ilRecensore.it, in versione infradito e pareo, apre le porte della sua BookLounge estiva e invita un Pool di bookbloggers, scrittori, poeti, librai e recensori armati di abbronzante e passione per le pagine brevi ma toste.
L’obiettivo? Consigliarvi libri snelli (massimo 200 pagine, ma con più carattere di un mojito a stomaco vuoto), perfetti da infilare in valigia o leggere sotto l’ombrellone mentre il vicino lotta con il cruciverba e il bagnino con l’alta marea.
Ogni partecipante vi suggerisce una perla letteraria, breve ma esplosiva – il formato ideale per chi in estate vuole leggere tanto ma senza farsi venire un’ernia. Insomma: zero mattoni, solo chicche.
LUCA DE VINCENTIIS – POETA

Se leggere non è soltanto leggere, ma cercare qualcosa che ci appartenga, scrivere una storia non si limita soltanto ad avere un romanzo o un racconto fatto e finito alla fine del percorso. Cees Nooteboom, in Il canto dell’essere e dell’apparire, ci presenta un personaggio, uno scrittore, che non sa come concludere la sua opera, non ne torna a capo. Nel frattempo, i suoi personaggi si fanno sempre più reali, sempre più presenti, addirittura li vede.
Leggere e scrivere romanzi, raccontare storie, andare oltre la propria vita per cercarne altre, per aggiungere dei tasselli che mancano. Questo, sotto forma di interrogativo, diventa l’assillante ricerca che accompagna il protagonista e il lettore per tutto il tempo della lettura. Con i vari sviluppi, i vari incontri, con tutto quello che richiede un buon romanzo.
«Egli camminava tra di loro e sapeva che ognuna di quelle persone era un racconto, un libro che non sarebbe mai stato scritto… ».
Leggere e scrivere per contrastare il tempo che passa, per riempire il tic tac di cui conosciamo l’esito. Scrivere e leggere per dilatare il tempo fino a perderne l’orizzonte, per lasciare qualche traccia, per continuare a essere piccoli eppure sentirsi grandi, immensi.
VITO DI BATTISTA – SCRITTORE e AGENTE LETTERARIO
Il tutù di Léon Genonceaux – Storie Effimere
Traduzione di Beatrice Stefani, a cura di Silvia Amalia Di Cocco – pp. 193
A volte accade che il tempo degli esseri umani non si incastri con quello delle parole, e che circostanze e coincidenze – mosse sempre da una logica tutta loro – remino contro o lascino qualcosa da parte, a sedimentare, nell’attesa o speranza di un imprevisto che somigli a una rinascita.
Viste da dietro le quinte, certe opere si aprono a più domande di quante siano poi le risposte plausibili: “Il tutù” di Léon Genonceaux, scritto nel 1891 e scomparso dapprima per quasi cent’anni e poi di nuovo fino a quando una casa editrice underground – senza macchia e senza paura – lo ha riportato sui nostri scaffali, avrebbe conosciuto tutt’altra vita se non fosse andato dimenticato?
Quanto la prospettiva di chi lo legge oggi è influenzata da tali sparizioni? E se avesse invece avuto un percorso più tradizionale (che brutta parola), come sarebbe stato letto negli anni che gli spettavano? Quali innesti avrebbe causato, quali influenze? Quali voci altre, scoprendolo, avrebbero forse mutato – di poco, o magari anche no – i propri gusti, le visioni, persino le carriere autoriali? E noi lo leggeremmo ancora oggi, e con che occhi?
Non si può sapere. Però quanto commuovono i libri che innescano domande, ancor più se sono eccentrici e surreali come questo, in cui un dandy a cui manca forse qualche venerdì si aggira nella Parigi più autentica dei suoi giorni. Storie controverse e prodigiose dentro e fuori le pagine. Romanzi che anticipavano le avanguardie del secolo a venire pure se gli avanguardisti non lo sapevano.
L’unica risposta che conta, alla fine, è che Storie Effimere lo abbia scovato. Grazie a loro, Léon Genonceaux, editore indebitato e condannato per l’immoralità delle opere da lui pubblicate (fra i vari, quelle di Rimbaud), è un nome con un’eco che dura.
