Ci sono, è vero, certi momenti che la vita fa pillone, fa groppo, come la farina di castagne poco cotta, come la roba di carne o di pane di ieri quando hai i denti rotti dall'età e dagli abusi, che non riesci a masticarla bene, e la inghiotti uguale, come facevi a quattordici anni, ma non li hai più, quattordici anni, e anzi, nemmeno ti rimangono da vivere, quattordici anni, e meno male, che sinceramente - la vita a volte è un singhiozzo lungo e poi una botta sulla schiena, e a volte tocca il Pronto Soccorso e a volte non basta nemmeno quello, a volte, vedi, la vita finisce. A volte la vita finisce prima di cacare, perché muori in singulto, che sinceramente è meglio, per chi rimane. Ma meglio tanto.
BANANE
Del resto chi scrive è arrogante per natura, anche se scrivi sul giornalino della quinta effe, anche se scrivi lettere interminabili ad una fidanzata, povera, che sarà costretta a leggerti, anche e soprattutto se sei un writer, un grafomane, un fumettaro in erba, un dipintore di teste d’indiano o di muflone putrefatto. Sei un arrogante del cazzo, anche se ti definisci crepuscolare, anche se ti firmi guidogozzano, senza chiocciola. Sei un arrogante di merda che pretende che il mondo lo stia a sentire, quasi come se tu avessi qualcosa di nuovo da dire, dopo miliardi di anni e pitture rupestri, esploratori dell’inconscio altrui, espressionisti americani e astratti dovunque e sempre e banane. Banane.
NONNULLA
e quindi avrei da dire diverse cose, diverse situazioni, avrei un mondo da esprimere, condizionare, rivoltare, avrei davvero cose che non si dicono, che a volte fanno mistero, avrei una saccagna di robe indomite, di costole – e scamerita di maiale di cinta, con la noce moscata
avrei chiodi di garofano e cannella
avrei cumino, e quasi nulla
un nonnulla.