Chiara Beretta: direttrice dell’Agenzia Editoriale Beretta Mazzotta 

Buongiorno Chiara e benvenuta tra le pagine de ilRecensore.it, la rivista letteraria pensata per tutti i protagonisti di questa meravigliosa passione che è la lettura.

Chiara Beretta

Chiara Beretta: editor, scout e giornalista.

Dirige l’agenzia editoriale Beretta Mazzotta, fondata nel 2017, dopo undici anni di esperienza con l’agenzia Punto&Zeta.

Dal 2011 si prende cura di BookBlister, la sua casa virtuale.

Cura il podcast Libri a Colazione, spin off del programma Libri a Colacione (non è un errore!) di Radio 105, andato in onda per dodici anni.

Tiene corsi di formazione e comunica con passione sui social.

Nel 2020 ha fondato Edday, la piattaforma dedicata all’editoria e alla scrittura. 

1. Rompiamo subito il ghiaccio con una domanda che racchiude mille possibilità: qual è stato il tuo percorso professionale che ti ha portato a gestire unagenzia editoriale?


«Dovevo fare la psicologa. Quando ho capito che non era la mia strada mi sono sentita persa.

Ho iniziato a lavorare come assistente di un regista e poi, per puro caso, in un service editoriale che collaborava con varie testate giornalistiche. Ho avuto la fortuna di lavorare per anni con Remo Guerrini, un grande direttore che mi ha insegnato tantissimo.

Nel frattempo, collaboravo con delle case editrici come correttrice di bozze e lettrice editoriale e facevo corsi di scrittura nella scuola di Raul Montanari.

Al terzo anno, insieme con due altri corsisti abbiamo deciso di scrivere un romanzo a sei mani. È andata bene, abbiamo trovato un agente e abbiamo pubblicato.

Utilissima esperienza per avere idea di cosa significhi essere un autore all’interno della filiera editoriale. Ma la cosa più preziosa che ho capito è che i libri, oltre a leggerli, volevo vederli nascere. Ho così lasciato il lavoro che avevo e ho aperto la prima agenzia, un service editoriale, con una collega.

E poi, a poco a poco, ho messo meglio a fuoco come volevo fosse la mia giornata, i clienti con cui desideravo avere a che fare, le collaborazioni che mi interessavano.

Oggi in agenzia con me c’è Chiara Deiana – editor, autrice, libraia – con cui parlare di storie è una festa; Chiara Capelletti che gestisce l’agenzia come una direttrice d’orchestra; Laura Orsolini – scout, autrice, libraia… – che ci ricorda che essere preparate è fondamentale ma poi bisogna aver il coraggio di fare (noi donne siamo cinture nere di sindrome dell’impostore!).

Chiara Beretta Mazzotta - Agenzia Editoriale - ilRecensore.it

È un team speciale a cui si aggiunge un network di professionisti – social media, agenzie, coach… – altrettanto validi. Lavorare così è una gioia.»

2. Ogni progetto porta con sé un’idea ben precisa; qual è la filosofia che sta alla base della tua agenzia?

«Le informazioni in tuo possesso sono ciò che fa la differenza tra un buon percorso editoriale e un problema da risolvere (il classico sogno che diventa un incubo). 

C’è sempre stato molto mistero nel nostro settore: dinamiche, dati di vendita, ruoli… cercare di chiarire ogni passaggio aiuta, tutti, a lavorare meglio. Perché un autore consapevole fa scelte consapevoli e non si trova spiazzato da certi meccanismi.

E se viene da noi, sa già – più o meno – cosa chiedere e cosa aspettarsi. Altrimenti è tutto più faticoso.

Così come è faticoso avere a che fare con gli autori sfiduciati a causa di fregature e brutte esperienze.» 

3. Personaggio social, editor, giornalista… tutta la tua vita ruota attorno al mondo dei libri e della scrittura. Quale ruolo vesti con più piacere e divertimento?

«Quando faccio la editor, quando scrivo un pezzo o quando condivido contenuti sui social cerco di fare le cose con amore, divertendomi pure un po’.

Se non fosse così, toccherebbe cambiare. Poi, è chiaro, tutti i ruoli elencati comprendono parecchie fasi decisamente poco simpatiche!

Ma consiglio il test del mattino.

Se pensi alla tua giornata lavorativa e senti solo ansia, smarrimento e fastidio sono guai. Poi, per carità, di ansie ce ne sono… ma sono felice di ciò che faccio

4.. C’è un genere letterario che prediligi più di altri e per cui hai sviluppato un fiuto particolare?

«Un genere direi di no ma amo i “romanzi di personaggio”.

Quando ci sono di mezzo le persone e il loro cervello io mi sento a casa. Succede perché nella maggior parte dei casi sono letture che ti costringono a una fatica, a una posizione scomoda.

E i dilemmi sulla carta mi hanno sempre appassionata.» 

