La vita avventurosa di Miles Franklin
Sinossi
Australia, primi anni del Novecento. Stella Miles Franklin è la maggiore di sette tra fratelli e sorelle, vive in una fattoria dell’entroterra. Adora i panorami mozzafiato australiani e i grandi spazi, è un’eccellente cavallerizza, ma le va stretta la morale vittoriana di cui è ancora impregnata l’immensa colonia britannica. Miles non vede se stessa come moglie e madre, sottomessa al marito.
Si vede libera, padrona del suo destino. Nel 1901, a vent’anni, scrive un romanzo, La mia brillante carriera, che inaspettatamente diventa un bestseller proiettandola agli onori della cronaca. Il successo del libro non le frutterà un centesimo, Miles vivrà in maniera semplice, ma con la certezza che la sua passione sia scrivere.
È l’inizio di una vita avventurosa in cui Miles abbraccerà la nascente causa femminista, partirà per l’America, lavorerà come cavallerizza in un circo del Colorado, sosterrà il grande sciopero delle operaie a Chicago, partirà per l’Europa allo scoppio della Prima guerra mondiale e si arruolerà volontaria per prestare servizio in un ospedale da campo sulle montagne dei Balcani.
Il tutto senza mai smettere di scrivere, ma celandosi sotto pseudonimi che le faranno vivere vite parallele, fino al meritato successo.
Recensione
Sarebbe piaciuta a Michela Murgia Stella Miles Franklin, questa Morgana che, ricorrendo a mille espedienti e travestimenti, è riuscita a farsi strada in un mondo maschile, tanto da essere oggi considerata una delle maggiori scrittrici australiane, con un premio letterario a lei dedicato.
La conosciamo, nel romanzo di Alexandra Lapierre, quando poco più che adolescente, dà prova del suo carattere scrivendo il suo primo libro “La mia brillante carriera” a Stillwater, un angolo dell’Australia lontano dai circoli letterari. Nel romanzo parla dei suoi anni difficili, della durezza della sua terra. Per evitare di essere cestinata dalle case editrici, sceglie il suo primo pseudonimo: Miles, nome del nonno materno, un galeotto, simbolo di libertà e del legame con le sue radici australiane.
Dopo tanti rifiuti, il romanzo viene pubblicato e Miles conosce subito gioie e dolori del successo: dopo un primo rifiuto da parte dei suoi concittadini che si vedevano messi a nudo da un’adolescente ribelle, arrivano le recensioni positive da parte della critica. I suoi genitori, con i quali avrà sempre un rapporto ambivalente, non vedono di buon grado le inclinazioni letterarie della figlia: una donna, in quel tempo, doveva sposarsi e avere una famiglia. Ma Miles ha, ad incoraggiarla, diversi mentori: la sua maestra, Rose Scott, e, a Sidney, dove si trasferirà presto, il poeta Banjo Paterson e Alfred Stephens, critico del Bulletin, il giornale più letto d’Australia.
A Sidney decide, come fosse una vera giornalista, di diventare domestica, con l’obiettivo di raccontare le difficili condizioni di vita di queste donne.
Comincia forse qui la vocazione sociale della sua scrittura.
A Melbourne, dove si trasferisce, conosce Vida Godstein, una femminista che dirigeva il mensile “The woman’s sphere”. Gli incontri e le amicizie con donne e uomini sarebbero stati una costante della sua lunga e avventurosa vita.
Capisce subito Stella Miles che, per coltivare la sua scrittura e per avere successo deve lasciare l’Australia: a 26 anni parte quindi per San Francisco, dove arriva trovando una città distrutta dal terremoto. L’autrice è brava nel descrivere il clima caotico della città americana e il piccolo mondo confortato dalle amicizie che Stella riuscirà a crearsi, qui come in ogni altra città in cui metterà piede. Colpisce, nel racconto, la grande capacità di questa donna di ricominciare dopo ogni rovescio di fortuna, lei che pure, per le sue umili origini, non aveva grande fiducia in se stessa.