E l’unica lezione che possiamo imparare, da questo come da tanti altri casi simili, è che se un romanzo si è perso – presto o tardi, poco importa – a volte non è affatto colpa sua.
CECILIA LAVOPA – FOUNDER CONTORNI DI NOIR
Non saprei dire se sia una tendenza di questi ultimi anni, quella di trovare thriller, gialli e i noir sempre più corposi, volumi da oltre cinquecento pagine, con numerosi protagonisti da ricordare e a volte con una trama difficile da seguire proprio per il protrarsi delle fila del discorso.
Alla ricerca del romanzo più breve, anche per mancanza di tempo, ho scovato una chicca che la casa editrice Le assassine ha sfornato da qualche mese: il romanzo scritto a quattro mani dalla francese Michèle Pedinielli e l’italiano Valerio Varesi, Il confine della vergogna (2025).
Il libro ha una caratteristica fondamentale: dalla nascita di questa casa editrice, mai era entrato a far parte del gruppo uno scrittore, un uomo, nonché italiano!
Da un’idea del festival Quai du Polar e delle edizioni Points nell’ambito della valorizzazione di Lione e Milano, la fondatrice de Le Assassine, Tiziana Prina, ha voluto accogliere la proposta di unire due realtà così diverse, ma in fondo legate da vicissitudini simili.
Il confronto sull’aspetto dell’immigrazione che vede come frontiere più battute proprio quella della Francia e dell’Italia. Paesi spesso usati come passaggi per traffici di esseri umani e per il contrabbando con la collusione di uomini avidi e privi di ogni scrupolo.
Di noir e di denuncia sociale in Italia se ne parla sempre meno, ben vengano queste iniziative che ci ricordano quanto spesso i confini siano barriere delle nostre menti e come la storia continui a ripetersi all’infinito, senza imparare dagli errori commessi. Un’ottima lettura che finirà in un soffio.
SALVATORE LO IACONO – DIRETTORE LUCIALIBRI
Coltissimo testimone del ventesimo secolo, Giorgio Pressburger – ungherese naturalizzato italiano, trestino adottivo dal 1975 – rischia di diventare uno dei segreti meglio nascosti della letteratura.
Autore di parecchi libri speciali, mi piace qui ricordare un suo volume di narrativa breve, “Racconti triestini” (139 pagine, 16,50 euro), pubblicato dalla casa editrice Marsilio. In sette storie Pressburger racchiude lo spirito di un luogo, restituendolo in modo autentico: Trieste come «monumento alla discreta, pigra, stravolta, dolente e gioiosa umanità».
Segni particolari di questa raccolta? Semplicità stilistica, profondità di pensiero, un certo sottile umorismo.
La città che emerge è una culla di popoli che hanno tanto sofferto e tanto sorriso, brulicante di lingue e religioni, di tipi e destini umani sopra le righe, di storie eccentriche e grottesche, che potrebbero anche essere vere, avverte l’autore. Ironico, malinconico, impietoso e disincantato il narratore che, come il luogo che narra, non riesce a riconciliarsi col presente e non crede particolarmente nel futuro.
LAURA SALVADORI – @libri_nell.aria
La vita altrove – Guadalupe Nettel
La nuova frontiera.
È breve, è avvolgente, è estremamente evocativo e affascinante.
Un “altrove” che sembra occhieggiare a luoghi remoti ed esotici, invece vi ritroviamo una realtà precaria e complessa, vite sospese tra l’acuto del sogno e un ritmo vitale istintivo e poco addomesticato, che spinge a riconsiderare la propria idea di normalità.
Un insieme di racconti che invitano a rallentare: il ritmo sospeso e contemplativo, che si sposa con il tempo dilatato delle vacanze, regalando al lettore la possibilità di fare propria una storia prima di passare alla successiva.
E il persistente dialogo con il soprannaturale riflette l’immaginario latino-americano dove confine e trasformazione sono norme, non eccezioni.
Storie che parlano di coralità, di legami, di famiglia. Ma anche di occasioni che il destino sembra creare e cucire addosso a protagonisti costretti nelle spire estatiche di una sensibilità esacerbata, corrosiva, ma anche esaltante.
