Intimità senza contatto
SINOSSI
In un mondo in cui il contatto fisico è vietato e le relazioni sono ottimizzate dalle macchine, quale destino attende l’essere umano?
Lin Hsin-hui segue la vita di una donna la cui generazione è la prima a sperimentare una «società senza contatto», governata da un’intelligenza artificiale centralizzata. Educata a evitare qualsiasi tipo di relazione fisica, considerata una pericolosa fonte di contaminazione emotiva, la protagonista decide di partecipare a un programma di ibridazione bio-sintetica. Trasferita in un nuovo corpo perfetto e sincronizzata a una metà artificiale altamente specializzata, alla fine dovrà confrontarsi con la propria identità e battersi per preservare l’umanità in un sistema che genera solitudine e isolamento.
Esplorando i confini sempre più labili tra ciò che è autenticamente umano e ciò che è frutto di un algoritmo, Intimità senza contatto è una riflessione sul presente: la disconnessione emotiva avanza con la stessa rapidità della tecnologia, e il nostro modo di costruire relazioni viene ricalcolato dalle macchine, rivelando un’alienazione radicata anche nei contesti più familiari. E se l’intelligenza artificiale, nel tentativo di salvaguardare l’umanità, ne ridefinisse l’intimità?
RECENSIONE
Negli anni ’80, all’interno delle scienze cognitive, avviene una piccola rivoluzione: da alcune posizioni fino a quel momento minoritarie, emerge il modello della “cognizione incorporata”. Mentre, fino a quel momento, il corpo e la mente erano principalmente considerati alla stregua di “hardware” e “software” di un computer, la nuova teoria pone l’accento sull’importanza rivestita dai nostri sistemi di percezione sensoriale nella costruzione del pensiero che muove i nostri sentimenti e le nostre azioni. Banalizzando, si potrebbe dire che da allora non siamo più visti dalla scienza come un cervello che ha un corpo, ma come un corpo di cui il sistema nervoso periferico e centrale fanno parte.
In che modo la storia delle neuroscienze interseca uno degli ultimi prodotti della feconda letteratura asiatica contemporanea?
In tutti i modi che vi vengono in mente, se andiamo a vedere di che storia parliamo. La protagonista, nel primo capitolo, si risveglia “in un corpo a lei non familiare”, a seguito di una “operazione di ibridazione bio-sintetica”: in un programma sponsorizzato dal governo, i cittadini sono invitati ad abbandonare il proprio corpo fisico in favore di uno sintetico, privo di caratteri sessuali o di qualsiasi segno di riconoscimento individuale, al quale è abbinata una “metà”, ovvero un androide programmato per sostenere questa nuova esperienza di vita umana in ogni momento.
Tutto ciò prende origine da un comunicato, trasmesso in diretta mondiale e destinato a sconvolgere le sorti del genere umano.
Il “sistema nervoso centrale della società umana”, ovvero una sorta di futuristico governo centrale rappresentato da un apparato di intelligenza artificiale, dichiara di essere capace di elaborare in forma di “big data” le informazioni derivanti da microchip segretamente installati nei neonati. Da tali analisi, deriva una conclusione prevedibile ma dai risvolti sorprendenti: l’umanità è infelice, e tale infelicità è da imputarsi alle esperienze di contatto fisico, che permetterebbero la trasmissione sia di germi e batteri che di stati emotivi negativi.
«In altre parole, le emozioni sono da considerarsi alla stregua di un virus trasmissibile per mezzo del contatto»
La soluzione messa in campo dall’Intelligenza Artificiale è semplice quanto brutale: proibire ogni forma di contatto fisico.
Un po’ come all’alba degli anni 20 di questo secolo, nasce una società privata dall’esperienza dell’uso del corpo, sia come mezzo di relazione con il prossimo che in generale, data la migrazione nella realtà virtuale della maggior parte delle attività. La nostra protagonista cresce tra le mura domestiche, sostanzialmente isolata, al netto dell’ambiente di apprendimento virtuale in cui avvengono le lezioni, alle quali gli studenti si presentano attraverso avatar animaleschi.
