You like it darker – Salto nel buio
SINOSSI
«L’immaginazione ha fame e ha bisogno di essere nutrita» scrive Stephen King nella postfazione di questa magnifica raccolta di dodici racconti che ci calano nei meandri più oscuri dell’esistenza, sia metaforicamente che letteralmente.
Storie sul destino, la mortalità, la fortuna e le pieghe della realtà dove tutto può succedere, ricche e avvincenti come i suoi romanzi.
King, da oltre mezzo secolo, un maestro della forma, scrive per provare «l’euforia di abbandonare la quotidianità» e in You Like It Darker i lettori sentiranno la medesima esaltazione.
Due bastardi di talento racconta il segreto, a lungo nascosto, che lega per sempre due amici divenuti famosi. Nell’Incubo di Danny Coughlin, un’intuizione senza precedenti ribalta decine di vite, quella del protagonista in maniera più catastrofica. In Serpenti a sonagli, sequel di Cujo, un vedovo in lutto si reca in Florida in cerca di conforto e riceve invece un’eredità inaspettata. Ne I sognatori, un taciturno veterano del Vietnam risponde a un annuncio di lavoro e scopre che ci sono alcuni angoli dell’universo che è meglio lasciare inesplorati. L’Uomo delle Risposte si chiede se la preveggenza sia una fortuna o meno e ci ricorda che una vita segnata da una tragedia insopportabile può ancora essere salvata.
Dal leggendario Maestro della narrativa, una straordinaria raccolta di racconti iconici, che ci conferma la sua capacità insuperabile di sorprendere, stupire e portare terrore e conforto insieme.
Preparatevi a fare un salto nel buio.
RECENSIONE
Stephen King torna con You like it darker, la sua tredicesima raccolta di racconti pubblicata in Italia. Lo fa riprendendo alcune storie abbozzate anni addietro, inserendone di nuove e ripubblicandone una, Laurie, già edita da Sperling & Kupfer nel 2018.
Il Re si cimenta quindi di nuovo con la forma racconto, confermando da una parte le sue indiscusse doti immaginifiche e, dall’altra, dimostrando ancora una volta come, col tempo, i tempi del suo narrare si siano dilatati, tanto che il racconto più nuovo della raccolta, L’incubo di Danny Coughlin, supera le 160 pagine facendone così un romanzo breve, o un racconto decisamente lungo.
Le dodici storie che compongono questa raccolta riprendono tutte temi fortemente Kinghiani, alcune con minore ed altre con maggiore forza. La forma del racconto, non potendo utilizzare ambientazione e personaggi per catturare il lettore, è giocoforza centrata sulla trama e, spesso, sul ribaltamento di prospettiva o sul colpo di scena come ha insegnato Richard Matheson che, nel campo, è forse il Maestro indiscusso.
Si tratta perciò di una forma che non tollera spoiler quindi, dato che qualcosa si deve pur dire, proverò a dare una chiave di lettura che possa incuriosire chi ancora non lo ha letto e, magari, suggerire una riflessione a chi invece lo ha già terminato. Andrò in ordine di presentazione.
Due bastardi di talento è una storia dal sapore western, anche se ambientata ai giorni nostri.
Due amici conducono laboriose e oneste vite di provincia, Spielberg ha già girato queste scene decine di volte: amici fin dall’infanzia, ben inseriti nella comunità, lavorano insieme in una piccola impresa di discreto successo. Condividono anche il rituale di una settimana l’anno di caccia nei boschi. Alla soglia della mezza età, tuttavia, arriva per entrambi un successo imprevedibile.
Questa è la storia del segreto dietro quel successo. Per King è l’ennesima occasione di arricchire il suo universo inserendo uno scrittore come protagonista, e direi per fortuna perché i due esempi di prima e dopo la cura con cui impreziosisce un racconto instant classic sono una miniera di riflessioni per qualsiasi editor o aspirante scrittore. Cinematograficamente siamo dalle parti di Ai confini della realtà o di Super8 ma il sapore familiare della storia non guasterà nulla del piacere di leggerla.
Il quinto passo è un racconto brevissimo e nero, una stilettata di cattiveria gratuita che non vi guasterò aggiungendo parole.
Visto che si parla di alcol, non si tratta di una bottiglia di vino bianco ghiacciato e neppure di un cocktail, piuttosto è uno shot di tequila che infiamma il palato. Niente di originale o di raffinato ma, a volte, questo è esattamente quello che serve.
L’incubo di Danny Coughlin è il racconto più lungo della raccolta e sarebbe potuto benissimo essere pubblicato come romanzo breve (prevedo in effetti che lo sarà, prima o poi).
