Marco De Franchi A tu per tu con ilRecensore.it
Benvenuto Marco tra le pagine de ilRecensore.it, la rivista letteraria pensata per tutti i protagonisti di questa meravigliosa passione che è la lettura.
Marco De Franchi riconosce di avere un lato noir che alberga in lui da sempre.
Fin da bambino sognava di fare lo scrittore tanto quanto desiderava diventare investigatore.
Ha, infatti, un passato da commissario capo di Polizia, periodo durante il quale ha lavorato presso il Servizio Centrale Operativo (SCO), l’ufficio investigativo italiano che più si avvicina all’FBI.
Le esperienze sul campo sono state fondamentali per la scrittura del thriller La condanna dei viventi, pubblicato da Longanesi nel 2022.
Il maestro dei sogni , secondo volume di Marco De Franchi dedicato a Valentina Medici, commissario del SCO, è un viaggio nelle regioni più buie e vulnerabili della psiche umana, dove l’ordito della finzione s’intreccia alla paura più atavica dell’uomo: la discesa inarrestabile nel baratro della pazzia.
1. Partiamo degli esordi e da quei primi racconti fantastici, fino al thriller Il maestro dei sogni… il tuo percorso nella scrittura è stato avventuroso, come del resto la tua vita lavorativa nella Polizia giudiziaria. Come hai coniugato questi due mondi così distanti?
«Sono entrato in polizia molti anni dopo l’inizio della mia avventura come scrittore e per tanto tempo queste due strade sono rimaste parallele, a volte l’una ha soffocato l’altra e spesso si sono allontanate per poi incrociarsi quando ho iniziato a progettare il mio primo romanzo “crime”.
Diciamo che in questo caso il De Franchi sbirro ha offerto consulenza al De Franchi scrittore e il risultato sono stati i due romanzi con protagonista Valentina Medici.»
2. Tra i protagonisti de Il maestro dei sogni c’è un inquietante programma informatico dal simbolico nome “Dio”. È innegabile che il progresso tecnologico faciliti le ricerche nelle indagini complesse e ampie, ma quanta competenza umana si va così perdendo? Il sesto senso, il “fiuto” di un investigatore o un poliziotto, non è più un requisito necessario?
«Non parlerei mai di fiuto nel corso di una “vera” indagine, piuttosto di esperienza e di applicazione.
Qualità che anche oggi sono importanti ma non c’è dubbio che l’utilizzo di strumenti digitali è fondamentale.
Non per altro molti amici scrittori decidono spesso di ambientare i loro gialli in epoche passate, dove in effetti l’apporto umano era molto più determinante… e un omicida aveva più possibilità di farla franca…»
3. La città dei pazzi: Santa Maria della Pietà, il luogo in cui si svolge uno dei dialoghi più importanti e strazianti del libro, è il monumento all’impotenza dell’uomo di fronte alle malattie mentali. Un luogo raccontato minuziosamente, non solo a livello descrittivo, ma anche a livello emotivo…
«Mi ci sono imbattuto quasi per caso, ne ho studiato la storia, sono andato a visitarla e… niente, non potevo non inserirla nel mio romanzo.
Non senza fatica, confesso, e con un notevole dispendio di energie emotive.
Spero solo di aver rispettato il dolore e il dramma di cui quelle mura sono ancora oggi imbevute.»
4. Ne Il maestro dei sogni ritroviamo Valentina Medici e Fabio Costa, entrambi fortemente segnati dalle vicende de La condanna dei viventi. Cupi, rabbiosi, mossi da esigenze emotive non risolte. Il loro percorso non è concluso, ma avranno un destino predeterminato oppure si muovono con relativa autonomia?
«Uno degli aspetti che più mi interessava era approfondire la trasformazione psicologica (e anche fisica) dei miei personaggi di fronte alle sfide che dovevano affrontare.
E a volte le loro scelte hanno sorpreso anche me.
Ho un’idea di quale strada prenderanno nel prossimo capitolo della storia, ma non ne sono certo al cento per cento. Vedremo…»
5. “Forse era proprio questa la differenza tra i normali e i matti. I folli sapevano guardare in faccia la realtà, quella vera”. Mi piace questa frase, lascia intendere molto… quale significato c’è sotto le righe?
«Non voglio dire, banalmente, che la malattia mentale è solo un assetto diverso della realtà. Non lo credo.
Ma semplicemente che quando la tua mente “ragiona” a un livello diverso (molto diverso certe volte) sviluppa capacità e percorsi che non immaginiamo, e che a volte sono più veri del vero.
Ad esempio la sofferenza psichica sviluppa una totale sincerità alla quale noi “normali” non siamo abituati.»