Vittime di una quotidianità aberrante, schiacciati dalle deviazioni dell’isolamento sociale, inermi davanti al cambiamento che li investe e li trova disarmati.
Trasfigurati dentro altre vite, tenuti insieme dai legami del sangue, unico collante, unica cura. Disorientati dentro a distopiche visioni, alla strenua ricerca di ossigeno, di vita vera.
E mentre fuggono dalle loro vite, ricreando un mondo da riabitare, ci mostrano che mai niente è perduto ma tutto è riadattabile, se vogliamo.
TOMMASO SCOTTI – SCRITTORE
Consiglio Tokyo Express di Seichō Matsumoto, un giallo ambientato nel Giappone degli anni ’50, dove treni e intrighi si intrecciano con grande maestria.
Vivendo in Giappone, per me leggerlo oggi è particolarmente interessante perché è come guardare una vecchia foto di famiglia e accorgersi che, sotto sotto, certe espressioni non sono poi cambiate.
Un romanzo che si legge in un lungo viaggio in treno… e che magari fa venire voglia di prenderne uno.
BARBARA AVERSA – @MISSPARKLINGBOOKS
La camera azzurra è un pugno allo stomaco.
Siamo nella provincia francese, ci troviamo davanti ad una relazione extraconiugale, con poche ragioni di esistere se non una inspiegabile voracità, che però dirompe diventando carnivora e famelica di tutto, anche di sè stessa.

Riesce abilmente a scorrere ed è impossibile smettere di leggere, impossibile smettere di “sentire”, verbo che attraversa trasversalmente tutte le storie, anche quando si rivela il grande inspiegabile assente.
Straripa nel nulla e nel tutto di cui si nutre, la camera azzurra, raccoglitrice di semi e speranze, diventa una bolla protettiva e nel contempo, una mina vagante pronta ad esplodere.
E nonostante si parli di relazioni clandestine, di realtà piccolo-borghesi, il romanzo, se pur breve, si rivela un noir prezioso, se pur con un finale per me estremamente amaro.
Le ultime pagine dilaniano e mi sento di dire che un racconto così è davvero prezioso perché è il giallo perfetto, a mio avviso, per il seguente motivo: il romanzo si muove molto bene tra due piani.
Da un lato l’interrogatorio e dall’altro l’introspezione.
Nessuno dei due sovrasta mai l’altro e come in un pendolo oscillano in un equilibrio perfetto.
Profondo conoscitore dell’animo umano, Simenon, è anche un abile tessitore di trame complesse nella loro apparente semplicità.
Questo libro snello e perfetto è il mio consiglio per la vostra estate.
SILVIA CAMPUS – @libriexpress
Hai mai desiderato, anche solo per un attimo, rivedere qualcuno che non c’è più?
Alla locanda “Da Chibi”, in fondo a un vialetto di conchiglie bianche, qualcuno dice che sia possibile. Basta servire un piatto caldo, e accade qualcosa di inspiegabile: il tempo si ferma, i ricordi diventano presenza. Kotoko arriva lì con il cuore spezzato dalla perdita del fratello.
Come lei, anche gli altri protagonisti di questi quattro racconti cercano un modo per ritrovare chi hanno amato, anche solo per un momento.
La locanda dei gatti e dei ricordi di Yuta Takahashi è un romanzo che consola senza retorica e invita, con grazia, a guardare avanti senza dimenticare. Scritto con quella delicatezza e sensibilità che solo la letteratura giapponese sa regalare.
DEBORAH DONATO – Redazione
Vi è anche chi in vacanza vuole provare brividi, non solo di freddo. A questi consiglio La settimana bianca di Emmanuele Carrère.

La storia è apparentemente così semplice e quotidiana, che non sembra poter nascondere un noir. Nicolas, un preadolescente, deve andare in settimana bianca con la scuola. La prima vacanza della sua vita senza genitori. Ciò lo consegna alle sue paure, alla sua inadeguatezza, agli scherzi crudeli o all’indifferenza dei compagni.
