Olivier Norek e la missione nascosta nelle sue storie

Olivier Norek ritorna in libreria con un viaggio nel passato, tra le pagine di Codice 93, la prima indagine di Victor Coste, uscito in Francia nel 2013 e oggi finalmente disponibile in Italia.

Olivier Norek

Olivier Norek, nato a Tolosa, è il nipote di Herbert Norek, un “migrante slesiano diventato cittadino francese” che era un sottufficiale della Legione Straniera e che divenne cittadino francese nel 1935.

Nel 1997 è entrato in polizia, prima come peacekeeper, poi come tenente nella sezione investigativa e di ricerca dell’SDPJ 93.

Quindici anni dopo, poco dopo il suo primo successo letterario, andò in congedo. 

Tradotti in 14 lingue, i libri di Norek hanno venduto due milioni di copie nel mondo, ottenendo numerosi premi letterari, tra cui il Prix “Le Point” du Polar Européen nel 2016, il Grand Prix des Lectrices de “Elle” nel 2017, il Prix Maison de la Presse, il Prix Relay e il Prix Babelio per Superficie.

Olivier Norek - Superficie - Prix Babelio 2019

È autore di quattro romanzi polizieschi con il commissario Coste, tutti tra i primi posti delle classifiche francesi.

Abbiamo avuto modo di chiacchierare con Olivier Norek, in Italia per la presentazione di Codice 93, durante un incontro organizzato dalla casa editrice Rizzoli.

Sempre disponibile e generoso nel condividere il suo mondo letterario, Olivier Norek non nasconde nulla del suo passato, anzi ne sottolinea l’importanza raccontando episodi vissuti, che troveranno una collocazione romanzesca nelle pagine dei suoi libri.

ilRecensore.it: Codice 93 è stato pubblicato in Francia nel 2013. Ritrovare Victor sapendo le tragedie che ha vissuto, è stato quasi commovente per me come lettrice, che l’ha apprezzato in Il pesatore di anime. Come vivi l’incontro con Victor dopo così tanti anni? Se potessi cambiare qualcosa cosa cambieresti? 

Olivier Norek: «Non mi hanno ancora posto questa domanda. In effetti è abbastanza divertente ritrovare questo personaggio nel suo primo libro, alla sua prima indagine, anche perché ora sono arrivato a scrivere già il quarto libro – Il pesatore di anime.

È un po’ come andare a visitare un posto che ho visto da bambino, ritrovando i ricordi di un tempo in cui ero giovane. È divertente perché mi immergo di nuovo negli esordi, di quando e come ho creato questo eroe. Ho osservato, che nonostante tutto, sono rimasto fedele a questo personaggio. La sensazione è la stessa di quando si ritrova una vecchia amicizia.

Olivier Norek - Il pesatore di anime -

Non cambierei nulla di questo personaggio, infatti in questo primo libro ho già fatto apparire qualche sua debolezza, che sono i punti di fattura che vedremo poi tornare negli altri libri. Se io cambiassi qualcosa sarebbe come modificare un pezzo di un puzzle, che cambierebbe poi tutto quanto.

Quando ho scritto Codice 93 ( QUI la nostra recensione ) avevo già in mente tutte le altre possibilità di evoluzione di Victor Coste.

Quando creo i personaggi ce ne sono alcuni che voglio “riparare” come Noemi in Superficie e altri che voglio distruggere, e capire fino in fondo distruggendoli, qual è l’animale che si nasconde dietro questi personaggi.

Quindi io non l’ho ancora distrutto completamente Coste, infatti ci sarà un quinto libro in cui andrò fino in fondo.»

ilRecensore.it: C’è una frase che ho appuntato da uno dei suoi romanzi successivi a Codice 93 – « ci sono poliziotti che danno la caccia ai mostri e altri che proteggono le vittime» Lei da che parte era ? E Victor da che parte sta?
Olivier Norek - Codice 93 -

Olivier Norek: «Victor ed io siamo la stessa persona, anche se abbiamo tratti diversi, in realtà siamo uguali.

Io ho lavorato per tanti anni nella sezione sequestri di persona e reati a sfondo sessuale e creare empatia, occuparsi della vittima, era la mia prerogativa, il lavoro per cui ero portato e in cui mi sentivo meglio.

Prima di tutto dovevo pensare alla vittima e a non creare altri danni oltre a quelli che aveva subito. 

Lavoravo con le emozioni, con il cuore.

Altri poliziotti invece erano più attratti dalla caccia, dall’inseguimento al mostro, ma non era nelle mie corde. Mi sentivo più appagato nel pensare con le emozioni.

Poi bisogna essere sempre pronti a calarsi nel tipo di lavoro o indagine che ti viene affidata e a volte bisogna inseguire i cattivi.»

ilRecensore.it: Ho conosciuto Victor ne Il pesatore di anime, romanzo dalla forte impronta psicologica, tutto scandito sul filo di un sospetto, di frasi non dette. In Codice 93 invece ho trovato che Victor avesse l’urgenza di delineare tecniche di polizia, regole comportamentali da seguire, informazioni utili a circondarlo di un territorio in cui far muovere non solo il personaggio, ma anche il lettore. Come a dargli una mappa, per una sorta di benvenuto.

