Introduzione
Oggi ilRecensore.it si tinge di nero e rosa confetto e vi conduce dritto nel cuore di un mondo fatto di oscurità, paura e incubi a occhi aperti ma anche di consapevolezza, coraggio e voglia di rivendicare la propria voce e reclamare il proprio spazio: signori e signore, ecco a voi Coven Riunito, il primo collettivo italiano di scrittura e arte horror, tutto al femminile.
Se ne avete il coraggio, seguitemi in questo viaggio da brividi!
Coven Riunito nasce nel 2022 dalla mente poliedrica della scrittrice horror-weird Irene L. Visentin come moto di reazione alla sua esperienza personale nel mondo editoriale. Stanca di vedere come questo genere, in Italia, fosse ancora un terreno prettamente maschile, sia dal punto di vista narrativo che da quello editoriale, Visentin ha deciso di mettere in atto una piccola rivoluzione creando il primo collettivo italiano totalmente al femminile, dedicato alla scrittura horror.
In questi anni il progetto di Coven Riunito è cresciuto e si è evoluto costantemente, spalancando le sue porte anche all’arte e all’artigianato horror, perché anche in questi settori creativi, per le donne, è molto più complesso farsi conoscere e riconoscere.
Oggi Visentin è madrina spirituale di questo collettivo, che ha le sue colonne portanti nelle due co-fondatrici, Giulia Massetto e Serena Aronica – già note al pubblico grazie alle loro pubblicazioni – e nella new entry Laura Gobbo (sì, la sottoscritta che vi parla), che ne ha preso il posto nella direzione creativa dopo l’uscita della stessa Visentin dal progetto.
Coven Riunito vuole essere un porto sicuro, una zona franca in cui scrittrici e artiste possono esprimere sé stesse senza censure e senza remore, consce del fatto che qui non esistono pregiudizi di nessun tipo né limitazioni di sorta nate per il solo fatto di essere donne.
L’antologia Incubi, paure e inquietudini
La mission di Coven Riunito è stata da subito forte e chiara: ritagliarsi uno spazio concreto e reale nel mondo dell’editoria e andare a colmare un vuoto narrativo purtroppo ancora oggi molto profondo. Guardando alle antologie horror e ai romanzi di genere è subito evidente quanto le donne che fanno horror – o meglio, che vengono pubblicate – siano una minoranza. Dopo averlo provato sulla propria pelle – vedendo concorsi casualmente vinti sempre da uomini – Irene L. Visentin ha deciso di agire e ha lanciato la sua provocazione: creare una propria antologia. L’idea di base è: se vuoi qualcosa, lotta e vai a prendertelo, nessuno lo farà per te.

E così è nata una nuova sfida che ci ha viste impegnate sul campo per ben due anni. Incubi, paure e inquietudini è stato un parto creativo complesso, a tratti difficile ma incredibilmente emozionante e speciale.
Trovare una casa editrice che desse fiducia al progetto e a un collettivo ancora giovane, quasi embrionale, non è stato facile. Ma a porre fine al nostro peregrinare senza sosta ci ha pensato Marcello Figoni di Black Dog Edizioni, che ci ha scelte – a suo rischio e pericolo – quando ha deciso di aprire il catalogo della sua casa editrice alla letteratura contemporanea. È paradossale che sia stato un uomo il primo esterno a crederci così tanto, e questo per noi vale una gratitudine infinita.
La nostra antologia è un concentrato di voci diverse e molto personali. Abbiamo dato un tema particolarmente specifico e anche sfidante: l’orrore del quotidiano.
Veniva richiesto di guardarsi dentro in modo onesto e sincero per sviscerare in modo netto e anche violento le proprie paure, per renderle reali e andare a esorcizzarle o almeno ad accoglierle.
Le nostre autrici lo hanno fatto con coraggio e senza filtri. Ma soprattutto ciascuna di loro ha scelto di interpretare questo leitmotiv in modo personale, ricorrendo a sottogeneri diversi dell’horror. I racconti spaziano dallo splatter all’horror cosmico, dal weird al perturbante più onirico, dal noir al distopico tecnologico.
