Vi scriverò ancora – Lettere alla famiglia 1949-1960
Sinossi
Sono tanti i modi in cui possono essere accolte le giovanili lettere familiari di Andrea Camilleri. Uno però trascende tutti gli altri. È il modo di lettura di un oroscopo: di una osservabile configurazione astrale disegnata dai segni zodiacali e dai pianeti, metaforicamente trasposti nelle lettere che fanno sistema e determinano i pronostici sul maturo inventore del commissario Montalbano, sapiente lettore degli stessi libri preferiti dall’ancora inconsapevole scrittore di lettere; e di quell’irresistibile folletto chiamato Catarella, incarnazione di una plateale gestualità e teatrale comicità già portate in scena negli sketches improvvisati da Camilleri nelle sue carte messaggere.
Il Camilleri dell’epistolario è un infervorato studente fuorisede.
Vive a Roma. È un borsista dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha due insigni maestri, Silvio d’Amico e Orazio Costa. Fa subito amicizia con Vittorio Gassman, giovane attore del teatro di posa. Lui studia regia teatrale. È un moderno Robinson Crusoe, che di continuo deve inventarsi un alloggio sempre provvisorio, le suppellettili necessarie, tutti i gesti della giornata tra il lavaggio della biancheria e la ricerca di un ristorantino alla portata delle sue tasche semivuote, nonostante le sollecite sovvenzioni di una famiglia tutt’altro che ricca.
In casi estremi può sempre contare su qualche generoso buffet da assaltare, magari in compagnia di una attricetta dell’Accademia e intonando «inni di guerra» condivisi dagli invitati più illustri: fra i più insospettabili, scrittori come Moravia o attori già affermati come Massimo Girotti. C’è qualcosa di picaresco nella narrazione epistolare, spesso autoironica e spettacolare: anche nel caso di quel convulso correre, qua e là, senza sosta, alla ricerca di un lavoretto. E intanto Camilleri studia, studia, studia. Pubblica poesie, racconti, articoli. Scrive soggetti per il cinema e per la radio. Si propone come regista.
Riesce a collaborare con l’Enciclopedia dello spettacolo. E fa incontri strabilianti, come una volta accadeva ai cavalieri erranti. Conosce, insieme a Jean-Paul Sartre, il grandioso e canagliesco Jean Genet: scrittore e drammaturgo, ladro, cinico, generoso e argutamente spiritoso. Camilleri chiede il recapito all’ospite. Si sente rispondere che l’indirizzo più si- curo è, ovviamente, il carcere.
Camilleri è giovane, giovanissimo. Ama il teatro.
E come regista ha capacità anche rabdomantiche. Fa sgorgare l’acqua, dove tutti vedono solo cespugli secchi e pietrame. Annusa nell’aria, pure. Capta il vento che arriva. Anticipa i tempi, mettendo in scena autori ancora non sperimentati in Italia. Si chiamano Ionesco e Beckett. Sono gli anni 1957- 1958. Gli capita di cercare un attore all’altezza della parte. Non riesce a trovarlo. Gli piace azzardare. E decide di sostituire l’attore con un manichino. Il successo è strepitoso.
a cura di Salvatore Silvano Nigro in collaborazione con Andreina, Elisabetta e Mariolina Camilleri
Recensione
«Dopodomani compirò ventisei anni. Dicono che noi, nati sotto il segno della vergine, abbiamo la fortuna un poco ritardata, attorno ai 30 anni. Speriamo che ci siano delle eccezioni alla regola».
Per chi ha amato la scrittura, la verve, la cultura, la sensibilità e l’ironia di Andrea Camilleri, questo libro è un regalo prezioso. Pensate: avere la possibilità di conoscere realmente l’uomo dietro lo scrittore, i suoi sentimenti, le sue paure e i timori, l’amore e l’ambizione del Giovane Camilleri.
Vi scriverò ancora è una raccolta di epistole che va dal 1949 fino al 1960: sono le lettere che il giovane Andrea da Roma scrive alla sua famiglia in Sicilia, a Porto Empedocle o, come lo chiama lui, semplicemente Porto.
“Notiziare” il termine che utilizza spesso lo scrittore nelle sue lettere: “vi notizierò” invece di “vi aggiornerò”. Notiziare è un verbo antico, ormai quasi scomparso, molto tecnico, eppure, l’utilizzo che ne fa Camilleri nelle sue lettere è affettuoso, intimo, colloquiale.
In questo libro si ritrova il Camilleri che abbiamo conosciuto attraverso i suoi romanzi e le sue interviste. Ironico e sveglio, amante del cibo e delle belle donne. Il ragazzo non ne fa un mistero mentre racconta alla madre e al padre la sua vita a Roma: al giovane Andrea le donne piacciono parecchio e, da quel che si deduce, ha un certo talento nel conquistarle. Ma la sua passione sembra essere sempre il cibo. Un po’ come il personaggio che lo ha reso celebre: Salvo Montalbano che non rinunciava alla gioia regalata da un buon piatto. Camilleri cita in quasi tutte le sue lettere cosa ha mangiato, i ristoranti che frequenta, le cene e ringrazia i genitori se nel pacco spedito da Porto vi sono dolci o liquori.