Olivier Norek: «Codice 93 è una specie di manuale di utilizzo per i lettori, appunto per far capire cos’è la Polizia, con chi è il capitano Coste, poi nelle altre avventure si andrà verso altre cose, però devo dire che ho scritto il primo romanzo in questo modo perché avevo bisogno di un guardrail, di binari di sicurezza.

Mi sono attenuto alle procedure, ho parlato di tecniche investigative, insomma era quasi didattica la cosa, perché questo mi consentiva di scrivere ciò che volevo veramente scrivere, senza andare a straripare, ad andare oltre in un senso o nell’altro.

Man mano ho acquisito fiducia nella mia scrittura ho tolto granparte dlle azioni, degli effetti speciali e delle esplosioni e mi sono focalizzato sempre di più sui personaggi, perché avevo più fiducia in me stesso e nel mio modo di scrivere. Mi sono accorto che potevo fare a meno di anti orpelli.

Codice 93 è sicuramente un romanzo d’azione e andando avanti verso Il pesatore di anime, la scrittura diventa sempre più intimista.

Si entra proprio all’interno del personaggio, nel conflitto che ha con il suo avversario, ma questo perché io mi fidavo sempre di più, passando da un libro all’altro, del mio modo di scrivere.»

ilRecensore.it: Oltre alla linea investigativa che segue i suoi percorsi, c’è una forte componente sociologica, un riflettore sullo stato sociale e politico  che regna nella periferia di Parigi. È una costante di tutti i suoi romanzi, che si dipanano sul tranquillo terreno della narrativa thriller e noir, ma in realtà racchiudono e veicolano messaggi sociali. I suoi thriller non sono mai letture innocenti.

Olivier Norek: «Penso che si siano già scritte tutte le storie, si sono composte già tutte le canzoni, ma tutto sta nel modo di raccontarle e nella visione d’approccio.

Tutti i libri sono già stati scritti, gli unici che non ci sono ancora sono i miei. Tutti gli autori possono dire la stessa cosa. Questo vuol dire che tutti gli strumenti che abbiamo sono uguali per tutti, ci sono tre miliardi di violini nel mondo, ma anche tre miliardi di modi diversi di suonarli.

Olivier Norek - Tra due mondi - ilRecensore.it

Io non voglio scrivere l’ennesima storia poliziesca, anche perché è sempre la stessa cosa, in più è una narrativa secolare.

C’è un poliziotto, c’è un assassino e alla fine il poliziotto arresta l’assassino.

Per scrivere le stesse cose allora potrei tranquillamente rimanere a letto.

Il mio libro deve uscire dalle viscere e dal cuore. Ho deciso di scrivere romanzi noir, perché possono spaziare nel politico e nel sociale, raccontando qualcosa di più profondo, rimanendo al di sopra dell’inchiesta.

Quindi sì, hai ragione, in ciascuno dei miei libri c’è una missione, una battaglia, ed è per questo che ho scritto quel determinato romanzo. È la cosa più importante per me, infatti. Visto che le tematiche che affronto non sono molto allettanti e mi rendo conto che non si ha voglia di leggere di cifre di criminalità, di flussi migratori come in Tra due mondi, quello che faccio è scrivere una grande storia con espolsioni e cascate d’azione e il lettore legge le quattrocento pagine senza accorgersi che alla fine avrà letto esattamente ciò che non gli sembrava allettante.

ilRecensore.it: ogni poliziotto ha vissuto traumi che non dimenticherà mai. C’è un argomento che le da più il tormento di altri, una tematica che non affronterà mai?

Olivier Norek: «Anche se non sono padre, non parlerò mai delle violenze sui bambini.

Le parole per me sono vive e parlare di abusi sui più piccoli fa in modo che diventino reali e non riesco a pensarci, a volere certe scene sulle mie pagine, anche perché non le dimenticherei mai.

Sono molti gli autori di thriller e noir che hanno deciso di non toccare questa tematica, anche per rispetto nei confronti di chi i figli li ha e per non cadere nel gioco perverso delle scene più aberranti.

Grazie mille a Olivier Norek, alla traduttrice e all’Ufficio stampa della Rizzoli.

Autore

  • Patty

    Socia fondatrice della Rivista ilRecensore.it SEO Content Creator, traduttrice, Blogger e firma di interviste e recensioni su vari siti letterari. Cresciuta a Goethe e cioccolata, ho trascorso gran parte della vita tra l’Italia, la Germania e la Francia, apolide nel Dna tanto quanto nel Pensiero. Gli studi classici prima e Scienze Politiche poi, hanno sviluppato il mio senso critico, sfociato poi nella mia vita da BookBlogger. Sono sempre in cerca della storia perfetta. In borsa porto Joyce e Jackson, le penne che compro in giro per il mondo e tanta passione.

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