Il primo libro di geopolitica
SINOSSI
Geopolitica è un termine complesso. Si riferisce alla politica delle grandi potenze e alle strategie che gli stati adottano nella corsa alle risorse, ma anche agli incontri quotidiani o a semplici oggetti come bandiere e mappe, e interessa cittadini, aziende, organismi internazionali, movimenti politici e governi.
La geopolitica è molto piú del mero impatto che le caratteristiche geografiche di fiumi e montagne o il clima producono sugli sviluppi politici. La geografia giocherà certo un ruolo importante, ma non necessariamente nel modo in cui presumono opinionisti e governanti.
In questa esemplare introduzione, Klaus Dodds descrive la geopolitica tenendone presenti sia le sue origini storico-culturali sia gli attuali interessi in gioco. La lotta delle persone per attraversare i confini – quando spostarsi anche solo di pochi metri al di là di un confine territoriale può essere una questione di vita o di morte – evidenzia drammaticamente le connessioni tra luogo e politica.
Anche lontano dalle frontiere, la geopolitica incide sulla vita quotidiana.
I collegamenti, l’ubicazione, le dimensioni e le risorse di un paese influiscono sul modo in cui i suoi abitanti interagiscono con il resto del mondo. Dodds non tralascia di occuparsi dell’ascesa del populismo e del nazionalismo economico, considerandoli esempi di come stati, aziende e persone gestiscano i territori per alimentare progetti politici (dalla Brexit al celebre mantra di Trump Make America Great Again).
RECENSIONE
Il primo libro di geopolitica, edito da Einaudi nella collana Piccola Biblioteca Einaudi – Mappe, si inserisce in una serie dove ogni volume è introdotto dalle parole “Il primo libro di” (Il primo libro di fenomenologia, Dan Zahavi, 2023; Il primo libro di filosofia della scienza, Samir Okasham 2006; Il primo libro di antropologia, Marco Aime, 2021, solo per citarne alcuni).
Nel suo insieme appare come una serie di proposte atte a presentare un dato argomento, di interesse più o meno specialistico al grande pubblico, fornendo gli strumenti per la comprensione dei concetti di base e suggerimenti di letture finalizzate all’approfondimento.
In realtà l’autore scopre le carte ben presto.
Il titolo, Il primo libro di geopolitica, apparentemente neutro e innocente, non è che un cavallo di Troia dietro al quale si nascondono una natura e una portata del testo dichiaratamente critica nei confronti della geopolitica definita “classica”
La descrizione geografica di un dato ambiente non è concettualizzata in modo deterministico, ma fluido e soggetto ad interpretazione da parte di ideologie e discorsi politici.
“Se la geopolitica classica pensa a territorio, risorse e luoghi, l’approccio critico prende in esame il modo in cui le interazioni tra l’uomo / l’umanità e il territorio fisico producono la «geopolitica”
La tesi dell’autore è che tale materia non sia unicamente ad uso e consumo di Stati e governi, ma che possa e debba essere maneggiata dai cittadini.
Essi dovrebbero essere messi in condizione di orientarsi in un panorama locale, nazionale e internazionale che viene regolato dalle dinamiche della geopolitica, senza che siano necessarie semplificazioni, dalle quali il lettore è ripetutamente messo in guardia. Difatti esse rischiano di banalizzare aspetti centrali della vita umana in società e di restituire un’immagine falsata della realtà, capace di manipolare le scelte e le azioni delle persone.
In particolare, Dodds si preoccupa dei tre aspetti che ritiene fondamentali per un approccio alla geopolitica dotato di onestà intellettuale.
Prima di tutto l’autore ritiene che la materia debba guardarsi dal fare gli interessi dei potenti, avvantaggiando chi già vive nel privilegio (i ricchi rispetto ai poveri, i bianchi rispetto ai neri, gli uomini rispetto alle donne…).
Poi la geopolitica dovrebbe guardarsi dal trascurare attori fondamentali della geopolitica, umani e non, quali animali, piante, clima ed ecologie, in favore di Stati, presidenti e ministri.
Infine è necessario non perdere di vista tutti i luoghi e i contesti in cui essa opera, ad esempio la casa e la quotidianità, e non limitarsi a considerare unicamente le grandi potenze e gli Stati territorialmente definiti.
In sintesi, “siamo tutti produttori e consumatori di geopolitica”, e dobbiamo arrivare alla consapevolezza di essere tali maneggiando strumenti che ci possano consentire di capire il mondo complesso in cui ci muoviamo.
Il primo libro di geopolitica si tratta di un libro che non sarà essere apprezzato da chi predica la necessità di assumere un punto di vista neutrale di fronte all’argomento in esame. Tuttavia, se, come Gramsci, odiate gli indifferenti, Klaus Dodds vi sorprenderà.