Apparentemente un piccolo dramma della pubertà, invece Emmanuel Carrère inserisce una narrazione inquietante, un climax che toglie il fiato al lettore, che percepisce di trovarsi affacciato sul baratro di un non identificato orrore. Il lettore naufraga nel perturbante, negli incubi di Nicolas, che diventano sempre più reali.
La settimana bianca si svolge in uno chalet in mezzo al nulla, circondato solo di neve; il silenzio e la neve rendono ovattato il paesaggio e impossibile quasi distinguere ciò che è reale da ciò che invece, accade solo nella mente del protagonista. Accade però un omicidio di un ragazzino e pur non dicendo nulla, Carrère fa intravedere tante cose.
AMBRA DEVOTI – Redazione

Oh, povera Linnea Ravaska! Cosa avrà mai fatto di male nella vita una così dolce vecchina per meritare di essere trattata in questo modo!
Quello sciagurato di suo nipote, un buono a nulla violento e ubriacone e i suoi orribili amici l’hanno presa di mira estorcendole ogni mese la magra pensione e devastandole la
casa ogni volta che la vengono a trovare!
Non solo le hanno ucciso il gatto, ma il nipotastro le ha fatto firmare un falso testamento e ha minacciato di ucciderla per ottenere i suoi beni! Questo è troppo!
Linnea scappa dalla sua casa di campagna e si rifugia ad Helsinki per escogitare un piano che le consenta di restare in vita e, perché no, di farla pagare a quei malfattori… Potrà anche essere una gracile vecchietta, ma ha più cervello e talenti nascosti di quanto si possa immaginare…
Arto Paasilinna, con l’arguzia e l’ironia che gli sono tipiche, mette in scena una favola nera che vi farà sbellicare dalle risate e che vi susciterà un oscuro senso di appagamento per aver lavato un torto subito… Giustizia è fatta!
GIULIA MASELLI – SOCIAL MEDIA MANAGER NERI POZZA
Era la domenica mattina del Salone del Libro di Torino, e a colazione si è avvicinato al nostro tavolo Nicola Rainò, il traduttore dal finlandese dello scrittore kosovaro Pajtim Statovci. Non so come siamo finiti a parlare di Pajtim Statovci, non ricordo nemmeno come siamo finiti a parlare in generale, ma questa bizzarra conversazione sulla crudeltà e la dolorosa malinconia dei romanzi di Pajtim Statovci mi ha portato a leggere nei mesi successivi tutti i suoi libri.
Sono partita con Le transizioni, poi ho letto Il mio gatto Sarajevo e infine Gli invisibili (tutti pubblicati da Sellerio) – vi consiglio di slancio tutti e tre, ma vorrei dire due cose sull’ultimo.
Senza entrare nel dettaglio della trama (siamo nel Kosovo degli anni ‘90, alle soglie e poi durante la guerra tra comunità serba e albanese nell’ex Jugoslavia) e dei contenuti stratificati al suo interno (la storia d’amore straziante tra Arsim – albanese – e Miloš – serbo-, il tema dell’identità e della sessualità e quello del trauma), quello che mi ha più colpito è come affronta e attraversa il tema del tempo.
Ci sono cose che ci sembrano essenza, inattaccabili ed eterne, eppure sono sempre il frutto di una contingenza, dell’incontro tra due persone in un preciso momento. Arsim e Miloš si trovano in una cruna del tempo specifica che rende il loro amore possibile, poi arriva la Storia a dilaniarli, a separarli, e negli anni a seguire entrambi vivranno cercando di tornare a quell’attimo di infinite possibilità.
Quando in qualche modo riusciranno a ritrovarsi, scopriranno che niente si è conservato intatto, e che appunto il tempo è scorso, e così le loro vite, che la nostalgia è un inganno e che due anime gemelle sono diventate due sconosciuti.
«Non è straordinario che un essere umano, come per umiliarsi, possa fare ripetutamente l’errore di credere che si possa recuperare il tempo perduto? E quanto il tempo diventi importante solo quando è perduto?»