5. BookBlister è il tuo profilo social in cui condividi la tua esperienza nel mondo editoriale.Il seguito è numeroso e appassionato. Il tuo successo è frutto di…
Chiara Beretta - BookBlister - La voce degli esperti - ilRecensore.it

«Sono stata una delle prime ad ammorbare il pubblico con i dati del mercato, i numeri, le faccende editoriali!

Gli altri parlavano soprattutto di libri. Io raccontavo quello che stava dietro al “prodotto”.

E ho sempre fatto solo questo (mantenendo riserbo sulla mia vita e tutto il resto): se mi segui, sai cosa aspettarti. Per rispondere alla tua domanda: la costanza.»

6. Il tuo progetto Edday è simbolo della trasversalità delle tue competenze. Me ne vuoi parlare?

«Ci sono tantissime scuole di scrittura e pochissima offerta per chi vuole lavorare in editoria.

Pochi corsi sulla lingua degli addetti ai lavori, la filiera, i ruoli e le diverse professioni… e ciò che c’è richiede la presenza. Il che limita moltissimo e non tiene conto del fatto che chi vorrebbe cambiare lavoro o fare anche quello editoriale ha un impiego a tempo pieno e non si può certo permettere di mettere in standby la propria vita.

Su Edday tutti i corsi sono pensati per essere on-demand e poi vengono integrati con delle dirette mensili. 

E nessuno parlava di revisione o di promozione o di self publishing… né di cosa significhi poi, nel concreto, contattare gli editori o le agenzie. Sono convinta che questi aspetti invece siano decisivi per un autore.» 

Chiara Beretta Mazzotta - Edday -
7. Sei impegnata nel mondo dell’editoria da molti anni e rivestendo ruoli diversi, le dinamiche all’interno del grande meccanismo editoriale sono cambiate: c’è un aspetto che è mutato più di ogni altro e qualcosa che rimpiangi del passato?

«Direi che oggi è impossibile non “viaggiare informati”, non intercettare le informazioni fondamentali per evitare passi falsi o non trovare i professionisti utili per godersi il percorso editoriale.

E questo è decisivo.
Abbiamo però a che fare con una macchina editoriale che ha degli aspetti antiquati e un po’ pachidermici e, nel contempo, è frettolosa e schizofrenica nel tentativo di azzeccare il bestseller e “tenere in piedi la baracca”.» 

8. Quale caratteristica deve avere un manoscritto per convincerti a proporlo alle case editrici?

«Quando un testo va in giro sulle scrivanie deve avere identità.

Deve essere chiaro di cosa si tratta e quale potrebbe essere il suo lettore ideale.

Quando propongo qualcosa sono certa che chi lo ha scritto debba essere fiero del proprio lavoro e io devo esserlo del mio.»  

9. Quale successo editoriale ti ha stupito di più? 

«Tra i miei autori non te lo dico!

Tra i successi noti temo sia molto faticoso perché, a posteriori, la strada è tracciata e intravedi sempre un senso, ti sembra tutto ben più plausibile quando è accaduto.

Cambiare l’acqua ai fiori be’ il Covid, il tema, il passaparola dei librai.

Le sfumature be’ il mix di frivolezza e spicy (come si dice oggi), un’autrice che si diverte da matti a scrivere ciò che scrive.

Il fabbricante un’autrice che ha fatto una lunga gavetta, una community tostissima… e così via. 

Sai, forse mi stupiscono di più i libroidi spacciati per letteratura da recensioni molto convinte. Ma quelli spesso vendono poco, nonostante tutte le parole buone.» 

10. Isak Dinesen sosteneva che «Ogni pena può essere sopportata se la si narra, o se ne fa una storia», sei d’accordo anche tu che la fantasia narrativa può essere curativa?


«I conflitti messi sulla carta guariscono sia chi li ha vissuti (e scrivendoli se ne libera), sia chi li vive (o li rivive) leggendoli.

Non c’è neppure bisogno della fantasia! Ma c’è un bisogno enorme di storie che sono il trucco più incredibile per insegnarci qualcosa sul mondo senza farlo sembrare noioso.»

11. L’ultimo libro del filosofo pop Byung-chul Han, La crisi della narrazione, sostiene che la nostra epoca sta vivendo la mercificazione delle storie; siamo passati dalla prassi narrativa, quella lenta e riflessiva dei grandi classici, al moderno e consumistico storytelling. La narrativa si deve adeguare all’efficientismo odierno o deve rimanere il regno incantato in cui perdersi per poi ritrovarsi?


«Le narrazioni riflettono i tempi e gli umani che li vivono.

Le narrazioni e le narrazioni intorno alle narrazioni sono sempre state merce preziosa, veicoli preziosi ma anche strumenti per manipolare, per controllare… 

La letteratura era lenta e riflessiva? Be’, il mondo era lento e gli orizzonti più piccoli. Sarei molto curiosa di sapere come avrebbe scritto la Recherche Proust oggi!»