È nata un’antologia sentita e fatta di emozioni forti e contrastanti, in cui chiunque può rispecchiarsi e ritrovarsi.

A rendere il progetto ancora più speciale e donna a 360° ci pensano la prefazione di Alice Cervia, che è un vero omaggio alla scrittura horror al femminile e alla lotta femminista in un presente ancora fortemente patriarcale; le illustrazioni spettacolari di Simona Naddeo, che con la sua arte ha reso vivo ogni racconto; e l’impaginazione di Ilenia Loddo, che ha reso il volume un piccolo gioiellino da sfogliare.
Le voci del Coven
Ma per farvi entrare davvero nel nostro Coven, cosa c’è di meglio che sentire direttamente le voci delle nostre autrici?
Abbiamo chiesto alle nostre anime di Incubi, paure e inquietudini cosa rappresenta per loro l’horror e qual è il libro che ha segnato per loro la svolta.
Viviana Antonelli
«Il primo libro ad aver lasciato un’impronta indelebile nella mia mente è senza dubbio L’Esorcista di William Peter Blatty, che dalla primissima adolescenza mi ha fatto capire quanto fossi affascinata da temi quali la natura del male, l’ignoto e, soprattutto, la perdita di controllo. Da allora, l’horror per me non è un semplice genere letterario, ma un potente strumento per esplorare le mie paure più profonde e affrontare gli aspetti più oscuri della mia psiche, raggiungendo, in tal modo, una maggiore consapevolezza di me stessa.»

Serena Aronica
«La letteratura gotica ha forgiato le mie fondamenta. E. A. Poe le ha demolite e ricostruite più volte. Poi è arrivato Il Talismano di Stephen King e Peter Straub, in piena adolescenza, e niente è stato più come prima. Cos’è per me l’horror? È un posto dove non ho mai paura. Ma ne faccio agli altri.»
Roberta Battini
«Facciamo un salto nel passato, indietro di qualche decina d’anni, e troveremo una piccola Roberta – anche allora la dark della classe – intenta a leggere Il pupazzo parlante di R. L. Stine. Quella bambina si accorge di desiderare di voler essere perseguitata da una bambola parlante, proprio come la protagonista della storia e, da quell’istante, inizia a immaginare i propri, soddisfacenti orrori personali.
Capisce che l’horror è la dimensione a cui appartiene, dove la sua immaginazione si sente a casa.
“È un momento, passerà”, diceva sua madre. Mai successo.»
Claudia Conti
«È stata la raccolta dedicata ai racconti dell’orrore di Lovecraft a segnarmi profondamente. Quella maestria nell’inquietare e smuovere le paure profonde mi ha fatto desiderare di riuscire anch’io, un giorno, a colpire così nell’intimo il lettore. Desiderio non semplice! Questo è per me l’orrore: qualcosa che ti scuote nell’intimo, costringendoti a guardare in faccia ciò che più vorresti dimenticare.»
Silvia Cremona
«Il libro horror che mi ha cambiato la vita è Pet Sematary di Stephen King. Lo lessi a quindici anni e fu il primo incontro con il Maestro.
Per me l’horror non nasce solo dalla violenza o dalla paura cieca. A volte è dolore, rimpianto e perdita. È la nostra psiche che si manifesta e ci mostra ciò che non siamo ancora pronti a vedere.»

Chiara Franchi
«Misery di Stephen King. L’idea che una delle cose più spaventose mai scritte parli di due persone in una stanza non smette mai di affascinarmi.
Cos’è per te l’horror? Un promemoria del fatto che non abbiamo il controllo quasi su nulla, nemmeno su noi stessi. Credo che l’essere umano sia un po’ ossessionato dalla ricerca di senso, ordine e scopo e che molto della nostra “normalità” sia una specie di coperta con la quale ci illudiamo di proteggerci dal caos. L’orrore, per me, è quello che succede quando il caos ne alza un angolo e ci ricorda che è sempre lì, a pochi millimetri da noi, e che le nostre difese sono molto più fragili di quanto vorremmo.»