GIULIA CARLA DE CARLO – @SEGNALIBRO
Consiglio di lettura per l’estate: Gli occhi del male di Max Proietti
Il crimine ci affascina, ammettiamolo. E l’estate è la stagione perfetta per lasciarsi coinvolgere da una lettura avvincente e inquietante, magari tra un tuffo e un gelato. Gli occhi del male (Electa Young) di Max Proietti è il libro ideale: scorrevole, coinvolgente, diviso in capitoli brevi — ognuno dedicato a un diverso serial killer — si può leggere anche a piccole dosi, perfetto per le giornate in spiaggia.
Proietti, psicologo e voce seguitissima sui social, ci accompagna alla scoperta di dieci criminali tra Italia e mondo, uomini e donne, assassini seriali e killer ideologici. Non c’è compiacimento nel suo racconto, ma il tentativo serio e accessibile di capire il male, anche quando si nasconde dietro una facciata normale.
Pensato per un pubblico giovane, Gli occhi del male funziona benissimo anche per lettori adulti appassionati di true crime. Una lettura che inquieta, sì, ma soprattutto fa riflettere. E che dimostra come, a volte, i mostri non siano sotto il letto, ma accanto a noi
GIOVANNI JONVALLI – SCRITTORE
Se lo Spritz lo serve Jeeves! Riscoprire P.G. Wodehouse
Ombrellone e telo da mare ben sistemati, la borsa scrupolosamente appesa sotto l’ombrellone e completato il rituale che le temerarie affidano all’olio abbronzante e i refrattari a una protezione 100, ecco che si impone l’ultimo tocco indispensabile per affrontare serenamente l’ozio forzato delle vacanze.

Cosa può esserci di meglio, quindi, della prosa irresistibile di un gigante come P.G. Wodehouse, che Sellerio ha deciso di ripubblicare in una nuova traduzione, affidata a Beatrice Masini?
Sono dodici, i romanzi che l’autore inglese ha dedicato a Bertie Wooster, perfetto esempio del rampollo di una famiglia aristocratica, svogliato ma colto, vacuo ma piacevole, capace di raccontare le proprie avventure con uno stile vivace, infarcito di riferimenti letterari e di giochi di parole che la traduzione non può rendere sempre e che rappresentano una sfida anche per i letterati più colti.
La prosa è brillante e si ride di gusto tra un chinotto con scorza di arancia e ghiaccio e uno Spritz Select.
Soprattutto, questa può essere l’occasione giusta per conoscere Jeeves, il prototipo del perfetto maggiordomo, pardon, valletto personale di Bertrand Wooster, micidiale ibrido tra lo Sherlock Holmes di Conan Doyle e lo Stevens di Kazuo Ishiguro ini Quel che resta del giorno.
Se non lo conoscete, consiglio di cominciare da Grazie, Jeeves (Sellerio, 2025, traduzione di Beatrice Masini con una nota di Marco Malvaldi), curiosamente stampato come secondo volume del ciclo ma cronologicamente il primo ad essere uscito dalla prolifica penna di Wodehouse.
NICOLETTA TANI – Redazione
La strana casa vol.1
Una casa.
Un mistero apparentemente semplice.
Un uomo acquista una casa e nota alcune stranezze nella sua planimetria.
Un vero gioiello per gli amanti del mistero e dell’horror psicologico.
UKETSU CREA DISAGIO MENTALE! ANCHE DIPENDENZA!! Solo con il bianco ed il nero.
La strana casa non è solo un manga, è un’esperienza immersiva che sfida a guardare oltre l’evidente, a connettere i punti e a percepire l’orrore avvolto dalla normalità. Quasi certamente non dormiremo sonni tranquilli e guarderemo le nostre abitazioni con occhi completamente nuovi. Se la vostra casa ha un angolo un po’ troppo strano, forse è il caso di pensarci su…
Cosa potrei consigliarvi? Oltre al libro ovviamente…..
Mai acquistare una casa senza prima averla visitata “attentamente”, soprattutto con la mente!
Ps: Vol. 1 e 2. A luglio il 3. Settembre il 4 – Autore: Uketsu – Edizioni BD
LAURA GOBBO – Redazione

La prova costume si avvicina e le diete last minute si sprecano… ma solo se non siete tra i protagonisti di J-CARD romanzo scritto da Laura Scaramozzino ed edito 256 edizioni; una distopia alimentare che vi farà passare l’appetito.
