Il pappagallo muto di Maurizio de Giovanni - ilRecensore.it
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Il pappagallo muto di Maurizio De Giovanni

Il pappagallo muto. Una storia di Sara 

Al parco, seduti su una panchina vicino ai bambini che giocano, potrebbero sembrare due innocui vecchietti, Sara Morozzi e Andrea Catapano. Nessuno indovinerebbe che sono stati per anni i migliori agenti sulla piazza. A sorpresa, ora, i Servizi hanno di nuovo bisogno della donna invisibile e del cieco dalle straordinarie doti investigative. Si tratta di un’operazione in cui non possono usare mezzi tecnologici, solo l’intercettazione personale alla vecchia maniera, che i due maneggiano come nessun altro.

Decidono di accettare: se hai fatto quel lavoro, ti resta nel sangue, non riesci a tirarti indietro nemmeno dopo anni. Ma Sara e Andrea capiscono presto di aver sbagliato a rimettersi in attività. L’incarico potrebbe portarli a rischiare grosso, stretti in un ingranaggio troppo più grande di loro. Per fortuna non è sola, Mora: Teresa è sul piede di guerra, e ci sono i fidatissimi Pardo e Viola, oltre al Bovaro del Bernese Boris, a vegliare sul suo destino incerto e su quello di Andrea, in un’indagine che rivelerà, una svolta dopo l’altra, un intricato groviglio di interessi segreti.

«Di’ la verità, Mora: non ti solletica l’ego, che abbiano bisogno di noi? Di due ferrivecchi in apparenza inutili?

C’è un angolo di Napoli dove i ricordi camminano ancora al fianco dei vivi. È lì, tra ombre sottili e passi silenziosi, che Sara Morozzi torna a muoversi. Chi l’ha conosciuta nelle pagine precedenti — da Sara al tramonto a Sorelle— sa bene che non ama le luci della ribalta, né i grandi gesti. È una donna che ascolta ciò che gli altri non dicono, che osserva i dettagli che sfuggono a tutti.

Ed è proprio nel non detto che prende forma Il pappagallo muto, l’ultimo frammento della sua storia.

Questa volta la chiamano per un’indagine che sembra uscita da un tempo sospeso: niente intercettazioni digitali, niente tracciamenti satellitari. Solo orecchie, occhi e la sensibilità di chi ha passato la vita a decifrare l’animo umano.

Accanto a lei, in questo romanzo, c’è Andrea, il collega non vedente, che questa volta si prende il centro della scena — e del cuore.

Un’indagine oscura, spietata, condotta contro il tempo, contro i ricordi, e perfino contro l’immobilità.

I piani d’azione questa volta si ribaltano, la scena s’incurva deformandosi e dove i vivi tacciono, i morti parlano, in un luogo si guarda senza vedere, nell’altro si vede senza guardare…

Andrea si troverà a confrontarsi con la propria coscienza, con il proprio passato, regalandosi  l’incontro sempre atteso con Massimiliano, suo ex capo, in un dialogo carico di emozioni e misteri da decifrare.

“In quella strana terra di mezzo, un limbo sospeso tra sogni e pensieri in cui meravigliosamente ci vedeva ed era con la persona che più aveva amato senza riuscire mai a dirglielo, Andrea era felice”

E nel frattempo, in quel mondo che continua a girare anche senza di lui, tocca a Viola e Pardo raccogliere i pezzi, proteggere chi resta, scoprire chi ha davvero interesse a far tacere per sempre una verità scomoda.

L’indagine, però, è solo il pretesto. Quello che Maurizio de Giovanni ci offre è molto di più: è un viaggio nei silenzi, nei sospetti che si annidano nei piccoli gesti, nelle paure che si affacciano tra le pieghe della memoria.

Il pappagallo muto del titolo non è solo un oggetto o un simbolo: è la metafora di tutto ciò che resta non detto, ma che urla dentro.

La penna di de Giovanni è sempre la stessa — elegante, empatica, profondamente umana — ma qui si fa ancora più intima.

Se nelle prime avventure Sara era una figura quasi mitica, un enigma da decifrare, adesso la vediamo più fragile, più vera. È stanca, talvolta, ma non si tira mai indietro. È consapevole che ogni nuova missione è anche un passo verso il proprio passato, e che certe ferite non si chiudono mai del tutto.

I comprimari, da Teresa a Pardo, da Viola a Boris, non sono mai semplici spalle. Sono il coro discreto di questa tragedia urbana, voci che si intrecciano a quella della protagonista per costruire un contrappunto emotivo che avvolge il lettore.

Mentre Viola e Pardo serrano i ranghi, mostrando la tenacia delle loro convinzioni, Teresa cammina sull’orlo di un abisso…

“Teresa ce l’aveva con Sara. Era il suo grillo parlante, quella che la faceva sentire superficiale, esagerata, una che aveva sbagliato ogni scelta”

Il pappagallo muto non è solo un’indagine, ma si innalza e diventa una meditazione sul tempo, sulla memoria e sulla possibilità — forse illusoria — di salvarsi.

“Ci percepiamo sempre uguali, disse Massimiliano. Forse è un fatto della nostra generazione: non invecchiar, o almeno non sentirsi vecchi”

È la prova che il silenzio può essere più eloquente di qualsiasi confessione. E che Sara Morozzi, con la sua capacità di ascoltare anche il silenzio, è diventata una delle figure più affascinanti del panorama noir italiano, tanto da diventare un personaggio reale nella serie Netflix. 

Maurizio De Giovanni accompagna, consola, inquieta. E con Il pappagallo muto, lo fa una volta di più — con la dolcezza di chi conosce il dolore e la fermezza di chi sa che, a volte, l’unico modo per uscirne è attraversarlo.

“…siamo una rete, intessuta di fili sdruciti e consunti; ma una rete che ha una sua forza, una sua tenerezza”

Maurizio De Giovanni nasce nel 1958 a Napoli. Raggiunge la notorietà con la serie di romanzi dedicata al commissario Ricciardi e con quella dei Bastardi di Pizzofalcone, pubblicate entrambe da Einaudi. Per Rizzoli ha pubblicato la serie noir Sara, incentrata sull’omonima protagonista, un’agente segreto esperta di linguaggio non verbale.

Autore

  • Patrizia Picierro

    Socia fondatrice della Rivista ilRecensore.it SEO Content Creator, traduttrice, Blogger e firma di interviste e recensioni su vari siti letterari. Cresciuta a Goethe e cioccolata, ho trascorso gran parte della vita tra l’Italia, la Germania e la Francia, apolide nel Dna tanto quanto nel Pensiero. Gli studi classici prima e Scienze Politiche poi, hanno sviluppato il mio senso critico, sfociato poi nella mia vita da BookBlogger. Sono sempre in cerca della storia perfetta. In borsa porto Joyce e Jackson, le penne che compro in giro per il mondo e tanta passione.

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