Si tratta a mio avviso del pezzo più interessante della raccolta non solo per la storia, che si regge in perfetto equilibrio tra ordinario e straordinario proponendo una riflessione sulle conseguenze imprevedibili che può comportare l’atto di varcare il Velo di Maya.
Non si tratta nemmeno dei personaggi, che King cesella perfettamente regalandoci, tra gli altri, uno straordinario antagonista affetto da aritmomania. Si tratta soprattutto di un cambiamento nella visione filosofica di King che, nelle ultime opere, sembra avvicinarsi alla fine con sempre minori certezze ed una profonda inquietudine. La realtà oltre il velo, sembra dirci, non è divisa in bene e male, e ad attenderci non c’è neppure il terrore cosmico descritto da Lovecraft. In quella parte che non possiamo che chiamare Altrove non ci sono regole né rapporti causali, nessun giudizio né morale e le cose accadono, se accadono, per meccaniche incomprensibili, indifferenti o inconsapevoli della nostra esistenza.
Finn è il racconto divertito di fino a che punto le cose possano andare storte. È anche l’occasione per riflettere su certe conseguenze della politica sulla sicurezza ma, in ogni pagina, si respira quanto King si sia divertito a scriverlo.
In Lungo Slide Inn Road King torna sul tema della decadenza fisica, distinguendola da quella morale con un esempio generazionale.
Non è la prima e nemmeno la seconda volta che King tratteggia la figura di un anziano, che nei modi incarna l’ideale della Greatest Generation, ergersi a difensore dell’infanzia per sopperire all’incapacità della generazione di mezzo di fare tutto ciò che è necessario. Che si tratti di una autocritica o meno (immagino di sì visto che King appartiene alla generazione dei Boomers), il rimpianto verso un certo modello di dura autorevolezza e di guida morale è un topos della sua poetica ed è sempre interessante ritrovarlo.
Lo schermo rosso è un raccontino basato sul colpo di scena ma la derivazione pressoché infinita sul tema dell’invasione degli ultracorpi e il finale telefonatissimo in tutti i sensi non lo rendono particolarmente memorabile.
L’esperto di turbolenze, invece, affronta di nuovo il tema dei viaggi aerei riportandoci immediatamente sulle atmosfere de I Langolieri e il fatto che il Re abbia deciso di non far incrociare questi due racconti sa inevitabilmente di occasione mancata.
Seppur funzionale, a me è sembrato troppo breve: il tema avrebbe meritato qualche spiegazione in più e i due protagonisti sono troppo interessanti per liquidarli così. Peccato.
Laurie è un bel racconto sui temi consueti dell’invecchiamento, della elaborazione del lutto e della possibilità di una rinascita interiore.
E Laurie è una cagnetta deliziosa.
Serpenti a sonagli ci riporta a Duma Key ed è un racconto decisamente interessante sia nei personaggi che nella ambientazione. Inquietante, teso, si sarebbe prestato bene a farne un romanzo.
Certe presenze mi hanno ricordato quel capolavoro misconosciuto che è Mucchio d’ossa e davvero ci si trova a chiedersi, preoccupati, come farà il protagonista a trarsi d’impaccio. Dispiace per il finale, anche qui telefonatissimo, ma sappiamo bene che non è per i finali che amiamo lo Zio.
L’uomo delle risposte lo abbiamo conosciuto altre volte in altri racconti e romanzi: sappiamo per certo che a volte si fa chiamare Elvid e che sarebbe sempre bene diffidare da chi ci permette di dare una sbirciata nell’abisso.
L’atmosfera richiama la Zona del crepuscolo e una America più semplice e, forse, più felice persino nel suo modo di rappresentare l’orrore.
Sperando di non avervi rovinato il palato concludo dicendo che ho letto You like it darker in due giorni, che Stephen King è come il gelato preferito della vostra infanzia e che non esiste motivo al mondo per rinunciare al piacere di una lettura che è sempre una conferma.
Titolo: You like it darker
Autore: Stephen King
Editore: Sperling & Kupfer
Genere: Horror
Traduttore: Luca Briasco
AUTORE
Se non conoscete Stephen King ci sono solo due possibilità: avete appena imparato a leggere, e in tal caso forse meglio cominciare con qualcosa di più adatto all’età, o siete alieni atterrati da poco.
In ogni caso, Stephen King ha pubblicato solo in Italia 79 tra romanzi e raccolte di racconti. I suoi scritti hanno venduto circa mezzo miliardo di copie e la sua influenza nella cultura popolare americana ed europea degli ultimi quarant’anni è tanto grande da essere difficile quantificarla.