Solo i ricchi hanno accesso all’healty food mentre i poveri disgraziati possono al massimo strafogarsi di cibi pronti e surgelati, in una divisione tra classi sociali feroce, mentre in gioco ci sono vita e morte.
Cosa sareste disposti a fare per risalire la catena alimentare?
Tra personaggi frantumati in mille pezzi, guru alimentari, segreti di famiglia e una scia di sangue questo breve testo saprà rinfrescare con qualche brivido lungo la schiena le vostre giornate più calde.
Da gustare con un cocktail in mano, rigorosamente a base di dolore, disperazione e temi forti.
La critica sociale non è mai stata così “gustosa”!
MANUELA MONTANARO – SCRITTRICE
La vedova Van Gogh, Camillo Sànchez, Marcos y Marcos, 2016
Johanna Van Gogh-Bonger intermediaria, “intrusa”, testimone del legame tra Vincent e Theo Van Gogh, in poche settimane perde il cognato, controverso, passionale, incompreso pittore di un’epoca dominata da giudizi e fortuna e suo marito, che si lascia andare fino a ricongiungersi finalmente all’amato fratello.
A Johanna restano i quadri di Vincent che ammira e odia e che deciderà, in questo lungo raccontarsi, di chiamare solo “Van Gogh” e il suo bambino che si porta addosso come, un destino e come un segno permanente, il nome infausto di suo zio.
La vedova Van Gogh è una storia di tenacia e passione, di riscatto e di libertà, è il racconto lungo, nella forma di diario, di una donna che non ha smesso di credere nel talento e nella forza di un artista che non sapeva esserlo nel profondo.
Così come non sapeva come vivere da uomo.
Camillo Sànchez restituisce al mondo dell’arte il ruolo fondamentale svolto da Johanna Bonger nel recupero di tutta la produzione artistica di Van Gogh e lo fa svelando con ardore e dolcezza la vita di una donna sola che sa riprendersi ogni cosa e consegnarla, piena di luce, al mondo.
Un libro con una struttura leggera, un’avventura che porta al trionfo dell’arte e della libertà.
TIZIANA RICCI – Redazione
Sono distesa su un lettino con la brezza del mare che mi accarezza la pelle, l’ombra dell’ombrellone e uno spritz ghiacciato mi rinfrescano…inizio a sognare a occhi aperti e immagino fiori di ciliegio nel vento, giardini e foreste sacre, boschi e montagne piene di mistero…
La mia mente allora va a un romanzo della scrittrice giapponese Kaho Nashiki, Un’estate con la strega dell’Ovest.
Metti una ragazzina di tredici anni che non vuole più andare a scuola – Mai. E metti che la mamma, preoccupata, decide di mandarla a stare dalla nonna per un po’, in una bella casetta nella campagna giapponese sul limitare dei monti.
La nonna, una signora inglese ormai vedova, arrivata in Giappone molti anni prima e rimasta lì per amore, viene soprannominata da Mai e la mamma come la “Strega dell’Ovest”, ma nel momento in cui la nonna le rivela di possedere realmente dei poteri magici, Mai rimane incredula e diffidente, ma senza esitazione accetta di affrontare il duro addestramento da strega, accetta senza esitazioni.
Sempre beata al venticello portato dal mare, mi immagino la natura incontaminata del Giappone più remoto e una nonna e una nipote che passano insieme settimane meravigliose a lavorare nell’orto, raccogliere erbe selvatiche e cucinare, oltre a dedicarsi, naturalmente, a quelli che sono, secondo la nonna, i rudimenti di base per una giovane strega.
Et voilà, ecco gli ingredienti per una bella lettura estiva da leggere sotto l’ombrellone: una fiaba, e non solo per ragazzi!
DONATELLA VASSALLO – Redazione
Una notte, racconta Antonio Tabucchi, mentre si trovava a Parigi, sognò suo padre che gli parlava in portoghese. Dalla trascrizione di quel sogno nasce “Requiem”, un romanzo scritto interamente nella lingua lusitana e ambientato in Portogallo.

