Intervista a Maria Rosa Cutrufelli sul romanzo Il cuore affamato delle ragazze – Mondadori
Buongiorno Maria Rosa e benvenuta tra le pagine de ilRecensore.it, la rivista letteraria pensata per tutti i protagonisti di questa meravigliosa passione che è la lettura.

Maria Rosa Cutrufelli è una scrittrice italiana, messinese, classe 1946, protagonista attiva dei movimenti femministi degli anni Settanta. Vive la Bologna del Sessantotto come studentessa, venendo a contatto con le varie realtà politiche.
Fortemente legata alle origini siciliane del padre, sviluppa un senso sociale che la libera dai vincoli dei pregiudizi e la rende cittadina del mondo. Vive in Africa prima di eleggere Roma come sua base esistenziale e qui inizia a scrivere i suoi saggi e i suoi testi che racchiudono le sue esperienze politiche e di genere.
Fra i romanzi ricordiamo: La donna che visse per un sogno(finalista al premio Strega nel 2004), Complice il dubbio (da cui è stato tratto il film Le complici), Il giudice delle donne, tutti pubblicati da Frassinelli e L’isola delle madri, Mondadori, 2020. Il suo ultimo libro è Maria Giudice (Giulio Perrone, 2022; Neri Pozza, 2024).
I suoi libri hanno vinto diversi premi e sono stati tradotti in una ventina di lingue.
ilRecensore.it: “Il cuore affamato delle ragazze” è un titolo che trovo poetico e che, nello stesso tempo, genera l’immagine di un vuoto che ha bisogno di essere colmato e che non smetterà mai di avere fame. Questa fame continua e generosa, che trova sempre nuovi elementi da cui trarre nutrimento, è la fame che salverà questo mondo?
Maria Rosa Cutrufelli: « E’ una fame di conoscenza, di giustizia, di felicità sociale e personale… Non so se questa fame può salvare il mondo, ma senza dubbio dà un senso alle singole vite, le riempie di speranza. E la speranza serve sicuramente a vivere una vita piena, ricca di passioni.»
2 – Le origini familiari, di contesto sociale, di educazione hanno un enorme influenza sul modo di affrontare gli eventi della vita perché costruiscono una mappa mentale ed emotiva che diventa poi il tessuto del carattere e dello sviluppo emotivo. E spesso vediamo come questa zavorra rende lo stesso evento, su persone diverse, una opportunità o una castrazione. Come si può, secondo te, affrancarsi intimamente, dal destino che le origini ci incidono dentro? Soltanto andando via da quelle origini?
M.Rosa Cutrufelli: « No, non necessariamente. A volte può rivelarsi utile un distacco, una distanza che aiuti a vedere con più chiarezza i propri bisogni, ma ciò che è davvero importante è sapersi conquistare un’autonomia, un’indipendenza della mente che dia forza e tenacia nell’affrontare i problemi quotidiani, grandi o piccoli che siano.
Insomma, bisogna imparare a camminare con le proprie gambe. E’ un vero e proprio lavoro, niente affatto semplice, ma è così che si cresce (una crescita, va detto, che non riguarda solo la giovinezza, ma dura per tutta la vita).»
3 – Assistiamo, oggi in modo terrificante, ad una involuzione sociale, civile e culturale, come se gli eventi storici che ci hanno preceduto non fossero mai esistiti, come se non avessimo nessuna memoria, non solo delle tragedie in sé, ma delle conseguenze che hanno generato poi enormi pentimenti. Dov’è finita la consapevolezza che viene dall’apprendimento, la coscienza umana? Perché, secondo te, assistiamo a questa involuzione? E come possiamo generare l’inversione di tendenza fondamentale?
M.R.Cutrufelli: « Conosco solo due modi per contrastare questa tendenza. Il primo è fare spazio alla cultura e alla coscienza critica, senza mai cedere alla tentazione di mettere fra parentesi il passato o, peggio, di travisarlo semplificandolo (ricordatevi che “il futuro sverna nel passato”, ha ammonito un grande filosofo, Remo Bodei).

Il secondo è prendersi cura degli altri e del mondo, non restare mai indifferenti, sentirsi sempre chiamati in causa: volenti o nolenti, siamo tutti responsabili di ciò che accade. E se non avvertiamo questa responsabilità, ‘la banalità del male’, come diceva Hannah Arendt, avrà campo libero.»
4 – L’idea del libro viene da una sorta di “insoddisfazione” che hai provato dopo aver scritto il racconto “Fuoco a Manhattan” e che ti ha lasciata con una “fame” appunto che richiama anche il titolo del libro. Quella fame, di pane e di rose, si è placata in te? O c’è ancora tanto da raccontare e da risvegliare nei cuori?
