Avanzando nell'Oriente in fiamme di Peter Hopkirk - ilRecensore.it
Avanzando nell'Oriente in fiamme di Peter Hopkirk - ilRecensore.it

Avanzando nell’Oriente in fiamme di Peter Hopkirk

Avanzando nell’Oriente in fiamme. Il sogno di Lenin di un impero in Asia

“L’Oriente” proclamava Lenin “ci aiuterà a conquistare l’Occidente”.

Quando fu ormai chiaro che la rivoluzione tanto attesa in Europa non si sarebbe potuta concretizzare, il leader bolscevico virò il suo sguardo verso est, guardando oltre le città carovaniere della Via della Seta, gli aspri deserti dell’Asia centrale, le alte catene montuose del Karakorum, fino al più ricco di tutti i possedimenti imperiali: l’India.

In questo libro, il grande giornalista e storico Peter Hopkirk racconta per la prima volta il tentativo bolscevico di incendiare l’Oriente con la nuova inebriante dottrina del marxismo. Il progetto di Lenin prevedeva come primo passo l’innesco di un’insurrezione nell’India britannica, che avrebbe mostrato i limiti del dominio imperialista inglese creando i presupposti per una rivoluzione anche in Gran Bretagna.

Spie britanniche, rivoluzionari comunisti, teorizzatori musulmani e signori della guerra cinesi, perfino un barone sanguinario che bruciava vivi i prigionieri bolscevichi, danno origine a eventi talmente straordinari che a stento si crede possano essere realmente accaduti. Un saggio storico più avvincente di un romanzo di spionaggio, ambientato in Asia centrale durante gli anni turbolenti che seguirono la Rivoluzione d’Ottobre, nel punto di incontro fra tre grandi imperi – britannico, russo e cinese – e campo di battaglia del nuovo Grande Gioco: “Un intreccio di macchinazione e tradimento, barbarie e terrore e, a volte, di vera e propria farsa”.

E’ proprio vero che la storia di un luogo è espressione della sua geografia, e i luoghi di cui si parla in questo libro, i territori di frontiera dell’Asia centrale, non fanno certo eccezione. La loro posizione geografica al confine di molteplici grandi imperi e l’appartenenza all’antica Via della Seta ne fanno un crocevia di popoli e credenze diversi, un crogiuolo di esperienze e idee che si incontrano e molto spesso si scontrano generando eventi inaspettati.

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre del 1917 i bolscevichi identificarono nella città di Tashkent (l’attuale capitale dell’Uzbekistan) un luogo strategico per diffondere la Rivoluzione legata alla nuova dottrina marxista e ne fecero un avamposto per coordinarsi nei territori limitrofi. L’intenzione era quella di attuare una futura Rivoluzione in India di modo che quest’ultima potesse sottrarsi al dominio britannico. Ovviamente l’Inghilterra cercò in tutti i modi di sabotare questo disegno e mandò diverse spie che ne ostacolassero l’attuazione

Il generale inglese Malleson si vantava di avere occhi e orecchie ovunque: “Avevo alcuni dei migliori ufficiali, che parlavano diverse lingue. Avevo agenti a una distanza di più di 1.500 chilometri, perfino negli uffici governativi dei bolscevichi. Staffette di uomini che andavano e venivano di continuo dalle zone che ritenevo importanti. Avevo un agente a bordo quasi di ogni treno delle ferrovie dell’Asia centrale e due o tre uomini in tutti gli snodi ferroviari più importanti. I viaggiatori, di qualsiasi tipo e rispondenti a qualsiasi descrizione, venivano sottoposti a controlli incrociati in tantissimi posti diversi”.

L’impero britannico non era certo l’unico attore ad avere dei servizi segreti sul campo, sicché Tashkent, così come le altre città ed oasi sparse in questo luogo remoto erano piene di spie che agivano per i più svariati interessi.

Per rendere appetibile il nuovo credo politico alle varie comunità etniche che abitavano l’Asia centrale Lenin promise loro, oltre all’uguaglianza, la libertà e l’autodeterminazione come popoli. Molte di queste comunità scoprirono successivamente sulla loro pelle che queste erano promesse che i sovietici intendevano mantenere solo a metà. Inoltre diverse tribù decisero di allearsi temporaneamente ai bolscevichi per favorire i loro interessi e più avanti tradire gli alleati. Ne scaturì una serie di voltafaccia rocamboleschi che portò alla luce alcuni personaggi molto diversi tra loro ma che erano accomunati da una smisurata ambizione.

Se nei classici libri di Storia ci si focalizza sui grandi eventi e sugli uomini al potere che ne hanno decretato le sorti, la bellezza di questo libro, Avanzando nell’Oriente in fiamme, risiede nella scoperta di personaggi di minore importanza se paragonati ai loro governanti e decisori, ma di straordinario interesse se si vogliono comprendere le mille sfaccettature di ciò che è successo. E il racconto che ne deriva è molto più intenso, reale e bislacco di quanto siamo solitamente abituati.