Bisogna leggerlo con quello sguardo allucinato che certe giornate estive sanno regalarci, in biblico tra sogno e realtà, tra oggettività e finzione. Lo scrittore immagina di incontrare, in una giornata di fine luglio, ventitré personaggi, i cui nomi spalancano mondi: lo Zoppo della Lotteria, la Vecchia Zingara, il Guardiano del Cimitero, la Moglie del Guardiano del Faro e il Convitato, dietro il quale si nasconde il poeta Fernando Pessoa.
Alcuni di questi sono vivi, altri sono spiriti tornati dall’Aldilà per raccontare qualcosa di sé: le conversazioni sono spesso bislacche, scanzonate, ironiche, pur trattando di temi di un certo spessore, tirano in ballo l’anima, l’inconscio, la coscienza di classe, il senso della perdita. Le stesse ambientazioni sanno suggestionare: attraversiamo musei, trattorie, treni, cimiteri, campi di zingari, sempre accompagnati per mano dallo scrittore, come se fosse accanto a noi. Lo stile è nostalgico, onirico, la lingua scorre lieve, senza tuttavia perdere in erudizione e precisione.
Tabucchi ci invita così all’apertura all’altro, all’ignoto: “Non crede sia questo che la letteratura deve fare, inquietare? Da parte mia non ho fiducia nella letteratura che tranquillizza le coscienze”.
GIORGIA NEGRINI – @LEGGERE_E_RILEGGERE
“La gentile” di Roberta Lepri edito da Voland, 192 pagine.
Ambientato nella Città di Castello di fine Ottocento,” La gentile” intreccia le vicende di due donne profondamente diverse, ma accomunate da una forte determinazione.

Alice Hallgarten, figura realmente esistita, è una filantropa americana che, dopo il matrimonio con il barone Franchetti, si trasferisce in Italia per fondare una scuola per i figli dei contadini. Ester, giovane ebrea convertita, soprannominata “la gentile”, è una ragazza emarginata e incompresa, che grazie alla baronessa può studiare per diventare maestra. Ma quando i suoi sogni si infrangono, in lei si risvegliano avversione e desiderio di vendetta.
Con scrittura elegante e intensa, Roberta Lepri ci regala un romanzo storico che riflette sull’ emancipazione femminile, sull’ educazione, sulla giustizia sociale e la complessità dei sentimenti.
Una lettura coinvolgente, che unisce passione narrativa e rigore storico, adatta a chi cerca nei libri non solo evasione, ma anche profondità e consapevolezza.
SAMIRA SHABANA – Redazione

Se anche in vacanza non mollate un… niente, ma volete nascondere il vostro bisogno di profondità dal vicino di ombrellone, Il tarlo è il libro slim fatto per voi. In apparenza un avvincente romanzo gotico, in sostanza una storia di odio di classe, di ferite di guerra mai sanate, di resistenza femminile.
Una nipote, ospite e prigioniera di una casa che «piomba su chiunque attraversa la porta e gli strizza le budella fino a togliergli il fiato», una nonna capace di parlare coi morti e coi santi, il fardello della memoria che impedisce di costruire il presente: gli ingredienti di un horror da manuale sono miscelati con attenzione dall’autrice, che coglie l’occasione per ribaltare la storia delle donne della propria famiglia.
Sullo sfondo, la guerra civile, la resistenza, la violenza di genere e di classe che vogliono le donne povere come le ultime tra i perdenti. Poche pagine, ma alimentate da una tensione e da un senso di isolamento crescenti, che vi impediranno anche il refrigerio di un bagno prima di aver concluso la lettura.
SABRINA DE BASTIANI – SCRITTRICE e REDATTRICE THRILLERNORD
Enciclopedia dei sogni, Mohammad Tolouei, Bompiani
«Non è per niente chiaro chi tra voi due sia posseduto. Secondo me, anche il ragazzo ha del vento dentro di sé, un soffio caldo, magari.»