12. Per chi volesse intraprendere questa carriera lavorativa, come si diventa scout letterario? Quali sono le peculiarità che bisogna avere per avere successo in questo lavoro?


«Da noi la figura più tipica è quella dell’agente o del consulente editoriale, lo scout di solito è un professionista che lavora per le agenzie o le case editrici e va a caccia di autori e titoli interessanti.

Io, invece, faccio la scout ma per i miei autori. Cioè, da editor non voglio che il mio lavoro finisca, quando il testo è promettente, senza avergli trovato una collocazione. Perciò il mio obbiettivo è passare il testimone a un editore o a un agente letterario.

È quindi necessario saper leggere e valutare i testi, saper collaborare con gli autori in modo proficuo, saper intercettare le proposte che hanno reali possibilità di collocazione e soprattutto, mettersi nei panni degli interlocutori per capire cosa proporre loro e cosa no (gli interlocutori vanno conosciuti bene).» 

13. Mettiamoci nei panni dello scrittore: perché decidere di affidarsi a un agente letterario e come valutare quale agenzia sia la migliore per lui?


«Chi scrive dovrebbe preoccuparsi di scrivere.

Non è detto che voglia anche badare ai contratti, alla relazione con un editore, né che sappia vendersi e valorizzarsi nel modo adeguato. Avere un valido consulente rende il percorso più gradevole e alle volte fa la differenza: contratti migliori, compensi migliori per fare solo alcuni esempi. 

Osservare cosa fa una agenzia, come si muove, che autori segue, che percorsi propone, come si relaziona, quanto è chiaro il suo modo di agire è prezioso. E poi c’è l’istinto. Stabilito che qualcuno fa al caso tuo, devi sentire se con quella persona c’è fiducia e sintonia a pelle. Bisogna fidarsi e affidarsi. Ed è reciproco.»

Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson -
14. Il mondo dell’editoria sta mostrando negli ultimi anni il suo volto più commerciale, riversando sul mercato un numero impressionante di titoli, spesso a scapito della qualità. Bisognerebbe forse fare un passo indietro e tornare a curare ogni singolo libro, come un vero prodotto intellettuale e cercare di sostenere di più lautore che lo ha creato?

«C’è un’editoria che produce pochi titoli e ha un progetto che si fonda sulla cura.

C’è un’editoria che cerca di parlare, velocemente, a un pubblico vastissimo proponendo prodotti diversi – alti, bassi, rischiosi, furbetti… – per lettori diversissimi.

E ci sono contenuti da consumare in fretta e contenuti che sono (forse) fatti per restare. 

A mio avviso deve esserci tutto sul mercato, ma deve essere chiaro dove si colloca questo tutto. Il guaio è “orizzontalizzare” un panorama che dovrebbe essere frastagliato

Impedire al lettore di orientarsi, sommergerlo di libri “necessari” che non lo sono affatto, stigmatizzare ciò che è più leggero ma di qualità… servono mappe e una segnaletica per lettori più onesta e chiara.»

15. Infine chiudiamo con un invito che rivolgiamo a tutti. Ci puoi citare tre libri che, secondo te, dovrebbero leggere tutti e un autore da scoprire o riscoprire?

«Metto le mani avanti dicendo che a questa domanda potrei rispondere ogni giorno in modo diverso, perché i libri non sono perfetti in sé, sono perfetti in relazione a chi li sta leggendo e a cosa ha bisogno in quel momento.
Oggi ti dico che tutti dovrebbero leggere Shirley Jackson L’incubo di Hill House o Abbiamo sempre vissuto nel castello, Frankenstein di Mary Shelley, L’anno del pensiero magico di Joan Didion.

Un autore da scoprire? Stig Dagerman.

(Lo confesso: mentre rileggevo la mia risposta ho pensato a L’uomo seme di Violette Ailhaud, Niente di Janne Teller e La sposa del mare di Amity Gaige… mi fermo perché sto per franare a valle insieme con tutti i libri che mi vengono in mente!). 

Grazie mille per la disponibilità Chiara 😉

Grazie per le domande e l’accoglienza!

Chiara

Autore

  • Patty

    Socia fondatrice della Rivista ilRecensore.it SEO Content Creator, traduttrice, Blogger e firma di interviste e recensioni su vari siti letterari. Cresciuta a Goethe e cioccolata, ho trascorso gran parte della vita tra l’Italia, la Germania e la Francia, apolide nel Dna tanto quanto nel Pensiero. Gli studi classici prima e Scienze Politiche poi, hanno sviluppato il mio senso critico, sfociato poi nella mia vita da BookBlogger. Sono sempre in cerca della storia perfetta. In borsa porto Joyce e Jackson, le penne che compro in giro per il mondo e tanta passione.

    Visualizza tutti gli articoli