Si rimette di nuovo in viaggio e parte alla volta di Chicago, una città che la turba per i suoi grattacieli e le sue sacche di povertà. Qui conoscerà Jane Adam, che nel 1906 (!) aveva fondato la Hull House, un centro dove si aiutavano le donne in difficoltà, facendole studiare e aiutandole a coltivare le proprie passioni, nella convinzione che anche i poveri avessero diritto alla bellezza. Per questo riceverà, nel 1931, il premio Nobel per la pace.
Miles entrerà in nuove cerchie di amicizie, cambierà tanti lavori, commessa, segretaria, e persino cavallerizza in un circo, senza mai smettere di scrivere.
Quando scoppia la Prima Guerra Mondiale, sente il bisogno di rendersi utile: la generosità è infatti un tratto che la caratterizza profondamente spingendola a imbarcarsi dapprima per l’Inghilterra e poi per i Balcani. A Ostrovo, diventerà volontaria nel locale ospedale di campo.
Qui si ammalerà di malaria e saranno ancora una volta le amicizie vicine e lontane a sostenerla: “In fin dei conti, dopo che tutto è stato detto e fatto, l’amicizia è l’unico affetto di cui ci si possa fidare. Quello che chiamano amore è un delirio dei sensi e della mente, quando fa caldo ti fa prendere lucciole per lanterne e quando è freddo è crudele. L’amicizia, invece, è avere il cuore al caldo in un mondo gelato, è terra solida nella palude”.
Non che le fossero mancati gli amori, in realtà, ma nessuno dei suoi tanti corteggiatori saranno in grado di convincerla a trasformare quel sentimento in un progetto di vita: lo spettro del matrimonio la impauriva, non voleva diventare come sua madre, succube di una vita imposta da altri. Eppure, non avrebbe mai dimenticato la sua terra d’origine, tanto da decidersi a tornarvi dopo 17 anni di lontananza: nell’ultima parte della sua esistenza, continuerà a scrivere sotto pseudonimo conoscendo infine quel successo inseguito per tutta la vita.
Si intravede tra le pagine di L’indomabile e misteriosissima Miles Franklin, la ricchezza di documenti che Alexandra Lapierre ha consultato per ben 4 anni, con lo scopo, riuscito, di trasmetterci la fame di assoluto di questa donna.
Alexandra Lapierre ci dona un ritratto sfaccettato, multiforme, che non nasconde le fragilità del carattere e le molte ambivalenze dei suoi rapporti. Lo stile è galoppante, come quello dei cavalli che Miles tanto amava, ci si chiede continuamente: “E ora, che altro si inventerà?”.
Il paesaggio interiore ed esteriore cambia continuamente, le scene sono cinematografiche: dall’Australia, all’America, all’Europa e ritorno.
Quel che non muterà mai sarà la passione per la scrittura di questa piccola, grande, australiana che, con il suo metro e mezzo di altezza, ci insegna ancora oggi a credere nelle proprie passioni e ad aver fiducia nella vita. Un sentito ringraziamento, dunque, ad Alexandra Lapierre per averle dato il posto che merita in una Storia scritta dagli uomini per gli uomini.
Titolo: L’indomabile e misteriosissima Miles Franklin
Autrice: Alexandra Lapierre
Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
Editore: edizioni E/O
Genere: romanzo biografico
Autrice

Alexandra Lapierre è un’autrice francese. Premiata dall’Académie Française, mentre l’Académie Goncourt ha scelto Belle Greene come libro dell’estate 2021, ama scrivere romanzi storici con protagonisti personaggi dimenticati dalla storia, soprattutto donne.
Tra le sue opere pubblicate in Italia ricordiamo Artemisia (Mondadori, 1999), Le Angeliche (Mondadori, 2001), La dissoluta (Il Saggiatore, 2012), La Regina dei mari (Il Saggiatore, 2014), La donna dalle cinque vite (E/O, 2015), Belle Greene (E/O, 2021), La donna dalle cinque vite (E/O, 2023) e Fanny Stevenson.
Tra passione e libertà (E/O, 2024).
L’indomabile e misteriosissima Miles Franklin è il suo recente romanzo edito E/O