Marika Grosso
«Il libro horror che mi ha cambiato la vita direi è La bambina che amava Tom Gordon di King.
L’horror è diverse cose.
Soprattutto il senso di inquietudine e la paura che si mescolano con la fantasia. Horror sono tutte quelle sfumature strane che durante il giorno non percepiamo, frammenti che svaniscono all’improvviso, ma che poi si condensano e crescono con il rimuginare.
Mi piace un horror caratterizzato fortemente dagli aspetti psicologici, dove è la psiche umana che ti fa vedere un mostro per salvarti dalla verità che, dietro quell’immagine inquietante, c’è una persona all’apparenza come le altre.»
Sara Holst
«Il libro horror che mi ha cambiato la vita è L’Esorcista. Mi ha sempre colpita il fatto che a quei tempi fosse sovversivo. Blatty ha pubblicato un romanzo su un tema di cui nessuno voleva sentire parlare e ne ha fatto una pietra miliare dell’horror. E non è solo una storia di possessione, ma una storia sul tema del Male, che solleva domande dentro di noi. L’horror per me è questo: non il semplice spavento fine a sé stesso, ma provare quell’ansia che suscita riflessioni.»
Cornelia Kalt
«Pur avendo letto fin da piccola tutti i Piccoli Brividi, il vero libro horror che mi ha cambiato la vita è stato L’Orrore di Dunwich di Lovecraft.
Per me l’horror è l’esorcizzazione della realtà tramite la paura. Con la realtà che diventa sempre più terrificante, ci rivolgiamo a orrori immaginari per cercare di capirci qualcosa.»
M. J. Lane
«L’horror che mi ha fatta avvicinare al genere risale ormai ad anni e anni fa. Ero appena adolescente quando lessi La Stanza 13, libro per ragazzi, e ricordo ancora la paura che provai tra quelle pagine. L’horror è un modo per sondare le paure più profonde pur sentendosi al sicuro. Esorcizzarle senza un reale pericolo. Chiedermi: “Cosa farei se accadesse questo a me?”
Alla fine della lettura, tornare alla realtà è confortante.»

Giulia Massetto
«Avida sin dalle elementari di Piccoli Brividi, Autobus del Brivido, racconti di Poe, Lovecraft, King e Buzzati, l’amore totale è arrivato nella tarda adolescenza con La circolazione del sangue di Sclavi.
Per me l’horror è un percorso intimo che inizia col trauma per approdare a un confronto. Non è mai solo paura, ma è tutto ciò che di intimo sta a monte.»
Alessandra Mazzili
«Per me l’horror è riflettere sul lato ombra junghiano — la parte di noi che spesso condanniamo e che invece merita di trovare uno spazio neutro, oltre il moralismo, anche con una certa ironia.
Il mio horror preferito è Casa di foglie, un testo dalla profondità espressiva e contenutistica eccezionale, nonostante le banalizzazioni che circolano a riguardo sui social.»
Arianna Tagliapietra
«L’horror per me si annida nei meandri della mente umana, che crea mostri reali mascherati da persone dai visi gentili e modi servizievoli.
Per me non c’è nulla di più affascinante e oscuro per mettere i brividi.
Una raccolta di racconti: I mille volti del terrore, tra i quali c’era I figli del grano di Stephen King. Da quel momento King è diventato il mio autore preferito: con lui ho scoperto come fantastico e thriller possano sfociare meravigliosamente nell’horror.»
Nicole Trevisan
«La storia horror che mi ha cambiato la vita è Il corpo di Stephen King, pubblicato nella sua raccolta Stagioni diverse. Molti lo conoscono per il film Stand by Me. Ha tutto quello che mi piace leggere in un horror: l’inquietudine, la presunzione dell’elemento sovrannaturale, ma soprattutto una visione del male come una forza umana, vivida e assolutamente comune. Da combattere insieme, come i protagonisti della storia.