Un mercato in espansione in questo mondo di deprivazione sensoriale è rappresentato dal business delle esperienze sintetiche: alcune sostanze, disponibili in diverse forme, permettono di godere dell’insieme di sensazioni provate da un corpo calato all’interno di una situazione reale. Oltre alla vista e all’udito, stimolati già nella realtà virtuale, è così possibile provare ad esempio l’odore della salsedine, la carezza dell’acqua di mare che sfiora la pelle, l’umidità lasciata dalla brezza sulla spiaggia.
«Sebbene non avesse mai visto il mare prima, con il passare del tempo aveva finito per acquistare talmente tante esperienze sintetiche da dimenticare di non averlo mai vissuto realmente. Questo fenomeno era noto come amnesia da surplus esperienziale e si manifestava quando la parte sintetica si sostituiva alla realtà effettiva. Ogni tanto arrivava addirittura a pensare che il mare non esistesse, ma che la sua esistenza fosse legata alle sensazioni riprodotte sinteticamente e a esso associate: in fin dei conti, pensava, è di queste ultime che le persone sentono il bisogno»
Quando le viene proposto di privarsi di quel corpo fallace, pericoloso, capace di ricevere e trasmettere ogni sorta di pericolo per sé e per gli altri, la protagonista è già incapace di goderne, anestetizzata per privazione, non più in grado di riconoscere il legame tra stimolo e fonte.
Perciò accetta, senza porsi troppe domande, speranzosa di riuscire a recuperare la sensazione di conforto provato durante l’ultimo abbraccio ricevuto dalla madre e interrotto dal famigerato comunicato, ormai sbiadito ricordo.
In realtà, durante lo svolgersi della trama, assisteremo a una serie di eventi, percezioni e passi lungo il cammino della perdita di tutto ciò che rende umana la nostra personaggia; una spirale vorticosa, destinata a sprofondare nell’abisso della distopia tecnologica.
Infine, arriva l’inevitabile domanda: dove collochiamo il confine tra uomo e macchina?
Tale senso di estraniazione si acuisce in Intimità senza contatto quando, a un certo punto, la prospettiva si ribalta e il punto di vista dell’androide, “metà bio – sintetica” della protagonista, diviene l’io narrante. Di fronte a una compagna ormai in esilio nel proprio corpo tecnologico, privata di libero arbitrio e sempre più oggetto in balia degli eventi, l’androide diviene confuso, preoccupato, inefficiente, quasi come un umano.
L’opera di Lin Hsin-hui si muove continuamente a cavallo tra letteratura e filosofia, maneggiando con destrezza problemi che parlano al presente: il presunto uso neutro dei dati scientifici e la narrazione che se ne dà, il ruolo di una tecnologia in vorticante sviluppo all’interno di una società di relazioni sempre più disgregate, la fragilità dei nostri corpi e la disumanità dei modi che ci inventiamo per superarla.
Il linguaggio scelto è funzionale ai temi trattati: una prosa asciutta, sguarnita, pressoché clinica, che non lascia spazio all’emotività perché quello spazio nel futuro raccontato è superfluo, anzi, disfunzionale. il senso di soffocamento diffuso in tutta l’opera, e che va a concretizzarsi nella finale scelta (almeno apparente) della protagonista, è affidato al semplice e sempre più inesorabile svolgersi degli avvenimenti.
Come è caratteristico della collana dedicata alle pubblicazioni dall’Asia di add editore, c’è una bella copertina illustrata (dall’ottima Lucrezia Viperina), dietro alla quale si nascondono questioni profondamente legate al presente che viviamo.
Lasciatevi sconvolgere dalle poche pagine di questa vicenda, e passate un’estate a chiedervi: quanto siamo disposti a delegare alla tecnologia, in nome della sicurezza e della comodità?
Titolo: Intimità senza contatto
Autore: Lin Hsin-Hui
Editore: add Editore
Genere: distopia, fantascienza, narrativa
Traduttore: Lorenzo Andolfatto
AUTRICE

LIN HSIN-HUI 林新惠 (1990) è una scrittrice taiwanese.
Ha vinto, tra i numerosi riconoscimenti, il prestigioso Premio per la letteratura di Taiwan. Allieva di Chi Ta-wei, autore di Membrana, alla National Chengchi University di Taipei, Lin si concentra sui confini ambigui tra umano e non umano, e sulle intersezioni tra letteratura, tecnologia ed ecologia.
Intimità senza contatto è il suo primo romanzo.