L’autore introduce l’argomento attraverso uno studio della storia e delle traversie che il termine “geopolitica” ha attraversato nella sua breve ma intensa vita: dall’associazione ideologica con il nazismo nella Germania di inizio ‘900, al declino nel periodo del Dopoguerra, fino ad arrivare ad una successiva riscoperta, avviata dal controverso diplomatico Kissinger.
In un interessante passaggio all’interno del secondo capitolo, Dodds elenca i punti che hanno sancito la nascita della geopolitica critica, in contrapposizione a quella di stampo “realista”.
È qui che si intravede il punto di vista dell’autore, secondo il quale l’attuale sistema politico globale (e, come si scoprirà in seguito, anche quello economico) non sia che una mera contingenza, ben lontano dall’essere necessario ed inevitabile.
Viene inoltre sottolineato il rapporto della geopolitica con idee ed esperienze di genere, razza, sessualità e classe sociale, evidenziando l’intersezionalità della disciplina e l’importanza della geopolitica femminista.
Successivamente, un focus sul concetto di “confini” e sul controllo che gli Stati esercitano su di essi mediante sistemi di sicurezza e sorveglianza diviene il punto di partenza per una riflessione più ampia sull’ordine internazionale liberale e sulla globalizzazione, ma anche sul concetto di sovranità e come questa venga definita in un presente complesso, dove gli Stati possono contemporaneamente essere indipendenti ma anche interdipendenti.
La globalizzazione neoliberista, in un ordine mondiale governato da un’economia capitalista, viene presentata come una circostanza che ha prodotto e nutrito disuguaglianza a livello mondiale, determinando l’insorgenza di movimenti e idee che in forme diverse denunciano la necessità di allontanarsi dai valori che hanno guidato l’Occidente negli ultimi sessant’anni.
Tale bisogno appare ancora più pressante di fronte alle minacce crescenti del cambiamento climatico e della sovrappopolazione del pianeta, che al momento non appaiono essere una priorità per l’ordine liberale che governa il mondo.
Arrivati a questo punto de Il primo libro di geopolitica, il terreno è maturo per presentare l’argomento del quarto capitolo: la geopolitica popolare, ovvero il fenomeno di interconnessione tra cultura popolare e geopolitica, sostanzialmente inseparabili nella misura in cui l’una è la manifestazione concreta dell’altra.
L’autore esamina numerosi esempi di come la geopolitica si manifesti nella vita del pubblico consumatore di contenuti digitali, film e serie tv, passando dal citizen journalism al caso della Commissione per le attività antiamericane della Camera, istituita tra gli anni ‘40 e ‘50 per “epurare” Hollywood dal dissenso nei confronti della visione prevalentemente conservatrice della Guerra Fredda.
Cosa c’entrano i film sulle invasioni aliene con il pericolo per la sicurezza nazionale USA rappresentato dalle “pericolose idee del comunismo” nel secondo dopoguerra? Più di quanto possa sembrare.
Tuttavia, la geopolitica non è solo quello che ci viene raccontato, ma anche il modo in cui raccontiamo noi stessi, a livello di individuo, comunità e popolazione.
Questo argomento, al centro del quinto capitolo, viene analizzato in modo molto opportuno, prendendo in considerazione più scale e il complesso intrecciarsi tra di esse: l’autore descrive il rapporto tra geopolitica e identità nazionale, panregionale e subnazionale. Ciascuna trattazione è, come nel resto dell’opera, accompagnata da esempi reali, spesso appartenenti a fatti contemporanei.
Infine, l’ultimo capitolo è dedicato all’aspetto tangibile della geopolitica, ovvero gli oggetti che essa determina, descrive e produce, dai gasdotti (come Nord Stream, del quale si è lungamente parlato all’inizio dell’estate, in relazione alla complessa vicenda della guerra russo-ucraina) ai giocattoli.
Un interessante passaggio verrà dedicato alle mappe e alla «cartografia radicale», utile per mostrare ciò che tradizionalmente non viene mostrato e per sfidare la narrazione dominante, ponendo l’accento su fenomeni e relazione tipicamente considerati “non degni” di essere mappati.
In sintesi, se nei giorni seguenti alla lettura di questo libro verrete colti dal dubbio che ogni vostra scelta e azione quotidiana possano in realtà essere scelte e azioni geopolitiche… probabilmente avrete ragione.
Pertanto, meglio scegliere e agire con criterio, no?
Titolo: Il primo libro di geopolitica
Autore: Klaus Dodds
Editore: Piccola Biblioteca Einaudi. Mappe
Genere: Saggistica
Traduttore: Chiara Stangalino
AUTORE
Klaus Dodds è professore di Geopolitica alla Royal Holloway University of London e membro dell’Academy of Social Sciences.
Ha scritto e curato numerosi libri, tra i quali The Antarctic. A Very Short Introduction (OUP 2012), Ice.
Nature and Culture (Reaktion 2018), The Arctic. What Everyone Needs to Know (OUP 2019) e Border Wars. The Conflicts that Will Define Our Future (Elbury Press 2021).
Per Einaudi ha pubblicato Il primo libro di geopolitica (2023).