualcosa di più. In un thriller che è anche un vero horror.

Ci sarebbe un mondo da dire su “Seiđmađur. Lo sciamano” ma sono sicura che troverete tutte le risposte tra le sue pagine. Se volete farvi sorprendere da una cultura antica e ancora fortemente radicata e siete pronti e pronte a intraprendere questo viaggio con Erlen non vi resta che mettervi uno zaino in spalla e partire. 

Maddalena Marcarini è nata e vive a Milano, dove lavora come traduttrice. Dopo alcune pubblicazioni in antologie corali, nel 2020 vince il premio “Ghirlanda’s Choice” con la sua raccolta di racconti illustrata Schegge (Felici Editore, 2021).

Porta avanti fin dall’università studi approfonditi di filologia germanica, religioni comparate, mitologia ed esoterismo, con particolare attenzione alle culture precristiane del Nord del mondo.

Maddalena Marcarini, Max Baroni ed Eugenio Monti di Agenzia Alcatraz sono gli organizzatori della fiera Marginalia 2024: QUI trovate lo Speciale dedicato

Autore

  • laura_lag

    Laura. Classe 1987. Lei è un caos calmo. Da dieci anni si occupa di comunicazione a 360° per un Brand di moda del comasco giocando e sperimentando con parole e immagini. Nasce come lettrice in modo timido durante le scuole medie dove capisce subito che i suoi generi di riferimento non saranno mai "tranquilli". Al liceo la passione per i libri esplode e negli anni diventa qualcosa di fondamentale come respirare o dormire. Complice una formazione universitaria in mercati dell'arte prima e comunicazione per le imprese poi, insieme all'amore per la lettura sviluppa una forte adorazione per mostre, cinema e fotografia nonché per la scrittura come mezzo espressivo. Nel tempo libero ama lo sport ma soprattutto il contatto con la natura che negli ultimi anni l'ha trasformata in un vero folletto dei boschi. Testarda, sognatrice, idealista, permalosa, lunatica, leale, comprensiva, passionale nelle cose della vita. È una introversa-estroversa che si batte sempre per ciò in cui crede, anche quando vuole dire lottare contro i mulini a vento, e che non teme la solitudine e i vuoti. Ama i tatuaggi e il suo aspetto da ragazza della porta accanto si scontra con un amore smisurato per tutto ciò che è horror, gotico e dark, quindi non lasciatevi ingannare dalle apparenze. Sul suo comodino non mancheranno mai letture da brividi o romanzo intensi che scavano nell'animo umano. Questa passione per la lettura e tutto ciò che ruota intorno ai libri l'ha portata due anni a trasformare la sua pagina Instagram @laurag_lag in un luogo magico dedicato a recensioni, interviste ad autori e case editrici e progetti letterari. è anche membro direttivo di un collettivo di scrittura e illustrazione horror, Weird, Gotica al femminile @coven.riunito

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