Il vento, come un’energia misteriosa, muove l’anima inquieta e poetica del romanzo Enciclopedia dei sogni di Mohammad Tolouei (Bompiani, 208 pagg.)
Leggerlo è camminare tra sogno e realtà, viaggiando in un Iran contemporaneo descritto con sensibilità e profondità.
La protagonista, Elham, non cerca l’amore, ma qualcuno che la liberi dai suoi sogni confusi.
Ebrahim la accompagna per ritrovarsi. O per perdersi ancora.
E stupendo e inevitabile è perdersi e ritrovarsi in queste pagine.
Tolouei, con scrittura intensa, regala una storia breve ma indimenticabile, che accende meraviglia e desiderio di scoperta, lasciando impresse immagini e sensazioni, come fossero una scritta sulla sabbia che il mare arriva a lambire ma non cancella.
AMBRA RAVALICO – Redazione
Indipendentemente da quale sia la vostra meta, la collana This Land progetto editoriale della Casa Editrice Black Coffee, si rivela d’essere davvero un’ottima lettura slim da mettere in valigia!
Il titolo che ho scelto per voi è “Il conforto della vastità” di Gretel Ehrilch.
Terra, territorio, popoli e culture dell’Ovest americano raccontati sotto forma di memoir, che per il lettore diventa romanzo, che poi diventa cultura e conoscenza.
Cowboy, ranch, rodei ma soprattutto stili di vita e usanze molto distanti da ciò che per noi è quotidiano. La natura selvaggia descritta con una prosa lirica ammaliante, ricorda il grande Thoreau; ma allo stesso tempo si palesa l’esperienza di vita e lutto dell’autrice, con uno stile narrativo scorrevole. Testimonianza di come un luogo possa influire in modo fondamentale su di noi e sulle nostre scelte.
Queste pagine fermeranno il vostro tempo e vivrete una vacanza, in Wyoming, nella vostra vacanza chissà dove!
SAMANTA GIAMBARRESI – Redazione

Il Bacio più breve della storia – Mathias Malzieu – FeltrinelliSiamo su una spiaggia, è quasi sera, voglia di andare in camera zero. Ci troviamo sotto l’ombrellone, il mare, quando è quasi deserto, è ancora più magico.
Ordiniamo uno spritz, inseriamo la canzone di Elvis Presley It’s Now or Never. Prendiamo il romanzo di Malzieu Il bacio più breve della storia e, cercando di comprendere quanto possa essere breve un bacio ”carnoso e leggiadro insieme”, tra un sorso e l’altro del nostro spritz immergiamoci nel mondo di questo scrittore: fantastico, irreale, spesso assurdo.
Lei scompare dopo aver sfiorato le sue labbra, lui, uno scienziato depresso cronico, decide di cercarla aiutato da un investigatore in pensione e un pappagallo. In una Parigi onirica la cercherà attuando tutti gli stratagemmi e le invenzioni.
Ma chi è questa eterea ragazza? Poche pagine, intense e magiche. Un amore fatto di sensi e di disperata voglia di trovarsi. “Reagire, entusiasmarsi, ridere, innervosirsi, era questa l’avventura straordinaria”.
PATRIZIA PICIERRO – Redazione
In poche pagine Claire Keegan racconta l’infinito:
una bambina in affido temporaneo, una casa nuova, Un’estate che cambia tutto.
Non servono legami di sangue per sentirsi figli,
basta uno sguardo gentile, una crostata al rabarbaro,
il tepore di mani che curano, senza chiedere nulla.
Tra i silenzi della campagna irlandese,
sboccia l’amore genitoriale nella sua forma più pura.
Le parole sono poche, scolpite come pietre preziose,
eppure spalancano mondi interiori sconfinati.
Keegan toglie il superfluo e lascia il necessario:
dolore, accoglienza, crescita.
Un romanzo breve, delicato, perfetto da leggere tutto d’un fiato
e conservare per sempre come una carezza nel cuore.
La Redazione ringrazia di cuore tutte le firme che si sono dedicate a cercare la lettura più giusta e intrigante per l’estate di ogni lettore.
Non ci resta che augurarvi buon viaggio tra le pagine… e buone vacanze!