6. L’arte e la bellezza contrapposta alla bruttura della follia, una dicotomia intrigante … da dove nasce questa idea?
«In realtà sia nell’arte che nella vita di tutti i giorni è proprio la bellezza, spesso, a nascondere il male e l’orrore.
E la “bruttezza” della follia può essere la massima aspirazione del bene.
È questo che mi ha affascinato. Un serial killer può essere bellissimo e un animo puro può nascondersi dietri l’abbrutimento della pazzia.»
7. “Un tempo era un poliziotto freddo e ragionevole, uno che aveva attraversato molti inferni e non si era mai sporcato” è possibile rimanere puliti, nel profondo, facendo un lavoro così totalizzante come il poliziotto?
«Si deve. Ma non è facile. E non tutti ci riescono.
Per questo esistono gli psicologi in polizia. Ma spesso non basta.
Fabio Costa non sfugge a questa regola.
È disposto a infrangere tutte le regole a cui aveva dedicato la vita perché ne è rimasto deluso.
Vediamo dove lo porterà questa strada.»
8. Chiacchierando con Olivier Norek, scrittore con un passato nella polizia giudiziaria di Parigi, mi ha colpito una frase: «ci sono poliziotti che inseguono i mostri e altri che difendono le vittime». A quale categoria appartiene Marco De Franchi?
«Bella questa definizione, ma secondo me non è proprio esatta.
Un buon poliziotto deve abbracciare tutte e due queste attitudini, che sono entrambe importanti.
È vero però che spesso non è facile. Per quello che mi riguarda io sono sempre saltato da una parte all’altra, a volte era determinante inseguire (e acciuffare) il mostro.
Altre volte era più importante empatizzare con la vittima.»
9. La tua esperienza diretta nella Polizia è il plusvalore della tua narrativa, ma c’è un argomento che proprio non vorresti buttare su carta, ma solo dimenticare?
«Non credo debba esserci nessun tema che uno scrittore non possa o non voglia affrontare.
Probabilmente non vorrei mai scrivere di pedopornografia… ma se un giorno dovessi sentire la necessità di trattare un argomento del genere ci proverei.
Con tutta l’accortezza necessaria.»
10. L’Italia è la patria eletta dai serial killer, ci sono circa trenta assassini seriali non ancora identificati. Cosa crea un serial killer? la società indifferente, un’infanzia violenta, un male insito nella natura umana?
«C’è una teoria che dice che i serial killer si stanno estinguendo.
Un po’ per la difficoltà odierna di nascondere efficacemente i propri delitti, un po’ perché la società è oggi talmente intrisa di male che l’azione di un omicida seriale non appare più sorprendente.
Questo risponde alla tua domanda? Intendo dire che penso che il potere di fare male è purtroppo la parte più umana di noi e i soprusi nell’infanzia o un passato travagliato non sono le cause della psicopatia ma soltanto il trigger che scatena una potenzialità già presente.»
11. Il viaggio nella narrativa thriller non è concluso, giusto? Quali progetti ci sono in cantiere?
«Il terzo e ultimo capitolo della storia di Valentina e Fabio (non amo le serie lunghe).
E poi è già in cantiere un romanzo in cui non ci sono poliziotti. Una storia totalmente diversa ma sempre con tanta tensione e (un po’ di) sangue.»
12. Infine chiudiamo con due inviti che rivolgiamo a tutti. Si dice che ogni buon scrittore è prima di tutto un buon Lettore, ci puoi citare tre libri che secondo te dovrebbero leggere tutti e un autore da scoprire o riscoprire?
«Un buono scrittore è prima di tutto un GRANDISSIMO lettore.
Allora, dato che mi piace leggere un po’ di tutto, ti segnalo tre romanzi che ho adorato (ma ce ne sono così tanti da leggere!). “Il Club Dumas” di Reverte, “L’Ombra del Vento” di Zafòn, “La Gang del Pensiero” di Tibor Fischer.
Per restare invece in tema di thriller mi piace molto John Connoly e la sua saga (forse un po’ troppo lunga) di Charlie Parker, un misto di hard boiled, thriller e soprannaturale»
13. Non abbiate timore dell’assurdo; non indietreggiate dinanzi al fantastico” diceva Karen Blixen. Prima di salutarci ci regaleresti un pensiero che ci aiuti a mettere in fila i nostri passi anche domani?
«Un vecchio aforismo (di cui non ricordo l’origine) ma che mi ha sempre colpito.
Dice: “Se vuoi imparare qualcosa, leggilo. Se vuoi capire qualcosa, scrivilo.”
Per me è come dire che il mondo senza la sua descrizione è come se non esistesse.
Grazie mille Marco De Franchi per la disponibilità 🙂
Grazie a voi!