Ci troviamo per esempio al cospetto di un giovane ed affascinante generale turco, Enver Pasha, che desiderava fondare un nuovo impero panturco e che arrivò ad autoproclamarsi “Comandante Supremo di tutti gli eserciti dell’Islam”. Un uomo che temerariamente propose a Lenin di metterlo a capo di un esercito che avrebbe conquistato l’India britannica per i bolscevichi in cambio di un aiuto per rimetterlo al potere in Turchia, con l’intento di tradire in seguito la loro alleanza.

Scopriamo la storia di un fervente antibolscevico, il barone russo Roman Nicolaus Fëdorovič von Ungern-Sternberg. Si trattava di uno psicopatico violento deciso a conquistare Ulan Bator, la capitale della Mongolia per sottrarla al dominio cinese e mettersi a capo delle tribù mongole per ricostruire l’impero di Gengis Khan, del quale si credeva la reincarnazione. Le sue scorrerie portarono il terrore ovunque passasse e la sua crudeltà era leggendaria.

Ci inoltriamo nella storia dell’India di inizio ‘900, una terra in pieno fermento (in particolare la popolazione musulmana) a causa dell’umiliante smembramento dell’Impero turco ad opera dell’Inghilterra e dei suoi alleati dopo la Prima Guerra Mondiale.

In questo contesto si muoveva un giovane idealista indiano, Manabendra Nath Roy, convinto di riuscire, praticamente da solo, a rovesciare il governo britannico in favore di una rivoluzione comunista.

Ci spostiamo nel dominio cinese attraverso la storia di Michail Borodin, un esperto e brillante rivoluzionario russo a cui era stato affidato il compito di portare la rivoluzione in Cina. A seguito di intrighi e avvicendamenti di potere si ritroverà infine a fuggire dal paese a causa di un generale doppiogiochista, Chiang Kai-shek, e a sperare di rivedere la moglie Fanya, che ad un certo punto venne rapita da un Signore della guerra del Nord per tornaconto personale.

Ci immergiamo nelle incredibili avventure sotto copertura del tenente colonnello britannico Frederick Bailey del Dipartimento indiano dei servizi segreti e politici, un uomo capace di infiltrarsi addirittura tra i bolscevichi e incaricato da questi di scoprire l’identità di una famosa spia inglese, se stesso.

Valente esploratore e naturalista (tanto che quattro specie di farfalle e due mammiferi portano il suo nome) non venne mai meno alla sua passione, tant’è che trovò sempre il tempo di dare la caccia alle farfalle, perfino durante la sua spericolata fuga dall’Armata Rossa.

Questi ed altri singolari attori sulla scena diventano i protagonisti di un pezzo di storia per noi poco conosciuto e contribuiscono a darci un’idea di quali fossero le svariate dinamiche ed idee circolanti che stavano interessando una buona parte di mondo a quell’epoca.

La scrittura chiara e avvincente di Peter Hopkirk ha la capacità di rendere la storia vivida e accattivante per il lettore, portandolo a tratti a pensare di star leggendo un romanzo d’avventura. L’autore ci fa entrare in un mondo popolato da doppiogiochisti senza scrupoli, eccidi efferati, città carovaniere leggendarie, inchiostro invisibile che può diventare fin troppo visibile, banditi e mercanti, artisti del travestimento e della manipolazione, guerre e pacificazioni, tradimenti ed episodi di estremo coraggio, onore e vendetta. Questa sua capacità ci dimostra che non è la Storia in sé ad essere noiosa ma il modo in cui ci viene raccontata.

P.s. “Avanzando nell’Oriente in fiamme” si inserisce nei luoghi in cui l’autore ambienta i suoi altri scritti, tra cui “Il grande Gioco” e “Diavoli stranieri sulla via della seta” … al lettore curioso suggerisco di non perdersi questi titoli perché densi di grandi avventure ed imperdibili personaggi realmente esistiti.

Peter Hopkirk (1930-2014) ha servito nello stesso reggimento – i King’s African Rifles – in cui era caporale Idi Amin Dada. È stato corrispondente del “Daily Express” e del “Times”, e a causa di un talento investigativo troppo spiccato ha trascorso alcuni periodi di detenzione nelle celle di varie polizie segrete tra Cuba e il Medio Oriente. Ai rapporti intercorsi fra le potenze europee in quel vastissimo territorio lungo il quale correva la Via della Seta ha dedicato sei libri. Presso Adelphi sono apparsi “Il grande gioco” (2004), “Alla conquista di Lhasa” (2008), “Diavoli stranieri sulla Via della Seta” (1982). 

Autore

  • Ambra Devoti

    Ambra Devoti, nata a Piacenza nel 1984. Ha frequentato il liceo artistico nella sua città natale per poi trasferirsi a Firenze dove si è laureata all'Accademia delle Belle Arti. Appassionata di cinema, musica, arte e letteratura, assolutamente indispensabili per vivere una vita degna di essere vissuta

    Visualizza tutti gli articoli