Questo è l’orrore per me: la diffusione capillare, nascosta in ogni piccolo frammento delle nostre vite, di un lato oscuro che può scatenarsi in ogni istante.»

Irene L. Visentin
«Senza ombra di dubbio, l’horror che mi ha cambiato la vita (anche se non è classificato come horror effettivo) è La notte del drive-in di Joe R. Lansdale. È una narrazione pop americana che prende tutto quello che solitamente non si può dire o scrivere e lo centrifuga in una storia esilarante quanto sconvolgente.
L’horror è il mio linguaggio: l’ho capito quando nessun’altra forma di racconto mi si confaceva. È nelle sue pieghe che troviamo i doppifondi della realtà e dell’essere umano. È un modo di vivere. È il mio modo di vivere ogni cosa, dal fare la spesa allo scrivere. L’horror è il mio mondo.»
Simona Volpe
«Carmilla di J. S. Le Fanu, perché il gotico ha segnato ogni aspetto della mia vita; Carrie di Stephen King per il rapporto madre-figlia; Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson, perché il suo modo di scrivere è una fonte di ispirazione e ammirazione.
L’horror per me è uno spazio dove parlare (in modo estremo e oscuro) di sogni, desideri, conflitti, problemi, traumi, eventi sociali e politici.»
Conclusione
Avrete ormai capito che oggi sono qui con il cuore in mano a parlarvi di questo progetto per me così importante, nella speranza non tanto di farlo conoscere ma di farlo comprendere nella sua anima più autentica.
Con questa antologia ho avuto la possibilità io stessa di mettermi in gioco e di trasformare pensieri e angosce anche subconsce in qualcosa di tangibile e mostruoso: è stato davvero un processo creativo catartico che ha rimesso in bolla alcune parti di me che di solito sono nascoste e confinate nelle zone più remote dell’inconscio.
Lavorare a questo progetto con Aronica e Massetto è stato un atto artistico potente che ha creato sinergie e connessioni uniche e speciali, sia tra di noi che con le nostre autrici.
Si è generato un senso di appartenenza e sorellanza che non si può spiegare a parole, perché nasce dall’incontro di anime che si riconoscono e si scelgono.
La scrittura ha il potere magico di costruire ponti dove non ci sono, di abbattere distanze e paure.
Questa antologia potrà non essere perfetta, ma è autentica e sincera perché tutte ci abbiamo creduto dal giorno zero e tutte ci abbiamo messo letteralmente un brandello di noi stesse, schiaffato lì dentro le pagine senza remore alcuna, pronte a farlo divorare dai nostri lettori.
La paura del quotidiano è diventata la benzina che ha alimentato la nostra voglia di cambiamento e un tema che sarà sempre speciale per tutte noi.
Giulia, Serena e io siamo immensamente grate a ciascuna delle nostre autrici per averci creduto insieme a noi, per essersi fidate anche quando le prospettive erano nebulose e nefaste. Questo progetto è stato un vero atto di fede e di rivoluzione, e vederlo prendere vita dopo quasi tre anni è un’emozione che non ha voce ma urla, nel silenzio, il suo canto di libertà.
Se, giunti fin qui, ve lo state ancora chiedendo: per noi l’horror è il genere eletto della narrazione umana e sociale, un veicolo elitario in grado di trasmettere messaggi dirompenti e di rottura.
Sì, anche per me l’horror è questo: dare forma alle nostre ansie e ai nostri incubi più profondi, perché la realtà supera sempre di gran lunga la fantasia, anche quando si tinge di tinte oscure.
Siamo alla fine di questo viaggio nell’oscurità luminosa di Coven Riunito. Vi ringrazio per avermi — e averci — letto, e vi lascio con il libro che ha segnato la mia vita di lettrice e forse autrice: Uno spicchio di tenebra di Susan Cooper.
Non so dirvi bene perché, ma questo romanzo dark fantasy, dalle atmosfere horror, per ragazzi è stata la mia svolta, ancora prima di Piccoli Brividi.