“Mentre si parlava di cose eccelse come musica, pittura, poesia, si spalancarono le porte del buffet. Istantaneamente trasformati in bruti da penitenziario, ci precipitammo verso il tavolo in una mischia senza quartiere”
In Vi scriverò ancora scopriamo anche l’ambizione del giovane Andrea.
Siamo nel dopoguerra e Camilleri ha deciso di trasferirsi a Roma per frequentare la scuola di arte drammatica di Silvio D’Amico. Entra come unico regista del corso. Vivrà periodi difficili in cui chiederà continuamente soldi ai genitori. Leggiamo lettere in cui il ragazzo racconta la fatica di vivere nella Capitale, in un periodo in cui il cinema italiano stava diventando epicentro culturale. Cinecittà, il teatro, la letteratura. Andrea Camilleri proverà a farsi strada in qualsiasi modo cercando di entrare in contatto con chi può aiutarlo, scrivendo lettere, facendo scelte alle volte, forse, un po’ pazze ma che, a lungo andare, gli daranno ragione.
“Voglio arrivare, a qualunque costo, anche a vendermi l’anima”
Camilleri ha tanta fame di diventare qualcuno, a tutti i costi. Lavorando di continuo, dormendo pochissimo, litigando anche violentemente con chi sta intralciando il suo cammino.
Le lettere all’inizio sono tante, vuoi perché sono i primi periodi lontano dalla famiglia, vuoi perché, da quel che si evince, è l’unico modo per comunicare. Non si parla di telefonate.
È strano come oggi siamo abituati a essere iperconnessi, le distanze assottigliate ma solo ottanta anni fa una telefonata poteva essere complicata. I telefoni già c’erano ma forse non tutti ne possedevano uno. Soprattutto in un paesino della Sicilia pochi anni dopo un devastante bombardamento che aveva anche danneggiato le linee di comunicazioni.
Notiamo anche un Camilleri che non ha peli sulla lingua o, almeno, non ne ha con i genitori
“Sì, cara mamma, ci vuole il regista: come devo dirtelo che gli attori e le attrici sono idioti e non sanno né come né quello che leggono?”
Andrea Camilleri, pur coltivando la passione per la poesia e la letteratura, è convinto che la scrittura non sia remunerativa come il teatro e il cinema; scrive spesso perché è pagato, lavora per l’Enciclopedia (Treccani). Sembra proprio che la sua ambizione primaria sia fare il regista teatrale e anche cinematografico, tanto da scrivere alla madre:
«Ci faccio una birra, con la poesia. Io ho bisogno di soldi e non di belle parole»
Nel 1953 ha la grande occasione: dirigere uno spettacolo teatrale di De Angelis. Camilleri sa che è la sua grande occasione. Lavorerà giorno e notte a questa regia.
Per evitare di andare dietro a tanti attori, riesce a ridurre i personaggi da 29 a “soli” 19. Attraverso le lettere di questo periodo in cui Camilleri descrive minuziosamente il suo lavoro ai genitori, ci immergiamo nel dietro le quinte di uno spettacolo: le prove, gli attori che entrano in crisi, chi non ama il personaggio e lascia da un giorno all’altro lo spettacolo; chi finanzia lo spettacolo e magari sceglie un’attrice diversa da quella scelta dal regista. E ancora i costumi, le scene, il nervosismo del regista che per paura di non riuscire a ottenere ciò che vuole dal suo spettacolo rischia di fare una strage.
Lo spettacolo va bene e Camilleri si premia passando un mese di vacanze in Sicilia ma qui si renderà conto che gli manca qualcuno, qualcuno che aveva conosciuto durante le prove dello spettacolo, come si legge nella lettera del 10 novembre del 1953: «A proposito di quando sarò sposato: credo veramente di stare facendo, per la prima volta in vita mia, una cosa molto giusta e seria con una ragazza. È Rosetta Del Siesto, quella che mi scriveva in Sicilia».
Fino ad allora Andrea Camilleri non aveva mai parlato seriamente di una ragazza, aveva sempre sottolineato che era concentrato sulla carriera e, invece, con Rosetta la sua vita prende una direzione diversa.
Dirà spesso che grazie a ella limita la sua irruenza e che la ragazza lo fa stare sereno «voglio che sia una cosa solida, per tutta la vita, altrimenti non ne farò niente» e ancora «…Preferendo non schiaffeggiarlo un’altra volta (questa volta per la verità dovrei prenderlo a cazzotti) e dato che c’è la benedetta Rosetta che mi tira (spiritualmente) la giacca…».
