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Mi volterò e tu non lo saprai. Non lo saprai
che t’avrò guardata, perché tu già sarai in cammino
di ritorno verso l’Ade. La luna che ci osserva
e mezza sembra sorriderci, conoscitrice com’è
dei mali altrui, non è ignara al destino
degli uomini. Ma tutto procede bene sulla via
del fiume: l’acqua scivola, sui remi, quando con lieve
sforzo mi precipito
a dare la spinta. Nulla è come
non dovrebbe essere.
Il tuo sorriso non lo sa, non lo sa
che in gioco c’è l’eternità, non lo sa che è giusto
perdersi per sempre, che è giusto essersi ritrovati.
Non lo sa e non lo so nemmeno io
che ti ho cercata, che tanto ti ho desiderata,
che tanto ti ho amata. Euridice, voltandomi
ho reso eterno il nostro addio.
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Riopy, Drive*
Quanto amore ci vuole in questo
mondo per poter dire anche senza
me, anche senza te, anche senza noi
tutto questo un giorno
risplenderà delle foglie che ora
raccogliamo per donarcele,
in una smorfia che ricorderemo
solo noi due; del tuo volto
che improvviso si fa serio
e poi scompare.
Ha un significato
che io ora non so trovare
questo buio che la luce non riesce
a penetrare. Avrei
dovuto studiare un alfabeto
diverso e coglierne il silenzio,
fare un mantra per allontanarti
ogni qualvolta ti saresti
fatta avanti
– ma non saresti stata tu.
Avrei dovuto saperlo:
quelle parole servivano
per far sentire meno soli i rami
spogli, nient’altro che loro.
Di me, di te, di noi un giorno
risplenderà quella blu jacaranda.
Questa è la promessa
dell’eternità. E non fa rumore.
*Drive è un’opera musicale suonata al pianoforte di Riopy
***
All’amico Fabio
È questo esempio di mondo che non tace mai,
la solitudine. Tu diresti il silenzio,
il restare chiusi e lontani da chiunque.
No, non c’è nulla di più sbagliato che credere
che la solitudine
sia la foglia appesa all’albero.
Nel tacito fragore dell’infinito,
l’essenziale si misura stando con la testa in su,
mentre dentro brulicano le stelle.
Ti hanno mai detto che forse, in un luogo remoto,
c’è qualcuno che osservando la nostra di stella
si chiede se sia possibile essere così soli
nell’Universo? Un giorno un amico
mi disse: «non sentirai
mai da me dirti ciò che tu già non sai,
ciò che tu non mi comandi di dirti».