Clara Dupont-Monod: la necessità di Adattarsi

Adattarsi, di Clara Dupont-Monod è una storia di emozioni, di perdite, di miracolosi ritrovamenti, di paure, di smarrimenti, di rabbie, di speranze e di infinite dolcezze. Ed è anche una storia di montagne, di rocce, di acqua e di vento, di luoghi e solitudini. La vicenda è abbastanza semplice, nella sua terribile realtà: in una famiglia della montagna francese nasce un bambino, è bello e sorride e tutti vengono a rendergli omaggio. Ma dopo poco tempo ci si accorge che è gravemente disabile: non vede, non può muoversi, non crescerà, morirà presto. Questo sconvolge tutti gli equilibri della famiglia, ridefinendo per sempre il destino dei due fratelli, il maggiore e la minore, e dei suoi genitori. Perché questo bambino con gli occhi scuri che si perdono nel vuoto, è un neonato eterno, un bambino «inadatto», e traccia una frontiera invisibile tra la sua famiglia, gli altri e il mondo, l’intero mondo. Il figlio maggiore si fonde con il bambino, ci si attacca, ci si abbandona, ci si perde, capisce che da questa infinita fragilità può imparare che cos’è il mondo e che cos’è la vita. Nella figlia minore s’insediano invece dapprima il disgusto e la collera e poi l’esigenza di ricostruire un equilibrio accettabile. L’ultimo, che arriva dopo la morte dell’«inadatto», dopo che i due più grandi se ne sono andati, vive all’ombra dei fantasmi familiari portando dentro di sé, come una specie di angelo, la forza di una riconciliazione. A raccontare sono le pietre della corte, piazza e luogo della casa, che diventano voce «faulknerianamente» narrante, depositarie della memoria, del dolore e dell’abbandono.

Il dolore arriva spesso nelle nostre vite come un ospite sgradito al quale non riusciamo a dare un posto. Ci giochiamo a nascondino, nella vana quanto perversa speranza di vederlo sparire. 

Gli scrittori e le scrittrici più valorosi hanno il coraggio di guardarlo in faccia, il dolore, e raccontarci questi trucchetti da quattro soldi senza giudizio. Come se questi espedienti fossero le uniche strategie di sopravvivenza in nostra dotazione. Che altro potevamo inventarci, lì, in quella situazione?

È quanto fa Clara Dupont-Monod in Adattarsi (edizioni Clichy 2022): tratteggia “il funambolismo dei perseguitati”, ovvero le vicende di una famiglia di un villaggio delle Cévennes dove nasce un figlio “inadatto”. Sceglie un punto di vista originale: quello delle pietre della corte dove vivono i protagonisti. Saranno loro a farsi portavoci del sentire del fratello maggiore, della sorella minore e dell’ultimo, il figlio nato dopo la morte del bambino malato. 

È la madre ad accorgersi che qualcosa non va il giorno in cui passa un’arancia davanti agli occhi dell’ultimo nato e il suo sguardo resta impassibile. Si scopre che, oltre a essere cieco, il neonato non è tonico, gli cade la testa, gli arti non lo sostengono, sembra svenuto. I medici prevedono che non supererà i tre anni. Invece, il bambino cresce, accompagnato dalle cure premurose del fratello maggiore, di 9 anni: “prima c’erano gli altri, la vita, adesso c’era suo fratello”. “Che lavoro vuoi fare da grande?”, gli chiede un giorno l’insegnante. “Il fratello maggiore”, risponde. 

Quel ruolo lo assorbirà giorno dopo giorno con uno spirito di abnegazione incomprensibile per amici e familiari. Alla morte del bambino gli fa una promessa: “Lascerò traccia di te”. Da quel momento in poi, il maggiore non si lega più a nessuno, per la paura della perdita evita la felicità, trova rifugio solo nei numeri, che gli danno quel senso di controllo impossibile da trovare altrove, diventa direttore finanziario di una grande azienda.

La sorella minore sceglie invece la strada della ribellione: di fronte alla prima freccia, scoccata dal dolore, ne aggiunge una seconda, quella della sofferenza, nata dalla resistenza allo scacco della vita. Ha scatti di collera, si rasa la testa a metà, cerca la rissa, viene espulsa da scuola. Solo la nonna riesce ad aprire un varco nella sua rabbia, le regala uno yo-yo di legno (“perché nella vita ci sono delle cadute ma si risale sempre”), la rende partecipe delle sue amicizie. 

Alla morte della nonna, il suo processo di pietrificazione raggiunge il culmine, diventa un animale da competizione, vuole salvare la famiglia prendendo nota di tutto su un quaderno: “nella pagina di sinistra, la lista dei problemi progressivamente cancellati, nella pagina di destra gli argomenti di conversazione da prevedere per l’indomani”. 

La narrazione non concede respiro: finirà mai questo dolore? Troverà almeno uno sfogo in un pianto? Ci si chiede, pagina dopo pagina. Inaspettatamente, qualche anno dopo la morte del bambino malato, la madre resta incinta: quella nuova vita, sbocciata sulle ceneri di un fantasma, sarà una vita usurpatrice, quella di chi non vuole disturbare, vuole solo proteggere. È comunque una nuova energia creatrice che si rimette in circolo, cambiando ancora una volta gli equilibri familiari. Ed è sintomatico che siano le due donne della famiglia, la madre e la figlia, ad aprire una possibilità di trasformazione dopo le macerie. 

Alla domanda se avesse temuto di avere un figlio disabile, la figlia risponde: “Stranamente no. Prima di tutto perché con Sandro eravamo stati chiari su un punto: se il bambino avesse avuto un problema non lo avremmo tenuto. E poi perché aver vissuto il peggio allontana la paura. Avendola attraversata, si conosce. Si è pronti a reagire e si hanno le istruzioni per l’uso. La paura viene dall’ignoto”. Quanta saggezza può nascere dal dolore…

Clara Dupont-Monod è nata a Parigi nel 1973. È autrice di numerosi romanzi tra cui La folie du roi Marc (2000), Histoire d’une prostituée(2003), La passion selon Juette (2007), Le roi disait que j’étais diable (2014) e Adattarsi (2021, pubblicato in Italia da Clichy). La rivolta, il romanzo che nel 2018 l’ha fatta conoscere al grande pubblico, è il suo secondo romanzo pubblicato in Italia.

Autore

  • Donatella Vassallo

    Insegnante di professione, con una lunga carriera come giornalista, coltivo da sempre l’arte del dubbio e del silenzio. I libri mi permettono di entrare nelle vite altrui e di esplorarne i confini. Quando non leggo, cammino, corro o medito, nel tentativo di gustare fino in fondo ogni attimo del mio tempo. Sono molto selettiva nei gusti letterari: se vi consiglio un libro, vuol dire che mi ha fatto vibrare l’anima. E lo stesso vorrei succedesse anche a voi.

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