M.R.Cutrufelli:« Nel racconto ‘Fuoco a Manhattan’, che scrissi per l’antologia ‘Lavoro vivo’ (edizioni Alegre, 2012), raccontavo soprattutto la tragedia, l’incendio della fabbrica tessile Triangle, avvenuto a New York, nei primi anni del Novecento. Ma poi mi resi conto che quelle donne, quelle ragazze, non meritavano di essere raccontate solo come ‘vittime’: erano state protagoniste di una grande stagione di lotte e di speranze e avevano scritto, con la loro ribellione, una grande pagina di storia che aveva inaugurato una stagione di conquiste sociali.
Il fuoco che aveva distrutto la loro fabbrica (e tante vite) era anche un ‘fuoco che aveva cambiato l’America’ (lo storico von Drehle ha titolato proprio così il suo libro che racconta l’incendio: “Il fuoco che cambiò l’America”). Perciò ho pensato che era giusto, che era ‘bello’, raccontare la forza e la passione vitale di queste ragazze, di riportare alla luce della nostra coscienza la loro fame di pane, sì, ma anche di rose.
Credo che questo sia uno dei compiti a cui è chiamato ogni narratore e ogni narratrice quando si confronta con la storia: raccontarne le ombre, senza però dimenticare le luci.»
5 – Le pennellate con cui dipingi la madre di Etta quando ne parli me la fanno immaginare come una madre/donna intelligente, ferma, determinata. Ad un certo punto Etta la ricorda per i suoi personali 10 comandamenti. Non 10 ma 3 te ne chiedo: quali dovrebbero essere i 3 comandamenti oggi per una donna e anche per un uomo, affinché possano costruire, applicandoli, un futuro dignitoso per la nostra società?
M.Rosa Cutrufelli: «Non posso rispondere che dando dignità di comandamento a quanto ho già scritto: prendersi cura degli altri e del mondo che abitiamo, allontanare da noi la peste dell’indifferenza, praticare l’esercizio della responsabilità personale. Ecco i miei tre ‘comandamenti’.»
6 – Racconti una storia che si affaccia dentro altre storie, tutte intrise di battaglie, di speranze perdute, di perdite che non si possono accettare. E ogni pezzo si nasconde all’altro come a non voler sentire tutto insieme il peso che rappresentano. Tu nel libro lo dici e te lo chiedo: come si fa a rimettere insieme i cocci di una vita che ci mette alla prova con questo tipo di dolore?
M.R.Cutrufelli: « E’ appunto per capirlo io stessa che ho scritto questo libro (e tanti altri). Ed è leggendolo che troverai una risposta (forse: se sono stata brava abbastanza a scavare nel cuore e nella mente dei miei personaggi).»
7 – “C’era una volta un gruppo di ragazze coraggiose”, hai scritto, cioè di ragazze ricche di intelletto, di mente, di pensiero e di cuore. Quello che oggi sembra mancare o che forse non ci si autorizza ad esprimere. Cosa serve alla nostra generazione, a quelle vecchie che ancora si reggono e a quelle giovani che non sanno dove reggersi, per invertire una tendenza di ammutinamento morale? Che coraggio dobbiamo esercitare?
M.R.Cutrufelli: «Il Manzoni fa dire a don Abbondio: “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”. Al contrario di don Abbondio, io penso che, insieme, ce lo possiamo fare. Parlandoci, confrontandoci e, perché no, scontrandoci (a volte serve anche questo).»
8 – Infine chiudiamo con due inviti che rivolgiamo a tutti. Il primo è Ci puoi citare tre libri che secondo te dovrebbero leggere tutti e un autore da scoprire o riscoprire?
Maia Rosa Cutrufelli: «Ecco i tre libri (di tre scrittrici): Quando anche le donne si misero a dipingere, di Anna Banti (ed. Mondadori); L’inventario dei sogni, di Chimamanda Ngozi Adichie (ed.Einaudi); La signora Meraviglia, di Saba Anglana (ed. Sellerio).
Ognuna di queste tre scrittrici è importante ‘a modo suo’: Anna Banti è una delle più significative scrittrici del Novecento italiano, Chimamanda Ngozi Adichie è una scrittrice nigeriana famosa in tutto il mondo, Saba Anglana è una scrittrice italiana di origine somala che vive in Sicilia (quest’anno partecipa al premio Strega).
L’autore da riscoprire è invece un uomo, uno scrittore misterioso che, sotto pseudonimo, ha scritto, secondo me, uno dei romanzi più belli e più ‘attuali’ (drammaticamente attuali) del primo Novecento. Il titolo del romanzo è La nave morta (ed. Longanesi), e l’autore si firma B.Traven. Racconta cosa può capitare a chi, all’improvviso e senza colpa, si ritrova a essere ‘clandestino’ in terra straniera.»
9 – Non abbiate timore dell’assurdo; non indietreggiate dinanzi al fantastico” diceva Karen Blixen. Prima di salutarci ci regaleresti un pensiero che ci aiuti a mettere in fila i nostri passi anche domani?
Maria Rosa Cutrufelli: «Ognuno deve trovare da sé la propria via: è questa la ‘responsabilità personale’ di cui parlavo, la ricerca costante del passo che ti fa andare avanti nella giusta direzione.»
Grazie mille per la disponibilità Maria Rosa Cutrufelli.