La storia con Rosetta durerà tutta una vita: lei sarà il suo punto di riferimento. Rosetta si è spenta tra il 30 aprile e il primo maggio di quest’anno a 97 anni ed è stata a partire dagli anni ’50 e per tutta la vita consigliera e prima lettrice di tutti i lavori di Camilleri.
Tasche sempre vuote e con tanti sogni e progetti, in questa raccolta epistolare troviamo il Camilleri che abbiamo conosciuto attraverso le pagine dei suoi scritti. Sveglio, ironico, spesso rigido nel suo lavoro, soprattutto come regista.
Coraggioso (ricordiamo che è il primo a portare sul palcoscenico italiano Beckett!), con un metodo di scrittura quasi maniacale (ogni mattina prima di sedersi a scrivere si sbarbava e si vestiva come se dovesse andare in ufficio e i romanzi della serie di Montalbano dovevano essere di un numero definito di cartelle e ogni capitolo di 10 cartelle del suo computer!).
La raccolta di queste intime lettere, affettuose, spesso ironiche e piene di ansia e speranze, non vanno divorate, ma lette pian pianino, come fossero lettere di un amico lontano. E ci fanno riscoprire il piacere di scrivere per informare qualcuno delle proprie sensazioni e progetti, qualcosa che il messaggio vocale ha reso freddo e meccanico.
TITOLO: Vi scriverò ancora. Lettere alla famiglia 1949-1960
AUTORE: Andrea Camilleri
EDITORE: Sellerio Editore
GENERE: Epistolare
AUTORE

Andrea Camilleri (Porto Empedocle, 1925-Roma, 2019), regista di teatro, televisione, radio e sceneggiatore. Ha insegnato regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Ha pubblicato numerosi saggi sullo spettacolo e il volume, I teatri stabili in Italia (1898-1918). Il suo primo romanzo, Il corso delle cose, del 1978, è stato trasmesso in tre puntate dalla TV col titolo La mano sugli occhi. Con questa casa editrice ha pubblicato: La strage dimenticata (1984), La stagione della caccia (1992), La bolla di componenda (1993), Il birraio di Preston (1995), Un filo di fumo (1997).
Il gioco della mosca (1997), La concessione del telefono (1998), Il corso delle cose (1998), Il re di Girgenti (2001), La presa di Macallè (2003), Privo di titolo (2005), Le pecore e il pastore (2007), Maruzza Musumeci (2007), Il casellante (2008), Il sonaglio (2009), La rizzagliata (2009), Il nipote del Negus (2010, anche in versione audiolibro), Gran Circo Taddei e altre storie di Vigàta (2011), La setta degli angeli (2011), La Regina di Pomerania e altre storie di Vigàta (2012), La rivoluzione della luna (2013), La banda Sacco (2013), Inseguendo un’ombra (2014), Il quadro delle meraviglie. Scritti per teatro, radio, musica, cinema (2015), Le vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta (2015).
La cappella di famiglia e altre storie di Vigàta (2016), La mossa del cavallo (2017), La scomparsa di Patò (2018), Conversazione su Tiresia (2019), Autodifesa di Caino (2019), La Pensione Eva (2021), La guerra privata di Samuele e altre storie di Vigàta (2022), Il teatro certamente. Dialogo con Giuseppe Dipasquale (2023), Un sabato, con gli amici (2024); e inoltre i romanzi e racconti con protagonista il commissario Salvo Montalbano: La forma dell’acqua (1994), Il cane di terracotta (1996), Il ladro di merendine (1996), La voce del violino (1997), La gita a Tindari (2000), L’odore della notte (2001).
Il giro di boa (2003), La pazienza del ragno (2004), La luna di carta (2005), La vampa d’agosto (2006), Le ali della sfinge (2006), La pista di sabbia (2007), Il campo del vasaio (2008), L’età del dubbio (2008), La danza del gabbiano (2009), La caccia al tesoro (2010), Il sorriso di Angelica (2010), Il gioco degli specchi (2011), Una lama di luce (2012), Una voce di notte (2012), Un covo di vipere (2013), La piramide di fango (2014), Morte in mare aperto e altre indagini del giovane Montalbano (2014), La giostra degli scambi (2015), L’altro capo del filo (2016), La rete di protezione (2017).
Un mese con Montalbano (2017), Il metodo Catalanotti (2018), Gli arancini di Montalbano (2018), Il cuoco dell’Alcyon (2019), Riccardino (2020), La prima indagine di Montalbano (2021), La coscienza di Montalbano (2022), La paura di Montalbano (2023).
Premio Campiello 2011 alla Carriera, Premio Chandler 2011 alla Carriera, Premio Fregene Letteratura – Opera Complessiva 2013, Premio Pepe Carvalho 2014, Premio Gogol’ 2015.